Rifiuti, la mancanza di impianti costa cinquanta milioni l’anno

Iren cambia il manager che comprò Sei Toscana
30 Maggio 2021
Crescono le inchieste e calano gli impianti, la gestione rifiuti toscana sempre più nel caos
29 Maggio 2021
Mostra tutti gli articoli

Rifiuti, la mancanza di impianti costa cinquanta milioni l’anno

Corriere Fiorentino

Rifiuti, la mancanza di impianti costa cinquanta milioni l’anno

La Toscana costretta a esportare immondizia. Il nodo smaltimento, l’inchiesta Alia

Marzio Fatucchi

Ci sono 220 mila tonnellate l’anno di rifiuti urbani che, a causa della carenza di impianti e per i limiti delle discariche attuali, finiscono fuori regione, in centri di trattamento o stoccaggio che costano fino a 120 euro in più a tonnellata. Più difficile capire invece quanto costano i rifiuti industriali (o meglio speciali, pericolosi o meno) che non trovano spazio e impianti di trattamento in Toscana: sono almeno 129.853 tonnellate, con costi variabilissimi (da 20 euro fino a 500-600 euro a tonnellata). Una stima di questi costi aggiuntivi, rispetto ad un trattamento nella nostra regione, confrontata con i tecnici di varie aziende e di Cispel ipotizza abbiano un peso fin oltre 30-32 milioni di euro. In totale, oltre 50. E questi sono solo i costi per i principali capitoli degli oltre 2,279 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e circa 979 milioni di tonnellate di rifiuti industriali della nostra regione. Perché gli esempi potrebbero ampliarsi.

Tra questi, proprio i rifiuti oggetto delle indagini che hanno coinvolto Alia, come i fanghi che, considerati fertilizzanti (ma la procura contesta le loro specifiche), costavano 40 euro a tonnellata se usati in agricoltura. Portarli nel nord italia costa invece 150/180, all’estero 250, stimano sempre da Cispel. E si sta parlando degli ultimi dati disponibili, cioè del 2018, di un settore dove lavorano oltre 6 mila persone.

Dai dati di Ispra riferiti al 2020, si nota che molti degli impianti toscani (invero neanche pochi) sono al limite delle autorizzazioni. Soprattutto le discariche. Nella passata legislatura regionale si doveva approvare il nuovo Piano regionale rifiuti, dopo che era caduta la possibilità di fare l’inceneritore nella Piana, cancellato dalla battaglia legale dei Comitati e di diversi Comuni al Consiglio di Stato. Solo che i tempi erano stretti, è stato fatto solo un «aggiornamento».

Il nuovo Piano è competenza ora della giunta Giani. Ma scorrendo gli atti del Consiglio, non solo non è arrivato nessun atto che faccia partire il percorso del Piano, ma i consiglieri regionali sono più propensi a presentare mozioni sui singoli impianti, soprattutto per impedirne l’espansione o modifica. «Non abbiamo avuto atti, so che l’assessorato sta lavorando, ma di documenti ufficiali alla Commissione non sono stati trasmessi. L’assessore Monia Monni ci ha assicurato che stanno lavorando alla presentazione per aprire una discussione» commenta la presidente della Commissione referente, Ambiente e Territorio, Lucia De Robertis (Pd). «Molto impianti sono legati a logiche locali, mai legate a visione regionale. La Regione non vuole dare una visione perché se no perdono consensi — attacca dall’opposizione Irene Galletti del M5S — siamo in ritardo di cinque anni, la sfida è ormai dietro, speriamo di correre più veloce. La politica non può essere “Just eat”, che se non rispondi ti mettono una recensione negativa e magari qualcuno non ti finanzia…».

I tempi sono una variabile fondamentale: perché se per fare il Piano ci vuole un anno dal punto di vista amministrativo, per realizzare gli impianti ce ne vorranno almeno 4-5. Insomma, o continueremo a portare fuori regione i rifiuti con alti costi, o si dovrà continuare a usare le discariche attuali. Ma c’è già un’urgenza. Quella di alcuni rifiuti trattati dagli impianti di Alia finiti nell’inchiesta di questi giorni: «Relativamente alla notifica del sequestro preventivo di alcune aree destinate a determinate tipologie di rifiuti (cioè rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), ingombranti, carta e cartone — scrive Alia — la società, scusandosi sin d’ora con l’utenza per i possibili rallentamenti o disservizi, si è prontamente attivata nel ricercare soluzioni alternative e misure straordinarie compatibili con le prescrizioni della magistratura». E peraltro, alcuni di questi rifiuti, che finivano anche all’estero, hanno visto sia limiti maggiori di quantità di esportazione che, di nuovo, costi aggiuntivi.

Chiamaci
Raggiungici