Il Tirreno, Cronaca di Piombino-Elba
Passa alla Regione la responsabilità di gestire la discarica
Quale sia la scadenza non è dato sapere. Ma è di certo ravvicinata. Un paio di settimane o giù di lì. Poi dovrebbe chiarirsi la strada imboccata con il fallimento da Rimateria. È un intrico di competenze e responsabilità. A cui si aggiunge l’indagine avviata dalla Procura di Livorno che vede sette indagati, con varie ipotesi di responsabilità, per bancarotta fraudolenta.
Giorni caldissimi per i 41 dipendenti Rimateria. Esaurite le ferie residue l’unica certezza per loro è lo spettro del licenziamento. A meno di soluzioni da costruire al tavolo di crisi, che la Regione Toscana, a più di una settimana dalla sentenza del tribunale di Livorno che ha decretato il fallimento dell’azienda, non ha ancora convocato. L’attesa, che ad oggi ha il sapore della speranza, è che lo faccia questa settimana.
Intanto la curatrice fallimentare Francesca Ozia sta facendo fronte alla sicurezza dell’impianto, garantendo i servizi di sorveglianza attiva per percolato e biogas prodotti dalla discarica. Non era scontato. Ma è un’attività a termine. Aver escluso l’esercizio provvisorio dell’impresa, nel mandato ricevuto dal tribunale, significa che le chiavi dell’impianto presto saranno portate in Regione che ha la competenza in tema di rifiuti, non fosse altro per la titolarità delle fideiussioni rilasciate a garanzia dell’autorizzazione integrata ambientale dall’azienda di Ischia di Crociano.
Tra l’altro la possibilità che la riscossione delle fideiussioni abbia tempi brevi è tutta da verificare. Valgono 10 milioni di euro e non garantiscono le risorse necessarie alle operazioni di chiusura della discarica e gestione post mortem, una ventina di anni. Servono almeno 15 milioni a detta degli esperti. Oltretutto, il rischio di nuovi contenziosi è altissimo. Il clima è ancor più cupo del periodo in cui il socio privato Navarra ha fatto causa ad Asiu in liquidazione e al Comune di Piombino, in qualità di azionista di maggioranza assoluta, chiedendo danni per circa 25 milioni di euro. Tanti sono i tasselli a cui mettere ordine. C’è il piano dell’azione della curatrice fallimentare, che deve garantire la maggiore soddisfazione possibile dei creditori. Prospettiva da cui è escluso l’esercizio provvisorio della impresa, come detto. Quindi, nessun conferimento di rifiuti in discarica. Restano circa 60mila metri cubi disponibili e tali resteranno. A breve sarà la Regione a dover esercitare il potere sostitutivo che le affida la legge e gestire l’impianto nei modi e nelle forme che saranno possibili. La vicenda Rimateria è un groviglio di responsabilità, politiche e tecniche di lungo corso. Ma reclama una soluzione. Impossibile voltare le spalle a un impianto che continua, e lo farà per molti anni, a produrre percolato e biogas. Due aspetti che devono essere gestiti senza soluzione di continuità. Tanto che la curatrice fallimentare non può fare altro che consegnare le chiavi della discarica alla Regione. E dall’altra andare alla pubblicazione della manifestazione d’interesse per la ricerca di una società interessata a rilevare l’impianto. Il tutto nell’interesse dei creditori dell’azienda, che sfumato il concordato in continuità dovranno accontentarsi di percentuali di pagamento ben più contenute di quelle annunciate solo alcune settimane fa dal consiglio di amministrazione Rimateria nel presentare il piano, poi ammesso dal tribunale di Livorno.A proposito di possibili acquirenti dell’impianto di Ischia di Crociano si vocifera che interessamenti ci siano stati anche prima della sentenza che ha preso atto della richiesta di autofallimento presentata dal consiglio di amministrazione Rimateria. E se così fosse la dice lunga su una realtà che da anni continua a riservare colpi di scena e creare più di un problema. Tra quest’ultimi quelli rimasti al palo della messa a norma del sito di discarica che avrebbe dovuto marciare di pari passo con i conferimenti di rifiuti e concludersi nell’arco di un anno sulla base del piano di concordato in continuità, saltato in corso d’opera per la decisione dei soci privati Navarra e Iren Ambiente di non garantire la liquidità che si erano impegnati a mettere nell’operazione.I sindacati, da parte loro, auspicano che non si arrivi ai licenziamenti. La continuità del rapporto di lavoro è un presupposto necessario perché i 41 addetti possano rientrare in azienda sia durante la fase della temporanea gestione da parte della Regione che in caso dell’arrivo di un acquirente. Ad oggi sono sei gli addetti impegnati per la gestione di biogas e percolato. Tre le direttrici a cui guardano i sindacati. La richiesta di accesso ad ammortizzatori sociali che sarà presentata in settimana dalla curatrice, il ricorso alla legge Madia per la mobilità dei dipendenti verso aziende partecipate o il distacco verso altre imprese, anche del privato.