La Repubblica – Firenze
Smaltimento rifiuti, servono impianti o i toscani pagheranno 100 euro in più
Il rapporto realizzato da Ref per Confindustria e Cispel stima per il 2030 un fabbisogno di 597 mila tonnellate
L’obiettivo è arrivare a riciclarne il 65 per cento. I benefici ambientali e economici sarebbero 36,5 milioni l’anno
di Ernesto Ferrara
Se entro il 2030 la Toscana non avrà costruito un’adeguata impiantistica il costo dello smaltimento per le aziende come Alia crescerà di una cifra monstre, quasi 350 milioni di euro. E la gran parte di quella spesa si abbatterà sulla bolletta, che potrebbe arrivare a crescere in media di 80- 100 euro all’anno per i toscani, considerando imprese (che pagano di più) e famiglie (che pagano meno) . Foschi presagi e stime dolorose rimbalzano dal rapporto sui rifiuti curato da Ref Ricerche per Confservizi Cispel Toscana e Confindustria Toscana, presentato ieri in Consiglio regionale. La giunta Giani ha appena avviato formalmente l’iter del nuovo piano dei rifiuti: tra un paio di settimane scade l’avviso pubblico con cui la Regione ha voluto sondare le aziende sulla loro disponibilità tecnica ed economica a realizzare d’intesa coi sindaci impianti di smaltimento sui loro territori. L’idea dell’assessora Monia Monni e del governatore è quella di puntare a strutture di nuova generazione, non termovalorizzatori vecchio stile, presto si capirà se esiste una domanda di mercato in questo senso. Ma i tempi non si prospettano brevi. E l’allarme di imprese e gestori risuona: se fra 7-8 anni il processo no sarà in fase avanzata si rischiano mazzate sulle spalle delle famiglie e delle aziende, già provate dalla crisi energetica. « Le imprese stanno facendo la propria parte proponendo progetti ed investendo, ma occorre che tutti si muovano nella stessa direzione con l’obiettivo di garantire in pochi anni l’autosufficienza nel rispetto del principio di prossimità » avverte il presidente di Confservizi Cispel Toscana Nicola Perini. «È l’ora di farla finita con il turismo dei rifiuti. È indispensabile costruire piattaforme dove tutti questi rifiuti vengano curati con tecnologie moderne, per poter far sì che in Toscana si possa esaudire la richiesta di completare il ciclo dei rifiuti che vengono prodotti» invoca Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana. Lo studio segnala un fabbisogno impiantistico per recupero energetico/ riciclo chimico al 2030 nella nostra regione: 597 mila tonnellate di rifiuti (334 mila di rifiuti urbani, 192 mila di rifiuti speciali, 71 mila di capacità di riserva e di eventuale picco). Uno scenario che vale tra gli 800 e i 900 milioni di euro di investimenti, circa 2.500 addetti in più. Il punto è però quali tecnologie, dove, con che procedure ambientali costruire gli impianti. « Non perseguire l’autosufficienza impiantistica, per la Toscana della gestione dei rifiuti comporterebbe tre conseguenze negative: aumento dei costi di gestione e quindi di tariffe e prezzi per cittadini ed imprese rispetto ai valori attuali; aumento vertiginoso delle emissioni di gas serra, con impatto ambientale e aumento dei costi; mancanza di sicurezza ed affidabilità di uno dei sistemi centrali per garantire qualità della vita e competitività dei territori toscani. Rischi che la Toscana non può correre » insiste Perini. Intanto da Viareggio il sindaco Giorgio Del Ghingaro si schiera e dice sì alla multiutility toscana di luce, acqua e gas: un occhio strizzato al Pd toscano proprio mentre col Pd viareggino è guerra dopo la defenestrazione del vicesindaco.