Il Tirreno
“Abbiamo esplorato tutto l’esplorabile”
Il materiale ritrovato è in buone condizioni
PIOMBINO Proseguono le ricerche in mare delle ecoballe disperse nel golfo di Follonica ormai da cinque
anni, con la Marina che ha messo in campo tre navi specializzate e i sub del Consubin.In teoria siamo a
metà del lavoro, nel senso che delle 56 ecoballe ufficialmente disperse 12 sono state recuperate (una
tredicesima è localizzata ma non è semplice da portare a galla perché incrostata col fondo marino e a una
profondità di 60 metri) e 16 nel tempo sono riemerse o ritrovate dai pescatori.Ma l’operazione sembra
sempre più complessa. È stato allargato anche il raggio degli interventi per portare in superficie altre
ecoballe prima che arrivi l’autunno, non pare però più così scontato che alla fine tutto il carico disperso sia
recuperato.Impressione che si ricava anche dalle parole del responsabile dell’area emergenze ambientali in
mare di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), Ezio Amato, che in un’intervista al
portale Intoscana, spiega come le incertezze siano legate anche al fatto che «nessuno ha mai raccolto
ecoballe dai fondali marini, è un qualcosa di mai affrontato prima».Il dato confortante, secondo le parole di
Amato, è che «ipotizzavamo come dopo 5 anni sul fondale, quello che teneva insieme le ecoballe poteva
essersi disgregato. Dopo i primi recuperi, abbiamo verificato che le ecoballe erano tutte integre e che la
frammentazione paventata della plastica in microplastiche è ancora molto lontana dal poter avvenire. Le
ecoballe recuperate sono venute su tutte perfettamente integre con tanto di fascetta, scongiurando i nostri
timori iniziali». Tutto ciò anche se «l’ecoballa si è trasformata in un falso fondale rigido che ha prodotto una
diversa composizione della fauna – prosegue Amato – ma quali siano in termini economici ed ecosistemici le
conseguenze è molto ma molto arduo da dirsi».Sul recupero completo secondo il responsabile dell’Ispra ci
sono troppe variabili sconosciute: «Sono state gettate tutte qui? – dice Amato – Quante ne hanno recuperate
i pescatori? Quando le hanno recuperate, le hanno consegnate tutte alla Capitaneria o alcune sono state
rigettate in mare? Che fine hanno fatto? Purtroppo non ci sono risposte a queste domande. Una volta
recuperata dal fondale, una balla galleggia per un periodo di tempo non determinabile e può essere portata
in giro dalle correnti che nel Golfo di Follonica sono particolarmente intense e in superficie».Anche su queste
incertezze si puntano i dubbi di Amato su un recupero totale delle ecoballe: «I tempi delle operazioni sono
determinati dal meteo – sostiene nell’intervista con Intoscana – e dal sapere dove si trovano le ecoballe che
devono ancora essere recuperate. Abbiamo esplorato tutto l’esplorabile e anche di più. Potremmo andare in
giro per il Mediterraneo a cercare le ecoballe, potrebbe essere un’attività di interesse ma alla fine il bilancio
costi-benefici andrebbe pesantemente dalla parte dei costi e peserebbe sulle spalle dei cittadini».