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Rimateria è fallita, a Piombino restano i cocci dell’economia circolare: ora chi paga?
L’assemblea dei soci odierna ha messo la parola fine alle opportunità del progetto, adesso restano solo le criticità da affrontare
La temuta assemblea dei soci di Rimateria si è tenuta oggi, in un clima infuocato, decretando il fallimento della partecipata pubblica che avrebbe dovuto rappresentare il rilancio dell’economia circolare sul territorio.
A ufficializzare la notizia è il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, che però parla al passato: «Rimateria era di fatto già fallita da tempo. È una questione che viene da lontano, da anni di malagestione, da decine di milioni di euro di debiti e da uno scarsissimo interesse per l’impatto ambientale».
In realtà Rimateria è fallita oggi, non per uno strano scherzo del destino ma per quello che sembra piuttosto un risultato affannosamente cercato – e infine ottenuto – dato che lo stesso sindaco un anno fa, all’avvio della richiesta di concordato preventivo da parte dell’azienda, affermò: «Quello che, in astratto, è da considerarsi il preludio del fallimento ritrova il suo elemento di giustificazione anche e soprattutto nel cambiamento di approccio di un territorio e della sua Amministrazione».
A niente sono valsi gli investimenti intercorsi nel frattempo per mettere in sicurezza la discarica sotto il profilo ambientale e limitare i disagi alla popolazione, come mostra il trend delle maleodoranze in netto calo documentato da Arpat.
Del resto, come ricorda oggi Ferrari, i «cittadini di Piombino, con il voto del 2019, hanno scelto la strada da percorrere dando mandato a questa Amministrazione di cambiare il futuro della città proprio a partire dalle questioni ambientali, di lavorare alla diversificazione economica, al rilancio turistico e alla riqualificazione di una città che ha moltissimo da offrire».
Dato che le istituzioni dovrebbero gestire (se non risolvere) i problemi anziché cavalcarli, vale il vecchio adagio chi rompe paga e i cocci sono suoi. Ad oggi i cocci sono ben visibili a Piombino, ma ancora non è chiaro chi – e come, e quanto – pagherà per il fallimento della partecipata pubblica oltre ai 40 lavoratori Rimateria rimasti a casa.
Ad esempio: chi risanerà e manterrà in sicurezza i 58 ettari di pertinenza aziendale, dove peraltro insistono 4 discariche di cui una abusiva (la Li53) da bonificare? Quale dotazione impiantistica sarà a supporto delle bonifiche dell’adiacente Sin da oltre 900 ettari, se mai proseguiranno? Quali impianti restano per gestire gli scarti siderurgici di una città che anela il ritorno dell’acciaio ma non sa come smaltire neanche il pregresso?
«Adesso si apre un nuovo capitolo in cui ci rimboccheremo le maniche assieme altre istituzioni competenti – si limita ad affermare il sindaco – per affrontare la questione ambientale e quella occupazionale; per tutelare, ancora una volta, i cittadini dalle conseguenze che quella discarica ha avuto e avrà sul territorio».
L. A.