Greenreport
Pubblicati i dati certificati da Arrr
Rifiuti, la differenziata in Toscana è arrivata al 60,15%
Ancora lontano l’obiettivo del 65% previsto per il 2012, anche se i dati continuano a migliorare. Ma dopo la raccolta c’è molto di più
Di Luca Aterini
Dall’Agenzia regionale recupero risorse (Arrr) sono arrivati gli ultimi dati certificati in merito alla raccolta differenziata in Toscana, relativi all’anno 2019. Numeri che arrivano a un livello di dettaglio comunale ma che sono stati resi disponibili anche in formato aggregato – per i tre Ato come per l’intero territorio regionale – mostrando timidi ma continui miglioramenti: nell’ultimo anno sono calati (seppur impercettibilmente) i rifiuti urbani prodotti e cresciuti quelli differenziati.
Più nel dettaglio, nel 2019 i cittadini toscani hanno prodotto 2,28 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (nel 2018 erano 2,29): 1,37 milioni di tonnellate sono state differenziate, 908mila tonnellate rappresentano invece la frazione indifferenziata. La percentuale di raccolta differenziata è dunque salita al 60,15% rispetto al 56,14% conseguito l’anno precedente, con una crescita pari al 4% nell’arco dei dodici mesi.
Si tratta di un progresso sensibile ma pure sempre limitato, considerando che la normativa nazionale avrebbe stabilito un target del 65% già per il 2012.
Dei tre Ato è quello della Toscana del sud a essere più lontano dal 65%, anche a causa di una situazione di contesto particolarmente sfidante: l’Ato copre ad esempio circa la metà dell’intero territorio regionale spaziando dal mare alla montagna, con una densità abitativa molto bassa (dunque occorre più tempo e bisogna percorrere più km per servire un identico numero di abitanti). Per questo sul territorio il gestore unico (Sei Toscana) sta portando avanti da tempo servizi di raccolta differenziata cuciti su misura a seconda dei Comuni interessati, con investimenti dedicati per recuperare il ritardo.
Come risultato, nell’Ato Toscana sud la raccolta differenziata è arrivata nel 2019 al 46,45% (+4,45% sul 2018); l’Ato Toscana costa – ancora senza un gestore unico, con Retiambiente ancora in attesa – ha toccato quota 64,29% (+3,31%), mentre l’Ato Toscana centro grazie agli sforzi messi in campo da Alia ha superato per la prima volta il target del 65%: è 65,06% il dato 2019, in crescita del 4,47% sul 2018.
Non c’è però molto da festeggiare. Il target del 65% è già vecchio di 8 anni, mentre quelli previsti dall’ultimo pacchetto normativo Ue dedicato all’economia circolare – da poco recepito dal nostro Paese – sono ben più sfidanti e non guardano alla semplice raccolta differenziata, che rappresenta solo uno step all’intero del ciclo di gestione dei nostri scarti: entro il 2035 dovrà essere avviato a riciclo il 65% dei rifiuti (per farlo, al netto degli scarti dei processi di recupero, bisognerà portare la raccolta differenziata almeno all’80%), in discarica massimo il 10% e la restante parte dovrà essere avviata a recupero energetico.
Non basta dunque dividere i rifiuti in tanti sacchettini, ma è indispensabile avere poi anche un’adeguata dotazione impiantistica per gestirli. Recuperando quanto più possibile smaltendo il resto. Sotto questo profilo la Toscana – e in particolare l’Ato Toscana centro – mostrano un quadro deficitario: la differenziata come informa Arrr è al 60,15% (non è noto il dato relativo al riciclo, ma per il 2018 Fondazione per lo sviluppo sostenibile e Conai stimano un 43%), mentre i dati Ispra al 2018 mostrano che viene ancora smaltito in discarica il 33% dei nostri rifiuti urbani quando a termovalorizzazione va solo il 10%. Nel frattempo Ref Ricerche stima che ogni anno almeno 8.760 tir carichi di rifiuti valichino i confini regionali in cerca di impianti adeguati a gestirli, con gravi ricadute sia dal punto di vista ambientale sia sulla Tari pagata da cittadini e imprese. Un paradosso attende il nuovo Piano regionale rifiuti e bonifiche (Prb) per essere sanato.