Segrè: il modello Italia al forum Onu contro gli sprechi alimentari

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Segrè: il modello Italia al forum Onu contro gli sprechi alimentari

La Repubblica

Oggi l’intervento dell’economista

Segrè: il modello Italia al forum Onu contro gli sprechi alimentari

di Ilaria Venturi

BOLOGNA — Un terzo del cibo sulla terra, 1,3 miliardi di tonnellate, viene sprecato senza neanche arrivare in tavola. Ogni anno. Ricorda anche questo Andrea Segrè oggi al Forum digitale globale promosso da Fao e Nazioni unite in occasione della prima Giornata mondiale di prevenzione delle perdite e sprechi alimentari. Il docente di Politica agraria all’università di Bologna è l’unico ricercatore italiano coinvolto nei lavori del meeting aperti dal segretario generale Onu, António Guterres.

L’Italia fa scuola, esporta un modello nato vent’anni fa all’Alma Mater. All’inizio fu un’intuizione. A Segrè, da poco ordinario, l’idea venne visitando un ipermercato. «Mi portarono nei magazzini e ancora ho quell’immagine negli occhi: una montagna di prodotti invenduti, sebbene ancora buoni da consumare, magari perché la scatola era ammaccata o la scadenza ravvicinata». È nato così il Last Minute Market, spin off dell’università: si recuperano eccedenze nella grande distribuzione, ora anche medicinali, per darli a chi ne ha bisogno. Da lì è nato l’Osservatorio Waste Watcher, la campagna “spreco zero” lanciata con il Parlamento europeo nel 2010 e poi tanta educazione alimentare nelle scuole. «Lo spreco alimentare ora, grazie alla nostra esperienza, è diventato un tema mondiale. Si è arrivati alla consapevolezza che buttare il cibo non solo è moralmente inaccettabile, a fronte di 820 milioni di persone che soffrono la fame. Lo spreco è anche un problema ambientale. È responsabile del surriscaldamento globale: è il terzo inquinatore dopo Cina e Usa».

Segrè è un economista, i conti li sa fare: «Se nel 2050 saremo 10 miliardi, la produzione agricola dovrà aumentare del 70%. Butteremo via, di ciò che produrremo, un terzo come già stiamo facendo? Il primo comandamento dovrebbe essere: non sprecare. Nei Paesi sviluppati lo spreco maggiore è quello domestico, dunque devi agire sulla prevenzione. Ora è il momento, visto che la pandemia ci ha aiutato a essere più consapevoli: durante il lockdown abbiamo sprecato il 25% in meno del cibo perché siamo stati più attenti. Occorre muoversi verso un’economia circolare dove il rifiuto diventa materia prima, nel senso che torna in circolo. Le imprese su questo sono avanti, la politica deve avere più coraggio».

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