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Le novità previste dalla Strategia nazionale per l’economia circolare, approvata dal Mite

talia Oggi

Le novità previste dalla Strategia nazionale per l’economia circolare, approvata dal Mite

Un addio ai rifiuti in più mosse

Verso un’estensione di responsabilità dei produttori di beni

di Vincenzo Dragani

Ampliamento dell’eco-progettazione dei beni e della relativa responsabilità dei loro produttori per la gestione a fine vita. Ma anche premialità per gli imprenditori che creano simbiosi industriali, nonché semplificazioni per gli appalti verdi e per l’End of waste dei rifiuti. La nuova Strategia nazionale per l’economia circolare, approvata dal Mite a fine giugno, annuncia misure a dimensione d’azienda per realizzare il modello di produzione e consumo abbracciato dall’Unione europea. Modello, quello dell’economia circolare, che prevede come obiettivo ultimo, lo ricordiamo, l’eliminazione degli scarti dal sistema agendo su tre direttrici: uso efficiente delle risorse; prevenzione della produzione dei rifiuti; reimmissione nel ciclo (tramite recupero) degli scarti inevitabilmente generati. Il provvedimento è stato formalizzato con il decreto di natura non regolamentare del ministero della transizione ecologica n. 259 del 24 giugno scorso (di cui è attesa comunque la pubblicazione in G.U.) il quale declina a livello nazionale l’ultimo Piano d’azione Ue per l’economia circolare del marzo 2020 (quale aggiornamento del primo storico progetto unionale del 2015 da cui sfociarono le note direttive Pacchetto economia circolare).

Eco-progettazione. In base all’attuale normativa comunitaria di riferimento, lo ricordiamo, per ecoprogettazione si intende «l’integrazione degli aspetti ambientali nella progettazione del prodotto nell’intento di migliorarne le prestazioni ambientali nel corso del suo intero ciclo di vita». La nuova Strategia nazionale prevede interventi sull’intera filiera, ossia: in relazione ai materiali da impiegare, norme per incentivare la sostituzione di quelli non rinnovabili con quelli rinnovabili, riciclati, biodegradabili e compostabili; in merito ai processi produttivi, interventi per aumentare l’efficienza nell’uso delle materie prime, ridurre gli scarti di lavorazione, agevolare la loro gestibilità come sottoprodotti; per quanto riguarda i prodotti generati, disposizioni per garantire disassemblabilità e modularità, alta riciclabilità, sostituzione delle sostanze pericolose. Proprio la centralità dell’ecodesign nella sfida dell’economia circolare, ricordiamo ancora, ha spinto la Commissione Ue a presentare lo scorso marzo 2022 uno schema di regolamento che mira a espanderne la disciplina (dall’attuale categoria dei prodotti legati all’energia) introducendo criteri vincolanti di eco-progettazione per qualsiasi bene fisico (salvo mirate eccezioni, tra cui alimenti e medicinali). Tra i gruppi di prodotti in priorità, che inevitabilmente avranno una corsia preferenziale anche a livello nazionale, l’Ue evidenzia: elettronica, batterie, veicoli, tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni, tessili, mobili, prodotti intermedi ad elevato impatto come acciaio, cemento, sostanze chimiche.

Responsabilità estesa del produttore. Punto di partenza sul tema è la direttiva 2008/98/Ce a mente della quale l’Extended producer responsibility (da cui l’acronimo Epr) individua un meccanismo volto ad assicurare che i produttori di beni si assumano la responsabilità finanziaria e/o organizzativa della gestione di quanto da loro generato una volta diventato rifiuto. Tra le misure previste dalla neo Strategia nazionale figura la prossima istituzione di sistemi Epr per i materiali non di imballaggio, quali plastiche, tessili, ingombranti. Misure senz’altro agevolate dal già rinnovato Codice ambientale, che all’indomani del restyling del 2020, alla luce del citato Pacchetto economia circolare già prevede un meccanismo di allargamento della disciplina dagli attuali settori (pile/accumulatori, veicoli fuori uso, pneumatici, Raee, filiere degli imballaggi in acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, vetro) a nuovi prodotti tramite futuri decreti Mite o su istanza di parte. E che sui tessili, anticipando la deadline Ue del gennaio 2025, ha fatto scattare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili dallo scorso 1° gennaio 2022.

