Greenreport
Le linee programmatiche del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin
Sì al 30% di territorio e di mare protetti. Sì a rigassificatori e trivelle. Avanti con prudenza con le rinnovabili
Pubblichiamo integralmente l’intervento con il quale il del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha presentato in Parlamento le sue linee programmatiche.
Gentile Presidente, onorevoli Senatori,
vi ringrazio per l’invito a questa audizione che mi consente di esporre al Parlamento, la cui centralità voglio fin d’ora sottolineare, le linee programmatiche del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e di ascoltare tutti gli interventi che arriveranno dai commissari. Questa riunione si tiene in un momento particolarmente doloroso e delicato, a pochi giorni dalla tragedia di Ischia con le 8 vittime finora accertate e i 4 ancora dispersi. Una tragedia giunta a due mesi dall’alluvione delle Marche dove è stato pagato un pesantissimo prezzo in vite umane. Doverosamente il mio pensiero, ma credo il pensiero di noi tutti, va alle persone che hanno perso la vita, alle loro famiglie e alle famiglie dei dispersi, e da rappresentante del Governo esprimo il mio cordoglio, assicurando il massimo impegno non solo in questa 2 prima fase di emergenza ma anche e soprattutto nella fase della ricostruzione. A tal proposito ci tengo a ringraziare tutte le forze impegnate nell’emergenza tra le quali le Capitanerie di porto che dipendono funzionalmente da questo Ministero. In un paese civile non si dovrebbe morire di pioggia. Se accade così spesso significa che, fermi restando gli effetti dei cambiamenti climatici che enfatizzano gli eventi meteo estremi, non si è operato bene a livello di governo centrale, di Regioni e di enti locali. Mi preme in questa sede chiarire, anche per evitare ulteriori inutili polemiche dinanzi ad una tragedia di tali proporzioni e gravità, il senso delle mie parole pronunciate ieri nel corso di una intervista radio. IO sono stato vicesindaco, mio figlio è stato sindaco; per me il ruolo di primo cittadino è uno dei pilastri della democrazia rappresentativa. Ciò che esattamente intendevo dire è che non è più tempo di passare sopra a illeciti urbanistici che possono trasformarsi in elementi di nuove tragedie. Ho detto più volte in questi giorni, e qui ribadisco, che ci sono abusi e abusi, taluni gravi ed altri ancora veniali. Chi ha compiti di vigilanza sul territorio deve evitare che si creino o aggravino situazioni di rischio. Il dissesto idrogeologico è una emergenza nazionale che lo Stato non ha saputo affrontare efficacemente, non è una battaglia di parte, 3 non è una bandiera ideologica: deve essere un impegno di tutti noi al Governo, in Parlamento, nelle Regioni e negli enti locali, ma anche di tutti i cittadini di buon senso e attenti alla legalità. Il lavoro che ci attende dunque nei prossimi anni deve essere proiettato verso il futuro: abbiamo il dovere di dare delle risposte concrete per rallentare l’impatto dei cambiamenti climatici sull’ambiente e sulla salute umana evitando l’errore che è stato fatto in precedenza, nel rincorrere l’emergenza. Il contesto nazionale e internazionale che viviamo ha purtroppo limitato la programmazione e la prevenzione ma oggi grazie anche ad un governo politico è tempo di pragmatismo su scala globale. La Cop27 ha portato in eredità l’istituzione di un fondo di intervento che offrirà sostegno finanziario ai Paesi maggiormente colpiti da disastri climatici e ambientali, aiutandone la ripresa. L’Italia ha orgogliosamente partecipato e approvato questa iniziativa, ma il risultato raggiunto costituisce solo una minima parte delle azioni che dovremmo mettere in atto per il raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda Onu. Le nostre scelte di oggi le dobbiamo ai nostri giovani, sui quali abbiamo già da troppo tempo scaricato dei comportamenti e scelte che devono subire un drastico mutamento. 