Il Sole 24 Ore
Utility, il risiko dei vertici: il mercato guarda a Iren
L’ad Gianni Vittorio Armani potrebbe lasciare prima della scadenza
In A2A verso la conferma in blocco, più fluida la situazione dentro Hera
A2A, Hera e Acea, oltre a qualche possibile sorpresa in Iren. A tenere banco non c’è soltanto la stagione
delle nomine per le big pubbliche. Anche le grandi multiutility si preparano a un marzo di passione, in vista
del rinnovo dei consigli di amministrazione previsti nelle assemblee della seconda metà di aprile. Le due
partite viaggiano in parallelo e, talvolta, si intersecano.
Al momento, per le cosiddette ex municipalizzate l’ipotesi più plausibile è la conferma in blocco dei top
management. Ogni società, tuttavia, fa storia a sé, anche perché diversa è la genesi degli attuali tandem di
vertice. Quella più lineare è indubbiamente A2A: il presidente Marco Patuano e l’ad Renato Mazzoncini
stanno per terminare il primo mandato, giudicato soddisfacente dalle amministrazioni di Milano e di Brescia,
orientate a dar loro fiducia per un nuovo triennio. Il resto del board di A2A, che ha comunque portato risultati
record in un anno complesso come il 2022, potrebbe invece andare incontro a un parziale rinnovamento per
imprimere un’ulteriore accelerazione alla trasformazione e alla crescita dell’azienda. Sul consiglio di A2A
pende in realtà un’unica incognita, se tale si può definire: le elezioni amministrative di Brescia, in programma
a maggio, poche settimane dopo l’assemblea della multiutility, mentre il sindaco uscente, Emilio Del Bono, è
appena stato eletto con il Pd nel consiglio regionale lombardo. Vista la situazione, il candidato di
centrodestra, il leghista Fabio Rolfi, aveva chiesto pubblicamente un rinvio della nomina del cda; ai suoi
fedelissimi, invece, avrebbe ventilato un possibile, immediato ricambio nel board di A2A, qualora dovesse
vincere la corsa alla Loggia.
Anche in Hera l’attuale ticket composto dal presidente esecutivo Tomaso Tommasi di Vignano e dall’ad
Orazio Iacono appare in pole position per la conferma, ma la situazione appare più fluida. Non foss’altro
perché solo l’anno scorso sulla governance tra i grandi soci si è consumato uno strappo non del tutto
ricucito. Quando Stefano Venier è stato chiamato a guidare Snam, infatti, il Comune di Bologna – che per
statuto indica il Ceo – ha scelto di sostituirlo con un manager esterno, appunto Iacono, mentre diversi
azionisti auspicavano una revisione più ampia della governance con un ad scelto in modo collegiale e un
presidente più di rappresentanza: in questo contesto, per il dopo Venier, erano circolati i nomi di Alessandro Baroncini e Cristian Fabbri, rispettivamente direttore delle reti e del mercato. Anche per questo oggi, come
riportato da Radiocor, alcuni sindaci dell’area romagnola, ai quali da statuto spetta la scelta del presidente,
starebbero meditando di proporre proprio Fabbri per la successione di Tommasi, uomo azienda fin dalla
nascita di Hera (nel 2002), candidatosi a un nuovo mandato e tutt’oggi in prima linea su tutti i dossier che
contano. Sarebbe una scelta di forte rottura, anche perché il presidente in Hera ha deleghe “pesanti” e la
sua figura, nell’ultimo anno, ha permesso al neo ad Iacono di prendere confidenza gradualmente con la
macchina aziendale.
Diversa la situazione di Acea, che viene da un fresco riassetto dei vertici con le dimissioni della presidente
Micaela Castelli, – c’è chi sussurra di un suo possibile coinvolgimento nella tornata di nomine pubbliche –
sostituita da Barbara Marinali, mentre il Ceo Fabrizio Palermo godrebbe della piena fiducia sia del sindaco
Roberto Gualtieri sia di Francesco Gaetano Caltagirone. L’assemblea della multiutility per il rinnovo del cda è
in agenda per metà aprile e non sembrano esserci sorprese all’orizzonte.
Infine Iren, che non ha il board in scadenza, ma – stando a rumor insistenti – vedrebbe l’attuale ad Gianni
Vittorio Armani tra i candidati forte al vertice di Terna, qualora Stefano Donnarumma lasciasse il gruppo. Per
il momento è uno dei tanti, possibili scenari, anche se in realtà c’è chi fa notare che, a prescindere dall’esito
della tornata di nomine pubbliche, la volontà di Armani di restare nella multiutility – in cui il presidente Luca
Dal Fabbro sarebbe percepito sempre più come la figura di riferimento – non sarebbe più la stessa di un
anno fa. Il motivo? Tra gli altri, il rapporto non sempre idilliaco con la politica, complesso da gestire per un
manager da sempre abituato a confrontarsi con il mercato. Il tutto mentre, proprio Iren, in Piemonte,
potrebbe presto trovarsi a una scelta delicata sul dossier Egea, multiutility di Alba nuovamente in difficoltà
dopo l’;emergenza tamponata l’anno scorso.