Criteri ambientali minimi. Meglio noti con l’acronimo Cam, i suddetti criteri sono i requisiti che determinate categorie di beni e servizi devono soddisfare per poter essere oggetto di acquisizione da parte della Pubblica amministrazione tramite le procedure previste dal Codice dei contratti pubblici (dlgs 50/2016). La neo Strategia nazionale per l’economia circolare prevede in materia: accelerazione delle procedure di aggiornamento delle norme sui criteri ambientali al fine di tenere il passo con l’evoluzione tecnologica di settore; incentivi agli investimenti delle imprese per il miglioramento delle prestazioni ambientali di propri prodotti e servizi; snellimento delle procedure di gara attraverso la possibilità per gli operatori economici di garantire la propria aderenza attraverso autodichiarazioni e impegni in sede di assegnazione. Le annunciate novità nazionali sui Cam arriveranno plausibilmente con il provvedimento di riscrittura del Codice appalti che il governo dovrà adottare entro il prossimo gennaio 2023 in base alla legge di delega 21 giugno 2022 n. 78 (Gazzetta Ufficiale del 24/6/2022, n. 146).

Simbiosi industriale. Quale sistema per cui l’output di un’azienda può essere utilizzato come input nel processo produttivo di un’altra azienda, la simbiosi industriale rappresenta una fondamentale ottimizzazione della gestione delle risorse, valorizzando anche sottoprodotti e rifiuti. Tra gli strumenti per favorirla, la nuova Strategia nazionale promette a favore delle imprese che ne sviluppano utili pratiche: agevolazioni fiscali; premialità in sede di partecipazione alle gare pubbliche; semplificazioni autorizzative per fattispecie che coinvolgono più profili disciplinari e che necessitano quindi di essere esaminati in modo integrato.

End of waste. Termine previsto dalla disciplina unionale e tradotto nel Codice ambientale come «cessazione della qualifica di rifiuto», l’Eow identifica sia le norme che disciplinano dal punto di vista tecnico e autorizzativo l’attività di recupero dei rifiuti sia i materiali che all’esito di tali procedimenti sono riabilitati ad ordinari beni. Al fine di incentivare l’utilizzo di tali materie seconde in luogo di materie prime, la nuova Strategia nazionale annuncia dal lato burocratico misure normative per accelerare l’adozione dei decreti che regolamentano l’End of waste di rifiuti strategici (tra cui quelli edili, tessili, plastici, elettronici) e disposizioni per semplificare il rilascio delle autorizzazioni caso per caso, dal lato economico incentivi fiscali. In tema Eow, è utile ricordare come proprio in questi giorni sia atteso all’esordio il regolamento che stabilirà le regole per la cessazione della qualifica di rifiuto dei residui inerti provenienti dalle attività di demolizione e costruzione. Tale provvedimento, sulla falsariga degli altri decreti Eow, identificherà rifiuti ammissibili, trattamenti consentiti, qualità ed utilizzi cui gli output potranno essere destinati.

Nuovi modelli di consumo. Al fine di responsabilizzare i consumatori, la neo Strategia nazionale prevede infine l’elaborazione di un Piano nazionale di educazione e comunicazione ambientale. Tale Piano dovrà rendere trasversalmente consapevole la popolazione (dagli scolari agli adulti) dell’importanza di condotte eco-virtuose fondate, tra le altre, su: raccolta differenziata dei rifiuti; attenzione agli sprechi; condivisione e possesso, piuttosto che proprietà, di alcuni beni; impatto dei consumi e necessità di calibrali su reali bisogni; riparazione dei prodotti in luogo della loro sostituzione. Tra gli strumenti normativi per spingere sui nuovi modelli di consumo, la Strategia annuncia azioni di contrasto alla pubblicità ingannevole e incentivi per attività di riparazione e condivisione di prodotti e servizi.

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