4 Non è un caso che la tutela ambientale, che finalmente ha trovato espresso riconoscimento nell’articolo 9 della nostra Costituzione, sia accompagnata al principio della giustizia intergenerazionale e riguardi non più solo un obiettivo da perseguire nell’ambito pubblico, ma anche un parametro di riferimento che orienta le scelte della libera iniziativa economica privata. A tal punto che sarà necessario adeguare nel tempo le disposizioni del Codice ambientale ai nuovi principi costituzionali. Per far questo non possiamo che continuare a perseguire la cooperazione bilaterale e multilaterale per garantire la piena attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile previsti dall’Agenda Onu 2030 e gli impegni internazionali per il contrasto ai cambiamenti climatici fissati nell’Accordo di Parigi del 2015. Uno strumento che ci aiuterà a raggiungere questi obiettivi è il neocostituito Fondo Italiano per il Clima, lanciato a COP27, con uno stanziamento di 840 milioni di euro l’anno nei prossimi 5 anni, destinati a sostenere lo sviluppo sostenibile nei paesi emergenti. Sempre in ambito internazionale, proprio per mettere i giovani al centro della risposta alla crisi climatica, proseguiranno gli impegni sull’Iniziativa Youth4Climate, in partnership con il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP). 5 Se il concetto di partenariato globale è fondamentale per il raggiungimento degli importanti obiettivi che ci poniamo, non da meno è la cooperazione regionale; in questo caso riveste un ruolo cruciale l’Unione europea, player in prima linea sulle future sfide al cambiamento climatico. Raggiungere gli obiettivi del pacchetto “Fit for 55”, riduzione delle emissioni del 55% netto entro il 2030 e il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, è una sfida enorme che va affrontata in modo pragmatico e non ideologico, valutando i costi e i benefici delle soluzioni che l’evoluzione tecnologica ci mette a disposizione. L’Italia ha risposto alla sfida europea del green new deal introducendo una strategia di lungo periodo con il Piano nazionale della transizione ecologica e una serie di interventi legati anche al Pnrr che perseguono una pluralità di obiettivi che cercherò di sintetizzare nel modo più puntuale possibile.
Cambiamento climatico
Come dicevo, la lotta al cambiamento climatico deve costituire una priorità per il nostro Paese, è necessario attuare una strategia che ci permetta il raggiungimento degli obiettivi di mitigazione del rischio evitando l’acuirsi di fenomeni quali la desertificazione e la perdita di biodiversità. 6 Alcuni progetti sono già in corso, ma è necessario dare seguito alla Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici mediante l’approvazione del relativo Piano, che possa trovare la sua implementazione legislativa, in un quadro normativo stabile, di medio e lungo termine per le politiche e le misure climatiche: una legge per il clima.
Qualità dell’aria
Uno dei fattori più incisivi sui cambiamenti climatici è quello dell’inquinamento atmosferico, che incide profondamente anche sulla salute umana. L’Italia, chiamata ad attuare il Piano di azione Ue “Verso l’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo” varato nel 2021 nel prossimo futuro dovrà garantire la completa attuazione del Programma Nazionale per il Controllo delle Emissioni in Atmosfera (PNCIA) la cui dotazione ammonta a circa 2 miliardi e 300 milioni di euro in 13 anni. La riforestazione delle aree urbane, la tutela dei parchi nazionali e la rigenerazione degli habitat naturali ci consentiranno anche di migliorare il processo di assorbimento di CO2 e una migliore qualità dell’aria. Per l’attuazione di tale Piano, in ogni caso, sarà fondamentale un approccio sinergico, sia con gli altri dicasteri competenti per la gestione di dossier estremamente complessi, come quello relativo 7 ad esempio, all’ILVA di Taranto, in cui il rispetto degli obblighi ambientali dovrà essere conciliato con le ricadute economiche ed occupazionali; sia con le regioni e gli altri enti territoriali per la conclusione di accordi di programma per il miglioramento della qualità dell’aria.
