La Nazione, Cronaca Toscana
Multiutility dei servizi, la Toscana dà la spinta «Soldi investiti sul territorio e cittadini tutelati»
Dopo il pronunciamento del tribunale resta alta la tensione dentro Publiacqua tra soci pubblici e privati. Giani: «Si vada avanti»
di Luigi Caroppo, FIRENZE
La multiutility toscana dei servizi non è solo un’opportunità, ma un’esigenza per far ricadere gli investimenti direttamente sul territorio con attenzione puntuale alle necessità dei cittadini (anche per le bollette): è il credo del presidente della Toscana Eugenio Giani che rilancia in pieno il progetto di aggregazione di società dei servizi (acqua, rifiuti, energia) ora che si apre un autunno decisivo per dare la svolta alla nascita del colosso toscano, tanto grande da potersi quotare, in un prossimo futuro, anche in Borsa. Ma ci sono i soci privati nelle società partecipate da liquidare o con cui arrivare a fine corsa. E non è partita facile da gestire. Il clima non è disteso e non è improntato al dialogo. Il casus belli ha come scenario Publiacqua (che con Alia e Consiag vuol dar vita alla multiutility). Il socio privato di Publiacqua (Acea e altri) aveva fatto ricorso al Tribunale delle imprese per annullare la convocazione dell’assemblea di Publiacqua chiamata a pronunciarsi su «importanti punti propedeutici alla costituzione della multiutility toscana». Il giudice, dopo una prima sospensiva, ha dato torto ai privati con la piena soddisfazione di Acqua toscana spa, la società rappresentante i soci pubblici di Publiacqua, creata per dare gambe e testa al colosso pubblico dei servizi.«Ribadisco con convinzione – sottolinea il presidente toscano Giani parlando della strategia complessiva per la creazione del colosso dei servizi – che la strada da seguire è quella della multiutility regionale. Abbiamo una duplice necessità: da una parte che gli investimenti con gli utili restino sul territorio in maniera efficace e non entrino nei bilanci di società private, dall’altra avere una gestione unitaria per servizi fondamentali per imprese e cittadini».E traccia la strada da percorrere: «Il sentiero è definito dai primi Comuni e dalle società partecipate. Firenze, Prato ed Empoli credono in questa operazione come ci crede la Regione Toscana. Non è più utile che le risorse finiscano altrove e che società private del Lazio o dell’Emilia condizionino la gestione dei servizi nella nostra regione». E se l’addio ai privati può essere accidentato «bisogna fare tutti i passi necessari per far tornare in mano pubblica i servizi ai cittadini» anche al rischio di arrivare a fine affidamento al socio privato (nel 2024 all’interno di Publiacqua). Giani fa chiaro riferimento alla sinergia tra Acea, Suez e Mps, soci di Acque Blu Fiorentine presente al 40% in Publiacqua. Il tribunale l’altro giorno ha, in maniera chiara, riconosciuto la legittimità di tutti gli atti che hanno portato alla convocazione del cda di Publiacqua chiamato a deliberare in merito alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa sull’affidamento di uno studio di fattibilità sulla multiutility, atti «orientati all’esclusivo vantaggio dell’interesse di Publiacqua». Dopo questo pronunciamento del tribunale «auspichiamo che Acque Blu Fiorentine possa cambiare atteggiamento rispetto ad un percorso di crescita e di reale rafforzamento della società, che consenta di poter realizzare nuove efficienze e maggiori investimenti ad esclusivo vantaggio della qualità del servizio reso ai nostri clienti, anteponendo l’interesse di Publiacqua e del territorio toscano a quello dei singoli azionisti» ha scritto in una nota Simone Faggi, amministratore di Acqua Toscana. Da qui a un mese si capirà molto di più anche perché si vota a Roma e il Comune capitolino è socio di Acea. Certo è che finora gli ostacoli sono stati molteplici: una vera guerra di posizione con strategie opposte nel cda di Publiacqua manifestate dal presidente Lorenzo Perra (ex assessore fiorentino, espressione pubblica) e dall’ad Paolo Tomino Saccani (espressione Acea). Lo scontro continua. Acea non ha mai partecipato all’assemblea dei soci e c’è bisogno di una maggioranza qualificata per modificare pesi e contrappesi dentro il cda.