L’organico verso Milano e Padova, i rifiuti industriali a Reggio e Parma: dove finiscono i nostri sacchi

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L’organico verso Milano e Padova, i rifiuti industriali a Reggio e Parma: dove finiscono i nostri sacchi

Corriere Fiorentino

Così gli scarti speciali diventano energia e abbattono le bollette (degli emiliani)

L’organico verso Milano e Padova, i rifiuti industriali a Reggio e Parma: dove finiscono i nostri sacchi

Giorgio Bernardini

Novecento mila tonnellate a spasso per l’Italia. Sono i rifiuti raccolti da Alia, il gestore che si occupa dei rifiuti della Toscana centro. Abbiamo seguito sulla mappa il viaggio dei camion che da cassonetti e aziende rimbalzano tra impianti e discariche.

Indifferenziato verso Montale e Poggibonsi

Dai pannolini ai cd, l’indifferenziato percorre circa 100 chilometri. Mozziconi di sigarette e cenere, giocattoli rotti, spugne e piatti di plastica: quello che comunemente in casa si getta nei sacchi neri, con i camion viene trasportano dopo il ritiro nei punti di smistamento, solitamente a una manciata di chilometri da dove è stato conferito. Poi, da Empoli, come da Firenze e Prato, viaggia verso l’unico vero impianto di termovalorizzazione dell’Ambito territoriale (Ato) Toscana centro, quello di Montale, dove finiscono 46 mila tonnellate l’anno, operativo fino alla saturazione. Ragione per cui i Comuni debbono mandare gran parte dei contenuti dei sacchi neri altrove, a Poggibonsi, che fa parte però di un diverso ambito territoriale, il Sud. Anche lì c’è un termovalorizzatore. I camion partono quotidianamente e percorrono da 10 a 100 chilometri, a seconda della distanza tra lo smistamento e lo smaltimento: un sacco nero preparato in un condominio di San Marcello Pistoiese che deve esser portato nel senese, ad esempio, ne dovrà percorrere anche di più. Di motivi per preoccuparsi ce ne sono già abbastanza, ma uno incombe su questa gestione: l’impianto di Montale, da programma, l’anno prossimo chiuderà i battenti

Indifferenziato trattato a Peccioli e Firenzuola

Non tutti i rifiuti indifferenziati finiscono a Montale e Poggibonsi. Molti di quelli contenuti nei sacchi neri non superano l’esame chimico a cui sono sottoposti quando arrivano nei depositi e sono reindirizzati in impianti di trattamento biologici: capannoni dove si svolge un processo di lavorazione dei rifiuti a freddo, attraverso la separazione in due parti, una frazione umida e una secca. Tutte le discariche ne hanno uno, il più significativo della Toscana è quello di Case Passerini, nel Comune di Sesto Fiorentino. Proprio dove a lungo si è progettato di costruire il termovalorizzatore che non vedrà mai la luce. L’ammontare di indifferenziato, trattato e non, è di circa 250 mila tonnellate l’anno. Dopo il trattamento questi rifiuti divengono selezionati e infine iniziano l’ultimo viaggio verso le due discariche dell’Ato: verso Peccioli, dove vanno 73 mila tonnellate l’anno, e verso Firenzuola che accoglie 37 mila tonnellate l’anno.

Organico verso Nord

La maggior parte dei rifiuti toscani è trattato con la raccolta differenziata: il 67%. Protagonista di questi viaggi è l’organico. Nei sacchi verdi o trasparenti ci finiscono gli alimentari, i cibi avanzati, il terriccio, i resti di frutta e verdura, i gusci di uova. Che dalle case prendono la via dei centri di smistamento. Un viaggio decisamente più lungo dei precedenti: la maggior parte di questa frazione infatti lascia la Toscana alla volta di Lombardia e Veneto, per essere trasportato per lo più negli impianti di Milano e Padova, a oltre 300 chilometri dal luogo di produzione.

Speciali in Emilia

Ultimo capitolo, cospicuo e impattante, quello dei rifiuti da lavorazioni industriali. Cartario, tessile e distretto del cuoio producono rifiuti speciali dalle loro lavorazioni. E qui lo smaltimento si fa complicato, sottoposto a variazioni impercettibili di legge e a ordinamenti che derivano da enti sovranazionali. Gran parte di queste aziende deve gestire una porzione dei suoi scarti in maniera privata. C’è tuttavia una serie di azioni di raccolta e smaltimento che in maniera separata opera Alia. Al netto delle gestioni illegali, ritiro e conferimento di scarti speciali prendono la via dell’Emilia Romagna: gli impianti di Reggio Emilia e Parma, dove questi rifiuti vengono trasformati in energia che abbatte le tariffe. Le loro, però.

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