Greenreport
Bianco: «L’accordo costituisce un esempio concreto di ricerca e innovazione»
Rifiuti, Iren e Novamont insieme per gestire imballaggi in bioplastica e scarti dell’umido
Bastioli: «La partnership con Iren sarà strategica non solo per migliorare la gestione dei rifiuti, ma soprattutto per chiudere il ciclo del carbonio, rigenerare i suoli e decarbonizzare l’atmosfera»
Di Luca Aterini
L’organico è la frazione di rifiuti più ampia la raccolta differenziata in Italia: rappresenta il 39,5% del totale in peso, fortunatamente continua a crescere (+3,1% nel 2019) ma le difficoltà di gestione non mancano. Sul territorio infatti non ci sono ancora abbastanza impianti adeguati allo scopo (come i biodigestori), e quelli presenti non sempre riescono a garantire il recupero dei rifiuti gestiti, anche a fronte della sempre più alta diffusione di bioplastiche che pone nuove sfide. Ma la collaborazione triennale siglata oggi tra Iren e Novamont potrebbe cambiare le carte in tavola.
Se Novamont rappresenta un gruppo leader nella produzione di bioplastiche e nello sviluppo di biochemical e bioprodotti, Iren è una delle più importanti e dinamiche multiutility del panorama italiano: insieme puntano alla realizzazione di un modello tecnico-economico di gestione degli imballaggi in bioplastica compostabile e degli scarti di pretrattamento della frazione organica all’interno degli impianti integrati di digestione anaerobica e compostaggio.
«La partnership con Iren sarà strategica non solo per migliorare la gestione dei rifiuti, ma soprattutto per chiudere il ciclo del carbonio, rigenerare i suoli e decarbonizzarel’atmosfera, sperimentando soluzioni nuove in una logica di learning by doing», spiega l’ad di Novamont Catia Bastioli.
Più nel dettaglio, le due aziende si impegnano allo sviluppo di progetti specifici per la gestione ottimizzata di manufatti e imballaggi compostabili, il loro recupero e valorizzazione insieme alla frazione organica dei rifiuti solidi negli impianti di trattamento Iren. Accanto all’istituzione di un tavolo tecnico di lavoro finalizzato allo scambio bilaterale di informazioni, conoscenze ed esperienze, l’accordo prevede l’organizzazione di flussi dedicati (anche di natura sperimentale) di frazione organica con prodotti compostabili monouso provenienti da mercati, esercizi di ristorazione e grandi eventi. Diversi i progetti inseriti nell’accordo, fra cui la realizzazione di un modello tecnico-economico di gestione efficiente e ambientalmente sostenibile degli scarti generati durante le fasi di pretrattamento della frazione organica all’interno degli impianti di digestione anaerobica e compostaggio, mediante tecnologie di selezione ottica, massimizzandone il recupero. All’interno dell’accordo triennale sono previste anche attività congiunte per diffondere l’utilizzo del compost e valorizzare al meglio la cultura del compostaggio, in collaborazione con la Fondazione Re Soil.
«L’accordo siglato con Novamont – aggiunge il presidente di Iren, Renato Boero – costituisce un esempio concreto di ricerca e innovazione applicate agli asset impiantistici di Gruppo, elementi fondamentali per raggiungere gli sfidanti obiettivi di sostenibilità ambientale ed economia circolare che Iren ha inserito nel proprio piano industriale al 2025».
L’importanza dell’accordo travalica però i confini societari, e potrebbe rivelarsi di particolare importanza per un territorio come quello della Toscana, tra i primi a segnalare le crescenti difficoltà di gestione nella filiera dell’organico legate alla diffusione massiccia di bioplastiche e non solo.
Anche in Toscana l’organico rappresenta infatti sia la frazione più pesante della raccolta differenziata (il 40,2% in peso, pari a oltre 514mila tonnellate/anno), sia una delle più critiche da gestire. Circa il 10% dei rifiuti organici toscani travalica i confini regionali in cerca di impianti, perché sul territorio non ce n’è abbastanza, ma in molti casi anche quelli presenti sono in sofferenza.
L’arrivo di Iren, insieme all’accordo siglato oggi con Novamont, potrebbe aiutare a migliorare su entrambi i fronti. Da novembre 2020, a seguito dell’acquisto della divisione Ambiente di Unieco, Iren è infatti sbarcata nel settore ambientale in Toscana, con specifiche attività nell’Ato Toscana Sud, controllando o partecipando Csai, Futura, Rimateria, Scarlino energia, Sei Toscana e Sienambiente.
Di certo però si tratta di un problema che non riguarda solo la Toscana: negli ultimi 3 anni la presenza di bioplastiche compostabili nella raccolta degli scarti di cucina è più che triplicata (e va ricordato che in molte occasioni abbiamo sottolineato come questo stesse rappresentando anche un problema), passando dalle circa 27.000 t/anno dell’indagine del 2016/2017 alle circa 83.000 t/anno di quella del 2019/2020. Al contempo aumenta però anche la plastica tradizionale che viene erroneamente conferita nell’umido, che passa dalle circa 65.000 t/anno del 2016/2017 alle circa 90.000 t/anno del 2019/2020, creando più di qualche grattacapo alla filiera del recupero.