La Nazione
Via alla missione, entrano in scena i palombari
Piombino, da stamani nave Caprera in azione nel golfo di Follonica.
PIOMBINO Stamani prende il via la fase operativa della missione di recupero delle ecoballe disperse sul fondale del golfo di Follonica non lontano dall’isola di Cerboli. Il cacciamine Rimini ha iniziato ieri sera il controllo degli obiettivi già mappati nei mesi scorsi. Si tratta di 28 ecoballe individuate dai sommozzatori della Guardia Costiera. L’area delle ricerche verrà poi estesa per verificare la presenza di altre ecoballe, in teoria ne mancano 12 all’appello oltre le 28 già menzionate. Ieri intanto tutte le forze impegnate nella missione hanno iniziato le operazioni preliminari. Si tratta di una task force composta da circa 160 persone tra uomini della Marina, Protezione Civile, Autorità di Porto, Guardia Costiera, Ispra e Arpat. Il piano prevede l’intervento di un team di Palombari del Gruppo Operativo Subacquei (Gos) del Comando Subacquei ed Incursori (Comsubin), di nave Tedeschi, di nave Rimini e nave Caprera del Comando in Capo della Squadra Navale (Cincnav) e dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Piombino. Le attività, prevedono l’impiego delle capacità indagine subacquea del cacciamine Rimini che consentiranno di fornire ai palombari la precisa posizione di ciascuna ecoballa, in modo di consentirne il recupero attraverso una particolare procedura finalizzata a limitare al massimo la dispersione di materiale. Il metodo lo abbiamo già illustrato: una rete a maglia fine che incappuccerà la massa di plastica per evitare rischi di sfaldamento durante la risalita verso la superficie. Una volta giunte in superficie le ecoballe verranno imbarcate su nave Caprera che provvederà a cllocarle sul ponte fino alla loro consegna all’impresa individuata dal coordinatore degli interventi di recupero per il loro smaltimento (probabilmente Rimateria). La Guardia Costiera garantirà la necessaria cornice di sicurezza della navigazione in area di operazioni con l’impiego di proprie unità navali. Le delicate operazioni subacquee si svilupperanno attraverso due fasi d’intervento. La prima, caratterizzata da profondità di lavoro inferiori ai 60 metri, prevederà immersioni in libera dei palombari del Gos attraverso il supporto di nave Tedeschi che, per l’occasione, imbarcherà una camera di decompressione per garantire lo svolgimento delle attività in piena sicurezza. La seconda fase sarà svolta nei fondali superiori ai 60 metri di profondità grazie all’ausilio di nave Anteo che, attraverso le proprie apparecchiature subacquee per immersione profonda ed alla tecnica dell’immersione in saturazione, permetterà agli operatori di Comsubin di concludere il lavoro recuperando le rimanenti ecoballe rinvenute in alto fondale. I tempi di recupero per ogni ecoballa, se non ci saranno imprevisti dovrebbero essere contenuti in un’ora circa, ma è solo una prima stima. Sarà il mare a dettare le sue condizioni.
Luca Filippi
Il ministro Costa partecipa alla missione
«L’abbiamo promesso e l’abbiamo fatto. Abbiamo lavorato in questi ultimi due anni con la Guardia Costiera, il Reparto ambientale marino e, grazie alla dedizione dell’ammiraglio Aurelio Caligiore, siamo riusciti a mappare e individuare le ecoballe. Insieme, con la Protezione Civile, ce la faremo». Così il ministro dell’Ambiente Sergio Costa che sabato parteciperà alle operazioni di recupero delle ecoballe nel golfo di Follonica.
La collaborazione tra più forze
La Sala della Protezione civile coordina le attività
La sala della protezione civile della Stazione Marittima di Piombino è il centro operativo avanzato della missione che è guidata dal commissario straordinario Angelo Borrelli. Il responsabile del tavolo tecnico è l’ammiraglio Aurelio Caligiore, mentre la Marina Militare oltre ai comandanti delle navi Caprera, tedeschi e Rimini, si avvale del capitano di fregata Giampaolo Trucco che è anche il capo nucleo pubblica informazione della Marina Militare. Il coordinatore della Protezione Civile è il funzionario Fabio D’Amato, mentre il capo dei palombari è il capitano di fregata Trevisan che ha uno dei ruoli più delicati di tutta la missione e cioè coordinare le attività dei palombari con quella della nave appoggio Caprera. Spetta a lui e ai suoi uomini, tra i quali molti giovani il recupero vero e proprio delle ecoballe. Per ogni ecoballa scenderanno in mare due palombari che saranno collegati con la superficie tramite un tubo per avere l’aria da respirare. I sub saranno dotati anche di bombole personali in modo da avere una doppia sicurezza in caso di problemi con il collegamento. Il problema principale con cui dovranno combattere i palombari sarà la corrente, se sarà troppo intensa occorrere sospendere le operazioni e attendere condizioni migliori.