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Monni “Dove farli non lo decideremo noi ma chi partecipa al bando”

La Repubblica – Firenze

Monni “Dove farli non lo decideremo noi ma chi partecipa al bando”

L’intervista all’assessora regionale all’Ambiente

Assessora Monni, la Toscana sconta una terribile carenza di impiantistica moderna per i rifiuti urbani e le bollette lievitano. Questo sarà un piano risolutivo?

«La Toscana non vive un’emergenza rifiuti perchè abbiamo tante discariche, anche se dobbiamo essere consapevoli che dovremo arrivare ad usarle sempre meno, 10% al massimo entro il 2035. E diciamo anche che l’aumento delle bollette non dipende solo dalla carenza di impianti i cui costi di realizzazione anzi, secondo il vecchio modello Case Passerini, sarebbero dovuti in parte finire in bolletta, facendole aumentare ancora. Ora il nostro obiettivo è chiudere il ciclo in Toscana. Il piano tradizionale dei rifiuti prevedeva obiettivi di differenziata e definiva dove venivano localizzati inceneritori e discariche. Noi cambiamo tutto.

Puntiamo ad un documento moderno e pienamente basato sull’economia circolare.

Prevederemo le “officine del riciclo” e impianti di riciclo, dai pannolini ai materassi. Poi immaginiamo di far nascere fabbriche di materiali per il recupero dei rifiuti, prima di smaltirli. Puntiamo alle migliori soluzioni, le Bat, “best available technologies”. Per l’umido abbiamo già una previsione di impianti per il compostaggio sufficiente. Per il resto abbiamo deciso di fare un avviso pubblico verde rivolto a soggetti pubblici o privati».

Cioè non sarà la Regione a stabilire dove fare gli impianti?

«La logica delle localizzazioni stabilite dalla Regione non ha funzionato. Il termovalorizzatore di Case Passerini è localizzato da 20 anni ma non si è mai fatto. Io a fine luglio porto in Consiglio il primo step del piano, il monitoraggio. Con l’impiantistica attuale, comprese le chiusure previste di inceneritori, stimiamo di dover portare a recupero 400 mila tonnellate di rifiuto secco non differenziabile. Vogliamo andare a sollecitare i privati, il mercato, per capire chi potrebbe essere interessato a gestire questi rifiuti»

Non è compito della politica decidere dove trattare i rifiuti?

«Non vogliamo fare partecipazione ma condivisione, con le amministrazioni locali, i gestori e anche i privati . Siamo d’accordo che servono impianti ed economia circolare ma i piani localizzativi non hanno avuto successo. Anche perchè poi il problema non è localizzarli ma farli questi impianti. Nell’avviso noi diremo: abbiamo queste quantità di rifiuti, di queste caratteristiche, voi diteci quanti ne potete assorbire. E proponeteci come. Chiederemo a soggetti pubblici o privati che hanno la disponibilità di un’area già pianificata urbanisticamente, meglio se con impianti vecchi da riconvertire, di farsi avanti. Noi metteremo dei paletti grossi».

Non lasciate tutto ai privati?

«No, affatto. E’ un mercato regolato da noi. Il Comune deve essere d’accordo, il prezzo del conferimento agli impianti lo determiniamo noi, la tecnologia va scelta fra le migliori, devono proporci impianti che non producano Co2, presentarci la situazione emissiva prima e dopo. Se vogliono gestire rifiuti urbani tal quali, staranno dentro il piano e saremo noi a localizzare. Il finanziamento eventuale di questi impianti avverrà in quota parte tramite tariffa. Se invece coloro che partecipassero all’avviso volessero trattare rifiuti speciali di derivazione urbana come potrebbe essere il Css, la loro proposta sarà fuori dal piano. La localizzazione la stabilirebbero loro coi Comuni e le Ato li convenzionerebbero sottoponendoli a tariffe e controlli pubblici. Insomma la realizzazione sarebbe sottoposta alla regolazione e ai paletti che mette la Regione. Il finanziamento in questo caso non sarebbe pubblico. In prospettiva è un modo per far scendere la tariffa. O quantomeno per non farla salire».

Le grane dei distretti produttivi stanno esplodendo, dalla carta al conciario. Che farete?

«Abbiamo 11 tavoli e su alcuni siamo molto avanti. Noi aiutiamo a trovare soluzioni, poi tocca a loro. Sul Keu dovremo fare una riflessione, intanto i controlli Arpat sui pozzi sono rassicuranti». — e.f.

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