Rifiuti urbani (2011-2020): i dati regionali

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Rifiuti urbani (2011-2020): i dati regionali

Ambiente e non solo

Rifiuti urbani (2011-2020): i dati regionali

Abbiamo visto in un precedente articolo i dati nazionali e per macro-aree (Nord, Centro. Sud) relativamente alla produzione di rifiuti urbani ed alla loro raccolta differenziata fra il 2011 ed il 2020 (dati rilevati dal Catasto dei rifiuti ISPRA).

Abbiamo ricordato che lLa strategia dell’Unione europea in materia di rifiuti, prevede di agire sulle 4 R (Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero) per una corretta ed efficace gestione sostenibile dei rifiuti e che tra gli obiettivi delle quattro direttive del “pacchetto economia circolare”, entrate in vigore il 4 luglio 2018, è indicato l’obiettivo del riciclo di almeno il 55% dei rifiuti urbani entro il 2025. [La raccolta differenziata doveva aver raggiunto almeno il 65% entro il 2012]

La raccolta differenziata, quindi, costituisca un mezzo, un passo intermedio rispetto alla effettiva costruzione di una filiera funzionante in una logica di economia circolare.  D’altra parte, è comunque significativo capire come si presenti la situazione oggi relativamente alla raccolta differenziata, rispetto a questa fase del ciclo di produzione-riciclo-smaltimento dei rifiuti, in quanto essa costituisce il primo step del processo che, se non ottimizzato, rischia di creare molti problemi ai passaggi successivi.

Poco o niente sappiamo della qualità della raccolta differenziata, che poi è determinante per le operazioni di recupero/riciclo, ma certo – se dovrà essere riciclato entro il 2025 il 55% dei rifiuti urbani – se non si raggiunge neppure quanto previsto dalla normativa per dieci anni fa, ben difficilmente si potranno rispettare i nuovi obiettivi.

Produzione di rifiuti urbani

Nel decennio 2011-2020 si è passati complessivamente da una produzione di 31 milioni e 386mila tonnellate (2011) ad una di 28 milioni e 945mila tonnellate, con una diminuzione di quasi due milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti, in percentuale poco meno dell’8%.

La regione che produce un maggior quantitativo assoluto di rifiuti urbani è la Lombardia con 4 milioni e 680mila tonnellate (nel 2011 erano 4.824.000). Seguono Emilia-Romagna, Lazio e Campania tutte con più di due milioni e mezzo di tonnellate.

Esaminando però questi dati alla luce della popolazione residente emerge che la produzione pro-capite maggiore si registra in Emilia-Romagna con 640 kg/abitante per anno. Seguono Valle D’Aosta, Toscana e Liguria. Viceversa le regioni più “frugali” nella produzione di rifiuti urbani sono Basilicata, Molise e Calabria, entrambe bel al di sotto dei 400 kg/abitante per anno.

Raccolta differenziata

D’altra parte il quadro cambia completamente se si guardano i dati relativi alla raccolta differenziata. Complessivamente l’Italia nel 2020 si ferma al 63% (nel 2011 era al 38%) ed ancora non rispetta il limite stabilito a livello europeo del 65% che doveva essere assicurato già dal 2012.

La regione più “virtuosa” è il Veneto con il 76%, seguita dalla Sardegna con il 74,5%. Nel nord-Italia solo la Liguria nel 2020 ha una percentuale ridotta di differenziata (53%), Piemonte e Valle d’Aosta sfiorano con il 64,5% nel 2020 l’obiettivo del 65%.

I dati forniti da ISPRA entrano poi nel dettaglio delle frazioni merceologiche raccolte in modo differenziato, aspetto naturalmente molto importante perchè da esse poi si devono sviluppare le filiere dell’effettivo recupero/riciclo delle materie.

In termini quantitativi organico, carta e cartone, vetro e plastica rappresentano le frazioni più consistenti, il grafico interattivo finale, con l’incidenza percentuale di ogni regione sul totale di raccolta differenziata per ciascuna frazione merceologica permette di verificare come in alcune regioni si raccoglie una maggiore quantità di una tipologia, è il caso, ad esempio, del Lazio per la carta e cartone o della plastica per la Campania.

 

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