Pnrr, il Pd smussa la “leggina” che tagliava i controlli ambientali

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Pnrr, il Pd smussa la “leggina” che tagliava i controlli ambientali

Il Tirreno, Attualità

in consiglio regionale

Pnrr, il Pd smussa la “leggina” che tagliava i controlli ambientali

FIRENZE. Smussati gli spigoli, eliminati i commi che avrebbero garantito alla Toscana un’impugnativa del governo di fronte alla Corte costituzionale. Perché la proposta di legge di semplificazione voluta dal Pd e destinata a velocizzare le procedure di approvazione dei progetti del Pnrr non è più quella bocciata dal parere degli uffici giuridici del parlamentino regionale. I tecnici del consiglio regionale del resto avevano avvertito i dem. Il testo stava andando incontro a un ricorso del governo che, una volta approvata, avrebbe impugnato la leggina poiché in conflitto con le leggi nazionali e europee. Così, se prima la proposta di legge 92 prevedeva l’esonero per i progetti da finanziare con il Recovery fund da tutti i controlli per la tutela ambientale, e soprattutto dalla Valutazione di impatto ambientale, adesso il nuovo testo appena corretto e presentato ieri in commissione ambiente contempla l’esclusione soltanto dalla Vas, la Valutazione ambientale strategica. Non solo. I dem, dopo il lavoro di mediazione con le parti sociali di Ylenia Zambito, la lettiana responsabile urbanistica del Pd toscano, hanno modificato l’intero impianto dell’articolo 1 della proposta di legge, che fino a un mese fa di fatto smontava la legge regionale 65 del 2014, ovvero la legge Marson, di fatto tagliando fuori da conferenze dei servizi e iter di verifica i progetti finanziati dal Pnrr. «Sono stati eliminati tutti i profili di incostituzionalità, così può andare», dicono nell’area dem che più aveva espresso dubbi sulla prima versione. «Ma restano delle insidie importanti – dice Alessandro Capecchi, consigliere regionale di Fdi – Ad esempio, la conferenza dei servizi si esprimerà su sollecitazione dell’amministrazione competente, che non è il Comune su cui ricade il progetto ma l’ente finanziatore. Nel caso di un ospedale di comunità sarebbe una Asl. Difficile che il controllore voglia essere controllato. Senza contare che ai consigli comunali è riservato un dovere di “presa d’atto” delle decisioni della conferenza dei servizi, senza nessun potere di interdizione». M.N.

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