La Nazione, Cronaca di Pisa – Pontedera
Nuovo impianto di compostaggio «Siamo in dirittura d’arrivo»
La Geofor verso la conclusione del grande appalto che ha subito svariati intoppi negli anni
«Stiamo già provando l’automazione. Superata questa fase potremo ospitare i primi rifiuti»
di Sarah Esposito PONTEDERA A fine marzo i primi rifiuti varcheranno l’ingresso del nuovo impianto di compostaggio di Geofor a Pontedera. Una storia iniziata ormai sei anni fa, con la prima pietra posta nel 2017 e la speranza di vedere tutto in funzione entro due anni. Il fallimento della ditta che si occupava della parte elettromeccanica ha generato il primo ritardo, poi l’attesa della liquidazione, la nuova gara e l’iter burocratico di questa hanno fatto slittare i tempi fino al 2020. Da lì è cominciato un altro travaglio, la pandemia le difficolta nel reperimento delle materie prime e l’innalzamento dei prezzi, fino ad ora. Entriamo in anteprima nel nuovo impianto per capire come funzionerà. A farci strada ci sono Giuseppe Merico responsabile degli impianti, Pietro Cavina responsabile controllo di gestione, il direttore dei lavori Piero Olivieri e Stefano Bozano Gandolfi di Bta Italia.«Finalmente ci siamo – ci spiegano –. A fine ottobre sono cominciati i collaudi a freddo, mentre adesso stiamo provando l’automazione. Superata questa fase potremo ospitare i primi rifiuti». I numeri del nuovo impianto li conosciamo da tempo: una capacità di trattare fino a 44mila tonnellate all’anno di rifiuto organico proveniente dalla raccolta differenziata, oltre alle 7mila tonnellate di sfalci e potature, per produrre tra le 7mila e le 7500 tonnellate di compost. L’impianto funziona in pratica come un vero e proprio organo digestivo. In entrata arriva il rifiuto organico mentre in uscita i prodotti sono due: compost e biogas. Un passaggio successivo, e per cui esistono già dei progetti con l’università di Pisa, sarà quello di produrre anche biometano. «Il nostro obiettivo – continuano – è arrivare quanto prima all’autonomia (cioè trattare qui a Pontedera tutti i rifiuti organici del bacino Geofor che si aggirano sulle 39 mila tonnellate all’anno, ndr) per non dover dipendere da impianti terzi. Un vantaggio economico ma anche ambientale. In pratica qui si potrà chiudere il cerchio dei rifiuti». Tra le opere che mancano da realizzare ci sono quelle civili che riguardano la nuova strada di accesso all’impianto, che sarà sul retro guardando verso la discarica Ecofor e il piazzale di ingresso e poi manca da completare l’ultima parte del capannone dedicata allo stoccaggio. In pratica i camion con i rifiuti entrano nella prima parte detta di ricezione, l’organico passa attraverso un biofiltro composto da cippato di legno. Poi attraverso della macchine che separano l’organico dalle impurità. Da qui il passaggio ai biodigestori e l’estrazione del biogas e infine la fase di compostaggio. Un impianto che sarà sempre attivo e che vedrà alternati su due turni una decina di lavoratori. «La novità rispetto al vecchio impianto – concludono – è che il processo si sviluppa in maniera anaerobica a umido, con dei filtri per l’aria estratta». Un modo per mettere fine alle maleodoranze.