La Nazione
Il presidente del Parco Arcipelago, Sammuri: «Il nostro mare sta bene e va difeso da inquinamento e
riscaldamento globale»
PORTOFERRAIO Il mare ha bisogno del nostro rispetto, ma dà segni di vita rassicuranti. Il doppio
avvistamento della foca monaca – della quale l’ultima presenza documentata nell’Arcipelago Toscano risaliva
al lontano 2009 quando un esemplare venne avvistato a Giglio Campese – nelle acque di Capraia è il
principale regalo che il mare, mai così poco battuto come nel periodo dall’emergenza Coronavirus, ha fatto a
chi vuole bene alla natura. Un mare che, proprio grazie alla minore presenza antropica, ha permesso anche
ripetuti incroci di diportisti con delfini, balenottere e tartarughe marine e addirittura avvicinamenti alle coste di
animali che solitamente non lo fanno come le verdesche. Un mare che sembra dunque godere di piena in
salute, come conferma Giampiero Sammuri, presidente del parco nazionale dell’Arcipelago Toscano e
presidente di Federparchi.
Presidente, come sta il mare dell’Arcipelago dopo tre mesi di lockdown per il Covid-19?
«Il nostro è un mare ricco di biodiversità che stava già abbastanza bene anche prima, ma il lockdown ha
indubbiamente aiutato. Ed è arrivata anche questa ciliegina sulla torta dell’avvistamento della foca monaca
che è un animale rarissimo. Una cosa davvero straordinaria».
Quali sono i principali problemi del nostro mare?
«Sono quelli comuni a tutto il Mediterraneo. C’è il problema dell’inquinamento dovuto alle plastiche e c’è il
problema del riscaldamento globale che stravolge la vita di numerose spese animali e vegetali. E poi,
soprattutto per quanto riguarda i cetacei, c’è anche il problema del traffico in mare che può essere un
elemento di disturbo e collisione».
A proposito di microplastiche, che ne pensa della vicenda delle ecoballe?
«E’ una situazione grave che va affrontata nel modo giusto. Siamo al di fuori del parco, ma sappiamo bene
che quello che c’è in fondo al mare di Cerboli può creare problemi a tutto l’arcipelago. Credo quindi che la
rimozione delle ecoballe, per quanto complicata perché parliamo di un tratto di mare con un fondale non
molto basso, sia una priorità a livello nazionale. Concordiamo con chi si sta battendo perché vengano
rimosse. Ma, non avendo competenze dal punto di vista territoriale non possiamo intervenire direttamente».
Cosa si può fare per difendere meglio il nostro mare?
«Incrementare il monitoraggio come stiamo cercando di fare. Conoscere sempre meglio quello che c’è nel
mare, quali sono le condizioni di salute delle nostre popolazioni di cetacei, tartarughe, pesci, posidonia.
Avere quindi sempre informazioni maggiori sullo stato della biodiversità E’ un impegno che, da parte nostra,
abbiamo preso e intendiamo portare avanti. Avere chiare le situazioni è fondamentale per poter effettuare
interventi mirati».
Roberto Medici