Il conto finale ammonta a 80 milioni di euro per il Grossetano e la Valdicornia, solo cinque municipi avranno sconti
Sono giorni cruciali per stabilire quanto si pagherà di Tari quest’anno. I Comuni hanno l’obbligo di presentare, e far approvare, ai propri consigli comunali entro il 30 giugno le tariffe che cittadini e aziende si troveranno a pagare per il servizio rifiuti.
La cifra è frutto di un complicato calcolo, faticosamente effettuato, e con maggior fatica approvato, dall’Ato Toscana sud, l’ambito territoriale ottimale che raccoglie i 104 comuni delle province di Grosseto, Siena e Arezzo e dei sei comuni della Valdicornia (la cui gestione viene fatta rientrare nell’area di Grosseto). Come noto quest’anno sono stati applicati i nuovi criteri di calcolo definiti dall’Arera, e l’introduzione di questa novità – sfumata all’ultimo minuto l’anno scorso, quando quasi tutti i Comuni finirono per applicare le tariffe dell’anno precedente – farà lievitare la spesa per la quasi totalità dei comuni.
Tanto per fare un esempio, se con la vecchia modalità di calcolo un servizio come lo svuotamento di un cassonetto o la pulizia di 100 metri di strada avevano un costo standard stabilito dal contratto di servizio stipulato con il gestore – Sei Toscana – adesso Arera impone che sia il gestore a “fare il prezzo” e questo elimina una serie di tutele che consentivano ai Comuni di sapere in anticipo cosa-costa-quanto e scegliere quali servizi e in che quantità chiedere per il proprio territorio.
Arera ha introdotto anche una novità che ha fatto storcere il naso a tutti i Municipi, ovvero l’obbligo, per i Comuni, di dividere con Sei Toscana parte dei soldi che ricavano dalla vendita delle materie prime seconde ottenute facendo la raccolta differenziata (il cosiddetto “sharing”). Se finora tutta la carta riciclata, il vetro riciclato, la plastica riciclata che i comuni riuscivano a vendere contribuiva a compensare in parte il costo del servizio, d’ora in poi il 30 per cento di quel che si guadagna vendendo il materiale riciclato va a Sei Toscana. Questo, paradossalmente, penalizza i comuni più virtuosi, quelli cioè in cui i cittadini fanno gli sforzi maggiori per aumentare la percentuale di differenziata.
Di buono Arera ha introdotto un tetto massimo del 6,5 per cento all’aumento dei costi (“limite di crescita”) da applicare, però, al conto totale.
A snellire la tariffa contribuiscono anche le detrazioni, ad esempio gli incentivi per la raccolta differenziata, le indennità che i comuni sedi di discariche o impianti di trattamento rifiuti ricevono dagli altri comuni e così via.
Alla fine di questo groviglio di conti e conteggi si arriva alle cifre. Ma di quali cifre si sta parlando?
Nella tabella qui a destra (dati Ato) ecco riportati, comune per comune, tutti i numeri. Ma, prima di vederli nel dettaglio, per orientarsi in questa foresta di cifre va fatta una premessa.
L’importo che figura nella bolletta della Tari nasce dal cosiddetto “Pef”, il Piano economico finanziario, cioè l’insieme di costi e detrazioni sui servizi che riguardano i rifiuti: svuotare i cassonetti, lavare i cestini, portare i rifiuti negli impianti di trattamento e smaltimento, pulire le strade e così via.
Il Pef deriva da tre voci: il costo del servizio svolto da Sei Toscana, il costo del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti negli impianti (impianti di trattamento come Futura alle Strillaie oppure discariche come quella di Cannicci) e, terza voce, i costi diretti sostenuti da ciascun Comune (costi di riscossione, accantonamenti per tamponare eventuale evasione della Tari, e costi delle discariche post mortem). Le prime due voci le determina l’Ato e formano il “corrispettivo di ambito”. A questo corrispettivo poi i Comuni aggiungono i loro conti.
La cifra che se ne ricava va passata sotto il setaccio dei “limiti di crescita”; per questo sia per il corrispettivo di ambito (i soldi versati a Sei) sia per i costi comunali si prende in considerazione la cifra “post limiti”. Quest’anno, in totale, dalla macroarea formata dai 28 comuni del Grossetano e dai sei della Valdicornia Sei Toscana riceverà 50.053.967 euro, mentre gli impianti 16.547.506, per un totale di 66.601.472 euro.
A questi soldi, come detto, vanno aggiunti i costi comunali al netto delle detrazioni. La cifra totale per i 34 comuni è di 82.953.715.
In totale, dunque, sbarazzarsi della spazzatura di casa o dell’azienda costerà, nel 2021, 80.020.178 milioni di euro, con un aumento medio del 5,80 per cento rispetto all’anno scorso.
A questo punto non resta che curiosare un po’ tra i vari comuni, tenendo conto che, più sono popolosi, più, ovviamente, il conto per loro sarà alto.
Per quanto riguarda il corrispettivo d’ambito (Sei Toscana più impianti), il comune di Grosseto pagherà poco più di 15,2 milioni di euro: 11 milioni a Sei e 4,2 agli impianti. Il rincaro più alto lo patisce Castiglione della Pescaia (più 20 per cento), quello più contenuto Montieri (più 0,1). Sommando anche i costi comunali e arrivando finalmente a tracciare la riga finale, il record dei rincari lo avranno i castiglionesi (più 15,77 per cento), seguiti dagli scarlinesi (12,18 per cento) e dai gavorranesi (più 11,99 per cento). Seguono Campiglia (più 10,91), Sassetta (più 9,68) e via a scendere.
Per cinque comuni, invece, quest’anno i conti sono più clementi rispetto all’anno scorso: Suvereto (meno 3,46 per cento) e, in provincia di Grosseto, Civitella Paganico (meno 2,05), Castell’Azzara (meno 1,49), Cinigiano (meno 0,42) e Castel del Piano (meno 0,67). —