Tutela del suolo
Altro tema di primaria importanza è costituito senz’altro dalla tutela del suolo. Approvare una legge nazionale sul consumo di suolo in conformità agli obiettivi europei, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso permetterebbe di preservare un ecosistema essenziale, complesso, di importanza cruciale sotto il profilo ambientale e socioeconomico, evitando, da un lato, il processo di densificazione delle aree urbane, e, dall’altro, il fenomeno della frammentazione delle aree naturali. Un ottimo punto di partenza per tale strategia è la costituzione del Fondo per il contrasto al consumo di suolo nella legge di bilancio per il 2023 con uno stanziamento complessivo di 160 milioni di euro per il periodo 2023-2027. Rigenerazione urbana significa anche snellimento e facilitazioni procedurali per il recupero delle aree industriali dismesse; così come l’aggiornamento e la semplificazione della disciplina sulle bonifiche dei siti contaminati, tra cui in particolare i siti orfani. 8 (Campania, Lombardia, Sicilia, Emilia Romagna e Veneto, Regioni dove sono maggiormente concentrati) Altro tema estremamente rilevante, legato alla tutela del suolo, è come accennato all’inizio il contrasto al dissesto idrogeologico. A Ischia, solo perché è l’ultima delle tragedie a cui stiamo assistendo, il 49% del territorio dell’isola è classificato a pericolosità elevata e molto elevata per frane nei Piani di Assetto Idrogeologico e sono oltre 13.000 gli abitanti residenti nelle aree a maggiore pericolosità per frane. Purtroppo, è amaro ricordare che per la “messa in sicurezza della zona costiera” e per “la riduzione dell’erosione e la stabilizzazione dei versanti nel comune di Casamicciola” sono stati stanziati 12 anni fa dal Ministero dell’Ambiente complessivamente 3 milioni e 100 mila euro, ma gli interventi risultano ancora in fase di progettazione. C’è un nodo fondamentale da sciogliere e per affrontarlo metteremo tutto il nostro impegno: la difficoltà “strutturale” del sistema nello spendere le risorse, un problema paralizzante che nasce da meccanismi autorizzativi farraginosi, dalla impossibilità di molte pubbliche amministrazioni, soprattutto delle più piccole di fare progettazioni di interventi importanti con le risorse umane e professionali di un comune di poche migliaia di abitanti, difficoltà che derivano anche dalla stratificazione di strumenti, anche 9 finanziari, spesso non coordinati e che si intralciano a vicenda. I buoni amministratori, lo ribadisco, vanno aiutati. E non caricati di adempimenti senza strutture tecniche e amministrative per farvi fronte. Su questo sarà importante il contributo delle attività strategiche dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e delle Autorità di bacino distrettuale che sono devono essere supportate con interventi specifici che il Ministero ha proposto per la legge di bilancio. La conoscenza dell’assetto geologico di superficie e del sottosuolo è fondamentale, in quanto in grado di fornire dati e un quadro di insieme per orientare le politiche pubbliche. Accanto al completamento della cartografia geologica e geo-TEMATICA del territorio nazionale, estremamente rilevante è l’obiettivo PNRR che prevede la realizzazione di un sistema di monitoraggio integrato avanzato del territorio che consentirà di rafforzare la capacità di previsione dei fenomeni di dissesto idrogeologico, anche legati alla dinamica e alla morfologia evolutiva dei corsi d’acqua. Questo aspetto mi consente di aprire un altro capitolo, quello relativo alla tutela della risorsa idrica.
Tutela dell’acqua
Aspetto non di secondaria importanza, considerati i sempre più costanti fenomeni di siccità e di difficoltà di accesso alle risorse idriche, che fanno dell’oro blu un elemento da salvaguardare con assoluta priorità nelle scelte strategiche del Paese. Il dato preoccupante riguarda le perdite delle reti di distribuzione, che purtroppo fanno rilevare un tasso di dispersione di circa il 40 per cento. II Pnrr ha destinato risorse rilevanti per la tutela del territorio e delle risorse idriche, con un ammontare di investimenti complessivi per 4,38 miliardi di euro. Attraverso specifici fondi, in aggiunta a quelli stanziati dal Piano Nazionale di ripresa e resilienza, dobbiamo agire sull’efficientamento del sistema delle acque. A tale scopo urge una rivalorizzazione del ruolo delle autorità di bacino distrettuale, in quanto livello ottimale di governance per copertura territoriale. Al tempo stesso, al fine di incentivare il riuso delle acque e diversificare le fonti di approvvigionamento, occorre favorire, attraverso un’azione di semplificazione normativa, l’effettivo riuso delle acque depurate. Altri investimenti con un certo carattere d’urgenza dovranno essere effettuati per assicurare a tutti gli agglomerati le necessarie reti fognarie per le acque reflue e adeguati impianti di depurazione e chiudere, in tal modo, definitivamente, le diverse procedure 11 d’infrazione esistenti. A tal scopo, abbiamo stanziato in legge di bilancio 110 milioni di euro per il periodo 2023-2026 in aggiunta alle risorse a disposizione del Commissario straordinario (Giugni). Queste risorse, insieme a quelle del PNRR daranno un ulteriore contributo alla risoluzione di una problematica che ci trasciniamo da troppo tempo. In merito ai servizi idrici integrati, anche con riferimento al quadro tariffario definito da ARERA occorre rafforzare il processo di industrializzazione del settore per garantire una gestione efficiente degli investimenti e delle operazioni. Questo processo si deve accompagnare al potenziamento, al completamento e alla manutenzione straordinaria delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura idrica primaria. I processi di ammodernamento delle infrastrutture idriche consentiranno anche di puntare maggiormente sugli accumuli idroelettrici, fondamentali per realizzare il futuro mix energetico nazionale, basato sulle energie rinnovabili. La valorizzazione della risorsa idrica non può prescindere dalla tutela del mar Mediterraneo, attraverso il perseguimento degli obiettivi della Convenzione di Barcellona, ed in particolare modo, il potenziamento delle attività di prevenzione e lotta all’inquinamento marino. Dal punto di vista normativo, l’impegno 12 del mio Dicastero sarà quello di garantire rapidamente l’attuazione dei decreti della cd. Legge “Salva Mare”, assicurando un adeguato coordinamento con la Direttiva Quadro sulla Strategia Marina.
