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Scarlino, “archiviato” il progetto di revamping del termovalorizzatore ma i problemi restano

Greenreport

Scarlino, “archiviato” il progetto di revamping del termovalorizzatore ma i problemi restano

I sindaci: «Finalmente si chiude un capitolo che ha preoccupato fortemente la popolazione di Follonica e Scarlino». Ma chi si preoccupa di gestire i rifiuti che continuiamo a generare?

La Regione Toscana, cui fanno capo le autorizzazioni ambientali e per gestione rifiuti, ha comunicato ieri – tramite la sua direzione Ambiente ed energia – ai Comuni di Scarlino e Follonica che procederà d’ufficio all’archiviazione dell’istanza Progetto di revamping, ottimizzazione e sviluppo del termovalorizzatore esistente ed impianto di trattamento rifiuti liquidi di Scarlino Energia.

«Finalmente si chiude un capitolo che ha preoccupato fortemente la popolazione di Follonica e Scarlino. Una vicenda lunga e annosa che ha visto le nostre Amministrazioni impegnate nel combattere la ripartenza di quell’impianto», commentano i sindaci Andrea Benini e Francesca Travison.

Il riferimento è appunto al termovalorizzatore di Scarlino energia, aperto nel 2012 ma ormai fermo dal 2015 a causa delle contestazioni locali e di conseguenti battaglie legali (arrivate fino al Consiglio di Stato) durate oltre un decennio.

«Alla fine del 2019 la società aveva chiesto alla Regione Toscana il rilascio dell’autorizzazione per un nuovo progetto. Un’istanza in cui veniva chiesto il revamping delle camere di combustione – ricordano nel merito i sindaci – In seguito alle istanze presentate dalla società, la Regione Toscana ha quindi chiesto ulteriori documenti, in assenza dei quali il procedimento sarebbe stato archiviato».

In realtà, la Regione ritiene opportuno precisare che la nota inviata al proponente e, per conoscenza, anche ai due Comuni, non è un atto di archiviazione dell’istanza di Paur (Provvedimento autorizzatorio unico regionale) relativamente al progetto; l’archiviazione infatti viene disposta con decreto dirigenziale, mentre la nota a cui ci si riferisce è trasmessa al proponente a carattere informativo in relazione al procedimento in corso.

Ad oggi, l’esito della vicenda sembra comunque scritto anche se nel frattempo l’impianto è sempre stato costantemente monitorato: solo tre mesi fa il sistema di gestione ambientale è stato certificato come conforme Iso 14001.

Di fatto il cambio passo è arrivato con la nuova proprietà di Scarlino energia, ovvero la multiutility a maggioranza pubblica Iren, che è sbarcata nel settore ambientale della Toscana (e in particolare nell’area sud, controllando o partecipando società come Csai, Sei Toscana, Sienambiente, Tb, Futura e appunto Scarlino energia) dopo l’acquisizione della divisione Ambiente di Unieco, conclusa lo scorso novembre.

Il destino dell’impianto resta dunque tutto da scrivere, ma i problemi nella chiusura del cerchio della gestione rifiuti – cui il termovalorizzatore avrebbe potuto provare a rispondere – sono intatti. Anzi, forse peggiorati dato che almeno 8.760 tir carichi di rifiuti attraversano ogni anno i confini regionali, in cerca di impianti adeguati per gestirli.

Guardando solo al ristretto perimetro dei rifiuti urbani, l’obiettivo previsto al 2035 dalle ultime direttive Ue punta a un riciclo effettivo pari al 65%, con conferimenti in discarica che non superino il 10%. Ad oggi, in Toscana il primo dato è presumibilmente fermo sotto il 50%, mentre in discarica finisce ancora il 34% dei rifiuti urbani. A scendere invece sotto quota 10% è il recupero energetico tramite termovalorizzazione, quando l’ultimo Piano regionale rifiuti e bonifiche (che ha fallito tutti i suoi principali obiettivi) puntava ad innalzarlo al 20%.

Al confronto, siamo molto distanti dalle percentuali raggiunte al nord: la Lombardia incenerisce il 40%, l’Emilia Romagna il 32%, il Piemonte e il Trentino il 23%. Di fatto continua la progressiva diminuzione degli impianti di recupero energetico toscani: erano 7 nel 2013 ma ora ne solo rimasti 4, e per 2 di questi (Livorno e Montale) è già stata annunciata la prossima chiusura.

Si tratta di un punto critico per la gestione rifiuti regionale. Secondo lo studio Da Nimby e Pimby: economia circolare come volano della transizione ecologica e sostenibile del Paese e dei suoi territori, pubblicato nelle scorse settimane da The European House-Ambrosetti in collaborazione con A2A, continuando così mancheranno impianti sul territorio per gestire almeno 1 milione di tonnellate l’anno di rifiuti. In particolare, la Toscana brucia solo 232mila ton/anno di rifiuti urbani l’anno (in Lombardia sono quasi dieci volte tanto). E su questo fronte il deficit impiantistico regionale, guardando agli obiettivi Ue al 2035, arriverebbe fino a 447mila ton/anno se la dotazione impiantistica di termovalorizzatori restasse quella attuale; figurarsi con un progressivo declino.

Certo, ci sarebbero opzioni più avanzate rispetto ai termovalorizzatori da poter esplorare, come il riciclo chimico per frazioni di rifiuti come Css e plasmix. «Il riciclo chimico ha la potenzialità per diventare un’opzione per i materiali plastici il cui riciclo meccanico non è possibile», si legge nel merito nel report.

Al proposito, si annuncia un’importante novità nel panorama regionale e nazionale: lunedì 11 ottobre, alla Sant’Anna di Pisa, NextChem – ovvero la controllata Maire Tecnimont dedita alla chimica verde – presenterà insieme alla Scuola una nuova tecnologia per l’economia circolare, con al cuore proprio il riciclo chimico: ovvero una soluzione tecnologica che promette di spezzare la struttura chimica dei rifiuti non riciclabili per ottenere molecole più piccole, re-impiegabili come elementi di partenza per nuovi prodotti o carburanti sostenibili.

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