Utility, in Toscana maxi polo da 1,4 miliardi di fatturato

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Utility, in Toscana maxi polo da 1,4 miliardi di fatturato

Il Sole 24 Ore

Utility, in Toscana maxi polo da 1,4 miliardi di fatturato

Capofila i Comuni di Firenze, Prato ed Empoli: piano per portare in Borsa il 49%

Consolidamento del settore sulla scia delle mosse dei big A2A, Iren ed Hera

Jacopo Giliberto

Ecco alcuni numeri sul progetto della multiutility della Toscana: un giro d’affari sugli 1,4 miliardi, un Ebitda di molte centinaia di milioni capace di aprire le porte al mercato del debito, partecipazioni di riferimento ai Comuni di Firenze (25-35%), Prato (15-16%) ed Empoli (sul 3%), più i senesi di Intesa (sul 12-13%) e altri Comuni toscani, e il 49% di flottante da distribuire in Borsa, con una preferenza per una partecipazione diffusa fra i cittadini-clienti.

Queste le ipotesi cui stanno lavorando i tre Comuni promotori insieme con Alberto Irace (Alia), cui hanno affidato il disegno del progetto, progetto sbloccato in questi giorni dall’ordinanza con cui il Tribunale di Firenze ha respinto le contestazioni dell’Acea e degli altri soci privati di minoranza in Publiacqua — la società acquedottistica di riferimento a Firenze, Prato e Pistoia — e di Acque Spa.

L’ordinanza del giudice

L’Acea, Suez ed Mps avevano fatto opposizione contro il progetto attraverso la loro società di partecipazione Acque Blu Fiorentine.

La decisione del magistrato è di mercoledì 25 agosto e dice che «il Tribunale di Firenze, Sezione Imprese, visti gli articoli 669 sexies/septies CPC, revoca il decreto emesso in data 25/6/2021 e rigetta il ricorso proposto da Acque Blu Fiorentine Spa».

Ieri Acque Toscane, cioè la partecipazione pubblica in Publiacqua, ha accolto l’ordinanza con «rispettosa soddisfazione».

Superare la frammentazione

La decisione del giudice sblocca la discussione sulla nascita di un soggetto industriale in Toscana.

Secondo il progetto, i Comuni toscani e gli altri soci avranno una partecipazione diretta nella newco (ancora da definire il nome), una holding di partecipazioni che sarà al 100% pubblica, la quale controllerà Publiacqua, Alia ed Estra consolidando così i business di rifiuti, acqua ed energia. Allo studio anche l’adesione dei senesi e l’allargamento dell’area di business ad Acque Spa del basso Valdarno.

La Toscana ha una buona qualità dei servizi pubblici locali. Però a differenza dei grandi raggruppamenti dell’Alta Italia — è il caso per esempio di A2A, Hera, Iren — le utility toscane tendono ad avere un solo segmento d’attività, una capacità modesta di investimento, una sottocapitalizzazione e quella spiccata propensione alla frammentazione locale che caratterizza la storia vivacissima della Toscana.

Soci vecchi e nuovi

Il progetto dei tre Comuni di riferimento, cui si stanno aggregando altre aree, vede un piano industriale la cui crescita va finanziata attraverso la Borsa e con un ricorso al mercato dei capitali. Il progetto vorrebbe privilegiare fra gli azionisti la partecipazione attiva degli stessi clienti, cittadini dei Comuni coinvolti, ma non va escluso un ruolo anche di eventuali soci industriali come potrebbero essere gli attuali partner privati di Publiacqua.

L’utility dell’Italia Centrale

Non ci sono preclusioni né su nuovi segmenti d’attività né dal punto di vista del territorio: oltre alla configurazione attuale (giro d’affari intorno a 1,4 miliardi), in futuro potranno aggregarsi altre aziende della regione (l’intera Toscana potrebbe rappresentare un fatturato sui 3 miliardi) o di Regioni confinanti come Umbria e Marche (giro d’affari stimabile sui 4 miliardi), in modo che le aziende di servizi pubblici locali dell’Italia Centrale non siano più terra di conquista e assumano un ruolo attivo.

La somma attuale degli investimenti delle società coinvolte – Alia, Publiacqua ed Estra – è sui 200 milioni l’anno, ma in caso di fusione e di espansione le necessità della crescita possono esigere un fabbisogno ipotetico attorno al miliardo.

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