Biodiversità
Gli 8.000 km di coste che contornano il Paese sono fonti straordinarie di biodiversità ma anche di attività economiche e pressioni antropiche, considerata la vocazione turistica del nostro Paese. Il nostro principale obiettivo, legato anche all’attuazione del PNRR, prevede la mappatura e il monitoraggio del 90% dei fondali e dei sistemi marini, e il ripristino ecologico del 20% degli stessi. Il raggiungimento degli obiettivi della Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 (30% di aree protette e di 10% di aree rigorosamente protette) non può prescindere da una diffusa azione di ripristino ambientale delle aree più a rischio e dal valore ambientale più elevato, che salvaguardi la diversità di flora e fauna esistente. Si pensi all’importante progetto incluso tra gli obiettivi del PNRR di rinaturazione del fiume Po, del valore complessivo di circa 360 milioni di euro, che interesserà l’intero bacino del fiume. È inoltre fondamentale continuare ad implementare i piani d’azione per le specie faunistiche, in particolare modo per quelle a rischio, alla luce anche degli obiettivi programmatici dell’articolo 13 9 della Costituzione che attribuisce alla Repubblica la tutela della biodiversità e degli ecosistemi e alla legge dello Stato la definizione dei modi e delle forme della tutela degli animali. La tutela degli ecosistemi e della biodiversità verrà anche garantita dall’avvio dei processi di digitalizzazione entro il 2026 dei parchi nazionali e delle aree marine protette.
Economia circolare
La riscoperta consapevolezza della scarsità delle risorse a disposizione sul nostro Pianeta, acuita nella fase di emergenza epidemiologica, in cui torna centrale anche il concetto di materie prime critiche, ha fatto sì che ponessimo l’acceleratore sui processi dell’economia circolare e sulla creazione di nuove catene di approvvigionamento di materie prime seconde. Il nostro Paese è leader per il tasso di utilizzo circolare dei materiali pari 21,6%, a fronte di una media europea del 12,8% ed è al vertice della classifica degli Stati membri dell’Unione europea per tasso di riciclo di tutti i rifiuti, urbani e speciali con il 67,5% a fronte del 40,9% della Germania. Con questi dati non possiamo che continuare a sostenere e a tutelare il sistema del riciclo italiano che è un valore aggiunto della Strategia nazionale per l’economia circolare, la cui attuazione sarà fondamentale in relazione al tema delle materie prime 14 critiche al fine di ridurre la dipendenza dall’estero ed individuare catene di approvvigionamento alternative a livello nazionale. In attuazione del PNRR, l’Italia ha varato un Programma nazionale per la gestione dei rifiuti in chiave circolare che ci vedrà impegnati, nel breve periodo, ad erogare finanziamenti per l’ammodernamento e la realizzazione di nuovi impianti di riciclaggio, a sviluppare la raccolta differenziata e ad implementare il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti (RENTRI). Parallelamente dovremo incentivare le attività di riciclo e l’utilizzo delle materie prime secondarie, sostenere economicamente i Comuni nel miglioramento dei processi di raccolta differenziata e la valorizzazione degli scarti, nonché attuare la riforma del sistema di Responsabilità Estesa del Produttore. Verrà assicurato il pieno utilizzo degli strumenti dei Criteri Ambientali Minimi negli appalti pubblici e della regolamentazione End of Waste per lo sviluppo di un mercato circolare con particolare riferimento alle filiere dell’edilizia, del tessile, dei RAEE (Rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche) e delle plastiche. Con riferimento al settore delle plastiche verrà sviluppata una vera e propria strategia nazionale, per garantire il raggiungimento degli obiettivi europei di riciclo attraverso azioni coordinate e sinergiche tra tutti gli stakeholder pubblici e privati, 15 tenendo conto della necessità di migliorare le percentuali di raccolta differenziata e di favorire lo sviluppo tecnologico del riciclo meccanico e chimico delle plastiche. In quest’ottica vanno lette le misure finanziate nella legge di bilancio per il 2023 come il credito d’imposta per l’acquisto di materiali riciclati provenienti dalla raccolta differenziata o il rifinanziamento del Programma sperimentale Mangiaplastica.
