Il Tirreno, Cronaca di Grosseto
Quattro impianti al Casone
Iren incontra enti e sindacati
Illustrati i progetti di trasformazione del vecchio inceneritore per creare un parco fotovoltaico destinato a produrre energia elettrica
di Massimiliano Frascino
Scarlino Le turbolente vicissitudini dei gessi rossi di Venator sono solo una parte di quello che sta succedendo nell’area industriale del Casone di Scarlino. Iren Ambiente Spa, infatti, ufficializzate le proprie intenzioni di investire nei propri terreni dove troneggia il vecchio inceneritore di Scarlino Energia, sta proseguendo sottotraccia il proprio lavoro di pubbliche relazioni. Con l’obiettivo “politico” di promuovere il più ampio consenso possibile intorno al progetto. Sul quale sta lavorando un team di addetti ai lavori di Iren coordinato dall’ingegnere grossetano Francesco Martino – direttore tecnico della discarica di “Cannicci” – evidentemente scelto per tenere buoni rapporti col territorio. All’inizio di maggio l’azienda ha incontrato i vertici di Confindustria Grosseto nella sala riunioni di Nuova Solmine, dalla quale stando alle indiscrezioni in futuro dovrebbe acquistare energia elettrica per i propri cicli produttivi. La fornitura integrerebbe l’energia elettrica prodotta dal parco fotovoltaico che Iren vorrebbe installare sui propri terreni.
Lo scorso 23 maggio, invece, il management degli emiliani ha illustrato a Cgil, Cisl, Uil e Ugl, i progetti di massima dei quattro impianti che intende realizzare al Casone. Incontri, ovviamente, anche coi sindaci delle Colline Metallifere, a partire da quelli di Scarlino e Follonica.
«L’azienda – sottolinea Francesca Travison, sindaca di Scarlino – ci ha sempre informato delle fasi di avanzamento dell’idea. La progettazione riguarda quelle che Iren definisce le quattro “anime” (impianti, ndc) che comporranno il polo di recupero e riciclo delle diverse tipologie di rifiuti. Un investimento cospicuo al quale non siamo certamente contrari a prescindere. La preoccupazione, tuttavia, riguarda le bonifiche e le quantità di rifiuti in ingresso negli impianti, e il traffico di camion che questa comporterà sulla viabilità. Va poi capito bene come funzionerà il sistema di depurazione, le cui acque finiranno nel canale Solmine.
Il nuovo polo sorgerà all’interno dell’area di proprietà di Iren, e l’azienda ha confermato che presenterò alla Regione la richiesta di valutazione di assoggettabilità alla Via entro settembre. Come Comune vedremo i progetti definitivi prima. Oggi apprezziamo la scelta della rinuncia all’inceneritore, che verrà smantellato per fare spazio ai nuovi impianti».
L’investimento complessivo di Iren sarà di 130 milioni di euro, con la creazione di 114 posti di lavoro nei quattro impianti di cui si parla a oggi. Salvo il fatto che ne sia realizzato un quinto per produrre energia elettrica con il metano, cosa che però non piacerebbe molto alla politica locale che vede come il fumo negli occhi qualunque accenno di nuova ciminiera. Quanto al tema dei rifiuti in ingresso, provenienti per lo più dal bacino di conferimento toscano – legno, pulper di cartiera, plasmix, fanghi di risulta dei depuratori e percolato di discarica – si tratterebbe di circa 400mila tonnellate. Mentre in uscita dal depuratore sarebbero circa 200mila tonnellate di acqua depurata, per una parte almeno della quale l’azienda starebbe pensando a un riutilizzo nei propri cicli industriali. «Come sindacato – chiosa Fabrizio Dazzi, segretario di Filctem Cgil – abbiamo apprezzato il programma di investimenti, e anche il fatto che i materiali recuperati dovrebbero essere spediti via treno, utilizzando il terminal ferroviario di Nuova Solmine. Se tutto andasse nel migliore dei modi, l’impianto di depurazione entrerebbe in funzione nel primo semestre del 2024, e gli altri tre entro la fine del secondo semestre. Con una risposta occupazionale che almeno raddoppierebbe i vecchi addetti di Scarlino Energia».