La Nazione, Cronaca di Grosseto
E’ partita la nuova spedizione di Greenpeace ’Difendiamo il mare’
PORTO SANTO STEFANO La situazione si fa ogni giorno sempre più preoccupante. La bomba ecologica rappresentata dalla presenza sui fondali a largo di Cerboli delle balle di combustibile solido secondario perse in mare nel luglio 2015 dalla motonave ‘Ivy’ rischia infatti di esplodere da un momento all’altro. Quel che rimane delle ecoballe adagiate a 60 metri di profondità nel golfo di Follonica si sta piano piano sfaldando con il concreto rischio della dispersione in mare di tonnellate di plastica. Un quadro di grande precarietà che rappresenta non solo una minaccia per l’ambiente, in primis per l’ecosistema marino che ne risentirebbe dal più piccolo al più grande degli organismi, ma anche una fonte di potenziale danno di immagine per un’ampia fascia costiera che vive di turismo. La soluzione del problema è una sola: le ecoballe vanno recuperate. Tra il dire ed il fare c’è però di mezzo ….la burocrazia. Il via libera alle operazioni di recupero stenta ad arrivare. Ed anche l’ultimo sollecito inviato al premier Conte dal sindaco di Piombino e dal commissario prefettizio di Follonica perchè venga dichiarato lo stato di emergenza che consentirebbe di velocizzare l’iter dell’operazione, al momento sembra non aver sortito alcun effetto. Nel frattempo l’allarme plastica nei nostri mari non si ferma e vive un altro capitolo con la diffusione da parte di ‘Greenpeace’ della ricerca condotta nella primavera 2019 con l’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino del Cnr di Genova e l’Università politecnica delle Marche durante il tour «Mayday Sos plastica». Risultati che sono stati diffusi ieri in occasione della partenza da Porto Santo Stefano della nuova spedizione ‘Difendiamo il mare’. «I risultati – sostiene ‘Greenpeace’ – mostrano che nel tratto di mare investigato la presenza di microplastiche non risparmia aree potenzialmente poco impattate come Capraia, in cui è stata registrata la concentrazione più alta, oltre 300mila particelle per chilometro quadrato. In quest’area, a causa di una circolazione anticiclonica nota come Capraia Gyre, può crearsi una zona di accumulo di microplastiche»