Trattamento rifiuti, al via i piani per nuovi impianti

Rifiuti urbani (2011-2020): i dati regionali
26 Aprile 2022
Gualtieri avanti contro il M5S: «Userò i poteri per il Giubileo»
26 Aprile 2022
Mostra tutti gli articoli

Trattamento rifiuti, al via i piani per nuovi impianti

Il Sole 24 Ore

Trattamento rifiuti, al via i piani per nuovi impianti

L’Italia ha 37 inceneritori, contro i 96 della Germania e i 126 della Francia

La Regione Sicilia semplifica le procedure; a Milano quasi pronta la biopiattaforma

Sara Monaci MILANO

Pochi progetti nuovi, diffidenza da parte della collettività verso i termovalorizzatori e un gap enorme con i paesi più virtuosi in Europa. Questa è la situazione della gestione dei rifiuti in Italia, dove in tutto si contano 37 impianti di termovalorizzazione, contro i 96 in Germania e ben 126 in Francia.

I progetti nuovi

A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, possiamo dire che qualcosa si muove. Negli ultimi giorni il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci ha parlato della costruzione di due impianti in project financing che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbero sorgere uno nella parte occidentale e uno in quella orientale dell’Isola. È appena partita la manifestazione di interesse aperta ai gruppi interessati a cui farà seguito una gara per il project financing vero e proprio. La Regione manterrà comunque il controllo della governance. A Roma il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato di voler realizzare un maxi-impianto di proprietà pubblica in grado di incenerire 600mila tonnellate di rifiuti all’anno, anche se non è stato ancora rivelato il luogo (si veda l’articolo in pagina). In Calabria va registrata la volontà del presidente della Regione Roberto Occhiuto di voler ammodernare il termovalorizzatore di Gioia Tauro. Sul sito istituzionale della Calabria è stato pubblicato l’avviso esplorativo finalizzato «ad acquisire manifestazione di interesse da parte di operatori economici interessati ad assumere il ruolo di promotori nell’ambito di operazioni di finanza di progetto per l’affidamento in concessione della progettazione e realizzazione dell’adeguamento e completamento del termovalorizzatore di Gioia Tauro e successiva gestione».

Intanto c’è anche un esempio virtuoso, unico in Italia: quello della biopiattaforma di Sesto San Giovanni (Milano), caratterizzato da due linee produttive, quella per il trattamento dei fanghi derivanti da acque reflue, che partirà entro il 2023; e quella per la realizzazione di biogas e biometano attraverso la digestione dei rifiuti umidi, che partirà entro fine 2022. L’investimento sostenuto dal Gruppo Cap è di 47 milioni.

Presentato ufficialmente l’anno scorso, è stato il primo impianto autorizzato in Italia dopo dieci anni. La biopiattaforma a regime valorizzerà 65mila tonnellate di fanghi prodotti ogni anno dai 40 depuratori distribuiti sul territorio della Città metropolitana di Milano. Proprio i fanghi, che fino a oggi erano materia di scarto, e che in alcuni casi si dovevano portare all’estero per lo smaltimento, serviranno a produrre 19.500 MWh all’anno di calore per il teleriscaldamento e recuperare fosforo da impiegare come fertilizzante. In questo modo il 75% dei fanghi verrà trasformato in energia e il 25% in fertilizzante. La seconda linea produttiva tratterà 30mila tonnellate all’anno di rifiuti umidi.

I problemi noti

Secondo quanto messo in evidenza dal rapporto di Utilitalia (realizzato dai Politecnici di Milano e di Torino e dalle Università di Trento e di Roma Tor Vergata), per rispettare gli obiettivi europei e annullare l’export di rifiuti tra le aree del Paese servirebbero «almeno 30 impianti per il trattamento dell’organico e per il recupero energetico delle frazioni non riciclabili», per arrivare agli obiettivi di economia riciclabile fissati dall’Ue per il 2035. Tuttavia l’Italia non è tutta uguale. L’assenza di termovalorizzatori pesa molto di più al Sud che al Nord, tanto che solo nel centro sud servirebbero almeno 4 nuovi impianti subito. Da Roma in giù ci sono 6 impianti mentre la Lombardia, da sola, ne ha già tredici. I viaggi dei rifiuti comportano costi economici e ambientali, con 108mila viaggi di camion in un anno e 75 milioni di euro in più sulla Tari. Il ricorso alle discariche resta eccessivo, soprattutto al Sud: la media nazionale è del 21%, mentre l’Ue ha stabilito di scendere al di sotto del 10%. Se si vogliono centrare gli obiettivi europei e annullare l’export di rifiuti dal Sud al Nord del Paese, va data risposta al fabbisogno impiantistico da 5,8 milioni di tonnellate.

Le discariche sono il sistema di trattamento dei rifiuti con il maggiore impatto ambientale, soprattutto per le emissioni di gas serra, ma ancora vengono smaltiti così 6,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (di cui 420mila trattati in Regioni diverse da quelle di produzione).

Chiamaci
Raggiungici