Il Sole 24 Ore
Quagliuolo (Conai): l’Italia raccoglie materiali riciclabili ma poi non sa che farne
Jacopo Giliberto
In breve: il Conai (Consorzio nazionale imballaggi) ha diffuso il risultato del 2019; cresce la raccolta
differenziata della spazzatura, obiettivi europei anticipati, fra i migliori Paesi in Europa, e con i materiali così
selezionati cresce anche il riciclo. Più di quattro imballaggi su cinque non finiscono in discarica né (per
fortuna) sui bordi delle strade o in pancia alle balene.
Ma gli italiani – se sono bravissimi nel dividere la carta vasetti plastica lattine vetro cassette barattoli bottiglie,
consapevoli di aiutare l’ambiente – poi non vogliono sentir parlare di impianti di riciclo («Diventeremo la
pattumiera della regione»), orrore per gli inceneritori che ricuperano la parte irriciclabile dei rifiuti («Devasterà
il nostro territorio»), e ripugno per i prodotti ottenuti da materie prime rigenerate, percepiti più scadenti.
Così, avverte il presidente del Conai, Giorgio Quagliuolo, raccogliamo forsennatamente materiali riciclabili
ma poi non sappiamo che farne. Bravissimi nella fase uno, pessimi poi nella fase due.
La cronaca di questi giorni è ricca di esempi sconfortanti, come il caso della Sicilia: assediata
dall’immondizia e stretta dalla morsa degli abusi e delle discariche in mano ai soliti ignoti, la Sicilia vorrebbe
dotarsi di impianti ma, al motto «serve la raccolta differenziata», perfino il ministro dell’Ambiente Sergio
Costa dice che non approverà mai la costruzione di impianti per incenerire l’assedio della spazzatura alla
Sicilia.
I numeri
Nel 2019 in Italia è stato raccolto e avviato al riciclo il 70% dei rifiuti di imballaggio: un totale di 9,56 milioni di
tonnellate sui 13,65 milioni di tonnellate di imballaggio immessi sul mercato nazionale e riempiti di prodotti.
Gli imballaggi usati sono circa un quarto della spazzatura, ma sono il quarto meglio riutilizzabile.
A paragone con il 2018 (9,27 milioni di tonnellate riciclate) la crescita è di un lusinghiero +3,1% spinto
soprattutto da un aumento del 6,2% nel riciclo dei rifiuti provenienti dalla raccolta urbana.
Se alle cifre del riciclo si sommano quelle del ricupero energetico dei materiali non rigenerabili, le tonnellate
di rifiuti di imballaggio ricuperate superano gli 11 milioni, quasi l’81% dell’immesso al consumo.
Nel dettaglio, lo scorso anno l’Italia ha riciclato 399mila tonnellate di acciaio, 51mila di alluminio, 3 milioni
e 989mila di carta, 1 milione e 997mila di legno, 1 milione e 54mila di plastica e 2 milioni e 69mila di vetro.
Il costo del sistema
Il modello italiano è uno dei sistemi europei meno costosi e più efficienti. Attraverso il contributo Conai – che
noi consumatori paghiamo attraverso il prezzo di tutti i prodotti confezionati – sono stati finanziati i Comuni
con 648 milioni di euro per il servizio di raccolta differenziata offerto ai cittadini, mentre sono stati spesi 421
milioni per finanziare le attività di riciclo e recupero dei nostri rifiuti riciclabili.
L’Accordo Quadro Anci-Conai regola il modo in cui noi cittadini attraverso i prodotti imballati finanziamo il
servizio per 58 milioni di abitanti nel 92% dei Comuni.
Il crollo dei prezzi
Moltissimi Comuni di recente hanno aderito al sistema Conai, costituito per legge più di 20 anni fa dalle circa
800mila aziende che producono o usano gli imballaggi. Una delle cause dell’adesione di questi mesi «è
sicuramente il crollo dei listini del macero a fine 2019: avviare la carta a riciclo non era più profittevole»,
osserva il presidente Quagliuolo, imprenditore degli imballaggi di plastica. In altre parole, non avevano più
alcun incasso i sindaci che facevano da sé nel vendere la carta raccolta. Così i municipi, che fino ad allora
avevano snobbato il Conai, ora hanno cercato una soluzione per non restare pieni di cartaccia raccolta e
invenduta e si sono rivolti al consorzio specializzato per la carta, il Comieco aderente al Conai e, aggiunge il
presidente Quagliuolo, «Conai si è quindi fatto carico dei maggiori oneri per l’avvio a riciclo di questo
materiale in un momento in cui il suo valore di mercato era negativo, dimostrando ancora una volta il suo
ruolo di sussidiarietà al mercato».
I materiali a confronto
Per l’acciaio (il consorzio Ricrea raccoglie barattoli e scatolette, bombolette spray, tappi corona e capsule,
latte, fusti, fustini in acciaio e così via) il tasso di avvio al riciclo è l’82,2% dell’immesso al consumo,
superiore all’obiettivo dell’80% fissato per il 2030 dall’Europa. Per l’alluminio (lattine di birre e bevande
gassate, vassoietti take away e precotti, blister di medicine, tappi a vite, tubetti strizzabili) Bruno Rea
presidente del consorzio Cial ricorda che «seppur a macchia di leopardo, le principali regioni del Sud Italia
registrano performance crescenti e, a breve, saranno in grado di ridurre il divario con le aree più mature».