Nell’economia circolare l’Italia è meglio di Francia e Germania

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Nell’economia circolare l’Italia è meglio di Francia e Germania

Italia Oggi

Nell’economia circolare l’Italia è meglio di Francia e Germania

di Filippo Merli

Sono le grandi potenze che influenzano la politica dell’Unione europea. Francia e Germania. Parigi e Berlino. E l’Italia? Con l’avvento di Mario Draghi a Palazzo Chigi il peso diplomatico nell’Ue è aumentato. Ma fuori dai confini istituzionali c’è un settore nel quale le aziende italiane dominano da tempo su quelle francesi e tedesche: l’economia circolare.

La scorsa primavera il rapporto curato dal Circular economy network vedeva l’Italia primeggiare sulle cinque principali economie dell’Unione europea. Anche Eurostat, in materia di riciclo dei rifiuti, ha registrato il record dell’Italia: 79% sul totale dei rifiuti urbani e speciali, nettamente superiore al 49% della media Ue e ben maggiore rispetto a Germania (69%) e Francia (66%).

Il governo Draghi, nel Pnrr, ha destinato circa 70 miliardi di euro alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica. La conferma degli investimenti green effettuati tra i confini italiani è arrivata dalla seconda edizione di 100 Italian circular economy stories, una ricerca realizzata dalla Fondazione Symbola e da Enel che illustra e racconta, attraverso 100 esempi virtuosi dell’economia, come in Italia la sensibilità alla seconda vita dei materiali sia divenuta motivo di successo internazionale.

Con 270 tonnellate di materiali utilizzati per milione di euro prodotto, inferiore rispetto a quello della Germania (333), l’Italia è il paese più efficiente tra gli Stati dell’Unione europea nel consumo di materia. Il successo italiano nel sistema basato sul riciclo è stato sintetizzato dal presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci: «La carenza di materie prime ci ha spinto a utilizzare quella fonte di energia rinnovabile e non inquinante che è l’intelligenza umana». Italiani popolo di santi, poeti e riciclatori. Tra le 100 storie prese in esame dal dossier di Fondazione Symbola ed Enel c’è quella di Acbc, azienda milanese delle calzature che ricava materie prime da scarti di mele, ananas, alghe e uva. A Lecce è nata Made in carcere, un marchio tessile che offre una seconda opportunità sia alle donne detenute sia ai tessuti riciclati, che vengono impiegati per creare borse, accessori e custodie. La bergamasca Valcart intende sostituire più di 10 milioni di contatori elettronici di prima generazione con nuovi open meter realizzati in plastica riciclata. La veneta Favini parte da scarti industriali di diverse filiere per produrre carte ecologiche. Nel report ci sono altri 96 esempi come questi. Perché se Francia e Germania hanno una sorta di monopolio politico sull’Ue, nell’economia circolare la superpotenza è l’Italia.

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