Abbiamo visto in un precedente articolo i costi dei servizi di igiene urbana a livello nazionale e in Toscana (raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani) nel 2019, sulla base dei dati forniti da Ispra. Complessivamente, a livello nazionale, nel 2019 i comuni hanno speso per la gestione dei rifiuti urbani 175,79 euro per abitante e in Toscana 205 euro.
Abbiamo visto che in Toscana i dati variavano fra un minimo di meno di 100 euro ad abitante l’anno, a Peccioli (Pi), per arrivare agli oltre 800 di Forte dei Marmi (Lu).
Ora CittadinanzaAttiva ha pubblicato il proprio rapporto rifiuti nel quale sono contenuti i dati – relativi ai comuni capoluogo di provincia -, di quanto in media ogni famiglia ha pagato per la TARI, l’imposta, cioè, che da gennaio 2014 è destinata a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Ogni Comune determina le tariffe in base a superficie e quantità di rifiuti prodotti o a quantità e qualità di rifiuti per unità di superficie, in relazione ad usi e tipologia delle attività e al costo del servizio sui rifiuti. In ogni caso il “monte” TARI è legato ai costi sostenuti dal comune, in qualche modo più il comune spende per la gestione dei rifiuti e più si deve rivalere su cittadini e imprese.
A questo punto è interessante mettere a confronto i dati dei costi pro-capite sostenuti dai comuni capoluogo di provincia, la percentuale di raccolta differenziata e l’importo medio della TARI a famiglia (secondo i dati ISTAT – 2017-2018 – la composizione media di una famiglia è di 2,3 persone).
In un precedente articolo abbiamo visto i dati relativi ai capoluoghi di tutte le province italiane, ora vediamo in dettaglio la situazione in Toscana.
Nella mappa e nelle tabelle, per quanto riguarda i costi, sono indicati i costi totali per la gestione rispettivamente dei rifiuti indifferenziati e differenziati (per dettagli ulteriori vedi articoli citati) e i costi totali del servizio di igiene urbana, determinato dai due precedenti valori e da: spazzamento e lavaggio delle strade, costi comuni, remunerazione del capitale.
Nella mappa interattiva che segue, cliccando sul singolo comune capoluogo, sono visibili tutti i dati disponibili.
Nella seguente tabella interattiva (è possibile ordinare in modo crescente o decrescente per ciascuna delle colonne presenti) sono riportati tutti i dati sopraindicati.
Al fine di evidenziare già a colpo d’occhio le situazioni più critiche quelle più virtuose, nel grafico interattivo che segue le barre selezionare per i quattro fattori presi in considerazione sono state colorate in ragione di quattro classi decrescenti (dalla peggiore alla migliore situazione):
- Costi totali di gestione del servizio di igiene urbana (euro/abitante x anno): (A) <=150; (B) >150<=200; (C) >200<=250; (D) >250;
- Tari 2021 (euro): (A) <=250; (B) >250 <=300; (C) >300<=350; (D) >350;
- Produzione pro-capite RU (kg): (A) <=450; (B) >450<500; (C) >500<=550; (D) >550;
- Raccolta differenziata (%): (A) <=35%;(B) >35%<=50%; (C) >50%<=65%; (D) >65%.
A livello nazionale è emerso abbastanza chiaramente, ed ovviamente, che i comuni con elevati costi di gestione del servizio di igiene urbana hanno anche valori elevati di TARI.
Massa è uno dei due i comuni capoluogo italiani – insieme con Catania – individuati nelle “classi” peggiori per tutti e quattro i fattori considerati.
Nel capoluogo apuano Massa a fronte di un 30,1% di raccolta differenziata si ha una TARI di 408 euro a famiglia, costi pro-capite di gestione dei servizi di igiene urbana per 273 euro, ed una produzione di rifiuti urbani per quasi ottocento kg a persona, conquistando la “maglia nera” fra le città capoluogo di provincia.
Fra i comuni capoluogo italiani che si “distinguono” meritando un voto scarso in materia di gestione dei rifiuti, ci sono anche Pisa, che fra i capoluoghi toscani registra la più alta TARI 2021 media a famiglia ed anche i costi totali per la gestione del servizio di igiene urbana più elevati. Almeno in questo caso la percentuale di raccolta differenziata, al 61,8% nel 2019, si avvicinava all’obiettivo stabilito dalla normativa europea ed italiana del 65% (che peraltro andava raggiunto nel 2012).
Anche Grosseto e Pistoia hanno una TARI media a famiglia che li colloca nel gruppo dei 31 comuni italiani che fanno pagare di più ai propri cittadini. Entrambi questi comuni registrano anche una percentuale di raccolta differenziata decisamente insufficiente (poco sopra il 40%).
Prato, Lucca e Livorno che hanno le percentuali più elevate di differenziata, in particolare le prime due ben oltre il 65%, riescono ad assicurare una TARI un po’ meno pesante per i propri cittadini. Prato è anche il capoluogo toscano con costi di gestione già bassi.
Il capoluogo regionale, Firenze, poi è il comune con una TARI 2021 più contenuta, collocandosi fra i 24 comuni capoluogo italiani con importi minori, deve però incrementare la percentuale di differenziata che nel 2019 si attestava al di sotto dell’obiettivo del 65%.
Tutti i comuni capoluogo della Toscana hanno una produzione pro-capite di rifiuti urbani decisamente superiore alla media nazionale, e certamente dovranno operare anche in questa direzione al fine di rispondere agli indirizzi europei e nazionali per una loro riduzione.