Italia Oggi
Secondo Unioncamere Piemonte il 43% delle imprese locali ne ignora i princìpi fondamentali
Le Camere di commercio hanno lanciato un progetto di informazione e formazione
di Filippo Merli
«Economia che?». Eppure si legge e si sente ovunque. Per le aziende che potrebbero trarne i potenziali vantaggi, però, l’economia circolare è ancora una sconosciuta. Secondo un’indagine di Unioncamere Piemonte circa il 43% delle imprese manifatturiere locali non è a conoscenza dei princìpi base del sistema fondato sul riciclo e sulla rigenerazione. Con un dato significativo: la percentuale sale al diminuire della dimensione aziendale.
Pochi giorni fa il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha annunciato un piano di 1.000 miliardi per il Green deal. L’obiettivo dell’Ue è ridurre le emissioni di gas serra del 40% entro il 2030. Per raggiungere lo scopo è essenziale incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili e promuovere l’economia circolare. A patto che le aziende ne conoscano i presupposti. Cosa che, secondo Unioncamere Piemonte, in larga parte ancora non è avvenuta.
Secondo la rilevazione, che ha coinvolto 1.851 imprese piemontesi, le carenze conoscitive più consistenti riguardano le industrie del legno e del mobile, col 47,8%, e quelle meccaniche, col 46,8% che ignora le basi dell’economia del riciclo. Tra le aziende manifatturiere del Piemonte che invece dichiarano di conoscere i princìpi base meno del 10% li applica in maniera sostanziale, il 48% li attua solo parzialmente, mentre il 43% non li mette in pratica. «Quest’anno le Camere di commercio piemontesi hanno deciso di intraprendere un primo progetto di informazione e formazione per le imprese sull’economia circolare», ha spiegato il presidente di Unioncamere Piemonte, Vincenzo Ilotte. «Il progetto ha come obiettivo quello di sensibilizzare le imprese e il territorio sui temi dell’economia circolare, nell’ottica di far acquisire una maggiore consapevolezza di pratiche e modelli di business sostenibili per l’ambiente che siano competitivi anche da un punto di vista economico. Il nostro dovere è rispondere alla necessità di approcciare questa tematica non solo da una prospettiva sociale».
Altro dato: per il 30,4% delle aziende tra gli ostacoli che impediscono di adottare le misure dell’economia circolare c’è la mancanza di esperienza o la carenza di competenze sul tema. «L’economia circolare viene confusa col riciclo», ha sottolineato Nadia Lambiase, dottoranda in Innovation for the circular economy all’università di Torino. «Invece è un qualcosa di più complesso. È una strategia per progettare la produzione ma anche l’uso, il consumo e l’utilizzo dei beni in modo che si riducano gli impatti, le esternalità negative e gli utilizzi di materie prime. Con l’economia circolare si vuole mantenere il più a lungo possibile il valore della materia». «Le imprese fanno fatica a cogliere le potenzialità dell’economia circolare», ha sottolineato Lambiase. «Altre imprese fanno già economia circolare e l’hanno sempre fatta. È un mix di tradizione e innovazione. La nostra missione consiste nell’agevolare le altre imprese nella comprensione e transizione verso questo nuovo modello economico. Che comunque è una prassi che si sta consolidando».
«Il riciclo», ha detto ancora l’economista a Futuranews, la testata del master di giornalismo Giorgio Bocca dell’ateneo torinese, «è solo una delle strategie dell’economia circolare che punta, per esempio, a privilegiare l’uso di un bene piuttosto che possederlo, come nel caso dei car sharing».