Rifiuti, almeno 5 anni per gli impianti Aspettando il via al Piano regionale

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Rifiuti, almeno 5 anni per gli impianti Aspettando il via al Piano regionale

Corriere Fiorentino

Rifiuti, almeno 5 anni per gli impianti Aspettando il via al Piano regionale

Autorizzazioni in 2 anni, poi 3 per costruirli (salvo ricorsi). Monni: i rincari non dipendono solo da questo

Mauro Bonciani

Quello dei rifiuti, tornato alla ribalta per l’aumento sostanzioso delle bollette per aziende e cittadini, non sarà in ogni caso un problema dalla rapida soluzione. Al nuovo Piano regionale, oltre 1,5 miliardi di investimenti, serviranno 5 anni dal momento della sua approvazione per vedere i primi impianti importanti in funzione — due anni per le autorizzazioni, tre per realizzarli — anche se altri sono più vicini. Ma ancora il Piano deve essere approvato, dopo un anno e mezzo dall’inizio della nuova legislatura regionale.

«Nel pieno di una pandemia, abbiamo creato le condizioni per raggiungere l’obiettivo di superare le discariche — spiega l’assessore regionale all’Ambiente Monia Monni — Grazie allo strumento dell’avviso pubblico abbiamo la possibilità di affrontare la pianificazione e superiamo la logica dello smaltimento per sostenere un’industria del riciclo. Il piano ha tempi fisiologici di definizione, ma non va fatto tanto per farlo: quello che stiamo definendo porterà la Toscana a competere con le Regioni più virtuose d’Europa». «Gli investimenti proposti nella manifestazione d’interesse per la costruzione dei nuovi impianti superano il miliardo e mezzo di risorse — aggiunge Monni — Si tratta di risorse private, ma questo approccio mette al sicuro le tariffe sul fronte impiantistico». Quanti anni ci vorranno prima di vedere i primi impianti? «Una parte delle proposte, che pesano circa 400 milioni di euro, sono candidate al Pnrr e contiamo di raccogliere quante più di risorse possibili. Gli impianti sono diversi e variegati, i primi vedranno la luce nel 2023, ma nessuno ha la bacchetta magica. Servono istanze, autorizzazioni e tempi di realizzazione e messa in esercizio».

Senza contare le resistenze e la diffidenza, spesso paura, con cui questi impianti vengono accolti da territori e comitati: «La Toscana può fare un salto culturale — sottolinea l’assessore — Gli impianti non tratteranno più rifiuti per smaltirli, ma hanno l’ambizione di generare nuovi prodotti, di creare una vera industria del riciclo. Per superare la diffidenza serve trasparenza, partecipazione e rigore. È la strada che stiamo seguendo». Su quando la Toscana potrà essere autosufficiente, non esportare più rifiuti, Monni conclude: «La Toscana lo è già nello smaltimento dei rifiuti urbani, m è un’autosufficienza che poggia sul sistema delle discariche. Il nostro obiettivo è continuare ad assicurare l’autosufficienza ma orientandoci verso le migliori soluzioni ambientali e gestionali: riciclo e recupero. Ma è bene essere chiari per evitare narrazioni fuorvianti: l’aumento della tariffa non è determinata solo dal conferimento agli impianti, bensì da tante altre voci di spesa. E la Regione si sta prendendo carico delle proprie responsabilità e renderà la Toscana competitiva sul piano impiantistico».

E sul Piano rifiuti il governatore Eugenio Giani risponde alle dichiarazioni al Corriere Fiorentino del sindaco di Prato, Matteo Biffoni, secondo cui la vera priorità della Piana non era l’aeroporto di Peretola ma il termovalorizzatore di Case Passerini: «Noi dobbiamo guardare al futuro, alle infrastrutture di nuova generazione, il termovalorizzatore è il passato. Forse Biffoni si riferisce non a noi ma al fatto che in passato non erano stati programmati quegli impianti che oggi non danno autosufficienza alla Toscana. Nel momento in cui facciamo un piano, e per realizzare gli impianti ci vogliono comunque degli anni, dobbiamo andare verso l’economia circolare».

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