PNRR
Per la concretizzazione delle azioni di cui abbiamo parlato sinora è fondamentale la piena e rapida attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per la rilevanza economica delle stesse e per le ricadute positive di lungo periodo che comportano. Il MASE non solo è titolare della porzione più rilevante delle attività della Missione 2 del PNRR ‘Rivoluzione Verde e transizione ecologica’ con 34,7 miliardi articolati su 26 investimenti e 12 riforme, ma ha anche la quota più importante di milestone e target europei del PNRR italiano, pari a 89 distribuiti nel periodo di attuazione. Noi siamo pronti a rispettare tutte le scadenze concordate nel Piano, i cui target temporali e milestones potranno subire qualche lieve modificazione dettata unicamente dalle mutate condizioni socioeconomiche e del mercato. In primis, livelli di inflazione 16 molto più elevati di quelli attesi in fase di programmazione. In base ad una stima puntuale su ciascuna delle misure a titolarità MASE, tale impatto può superare i 5 miliardi di euro nei prossimi anni. Un’altra ipotetica criticità che potrebbe essere registrata nei prossimi mesi riguarda l’effettiva disponibilità e capacità delle filiere produttive ad attuare specifici segmenti del Piano; per questo, in un’ottica di prevenzione, stiamo per avviare uno studio dedicato sulle misure più rilevanti a titolarità MASE. Sarà inoltre necessario favorire la reale capacità attuativa dei progetti da parte degli enti territoriali, anche tramite un supporto tecnico dedicato, per evitare che l’elevata frammentazione ed eterogeneità dei soggetti attuatori, possa costituire un collo di bottiglia insormontabile nella concretizzazione dei progetti. Per far fronte a questa sfida il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica si sta rafforzando e potrà contare entro fine anno su un nuovo contingente di esperti dedicati, che lavoreranno a fianco degli enti territoriali e dei beneficiari dei progetti, segnalando eventuali criticità in fase implementativa. Infine, i prossimi mesi saranno importanti per la definizione del nuovo capitolo PNRR previsto dal Repower EU, che rafforzerà gli interventi in materia di rinnovabili ed efficientamento energetico. 17 Ai fini del raggiungimento degli obiettivi che ci siamo posti sarà fondamentale poter contare sulla collaborazione e sulla competenza degli enti pubblici vigilati dal Ministero e di quelli in house (ISPRA, Gruppo GSE, ENEA, SOGESID) Nell’immediato il Ministero sarà impegnato a finalizzare il raggiungimento degli ultimi 6 obiettivi del PNRR per il 2022. Entro dicembre devono essere raggiunti i target riguardanti la tutela e la valorizzazione delle aree verdi urbane ed extraurbane, nonché quello riguardante i Porti verdi. È in fase di definizione il processo di selezione dei progetti relativi allo sviluppo di sistemi di teleriscaldamento, e al miglioramento e potenziamento delle smart grid. Nei prossimi mesi inoltre, il MASE dovrà dare seguito al ‘Pacchetto’ di riforme di implementazione della Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, assegnando risorse per oltre 7 miliardi di euro. Al contempo, dobbiamo porre le basi per il raggiungimento dei prossimi traguardi, dal 2023 in poi, avviando, ad esempio, le procedure necessarie per l’attuazione dello sviluppo del biometano e dell’agrivoltaico. Alcune delle principali aree di intervento riguarderanno l’idrogeno verde, sia per la sua produzione in aree industriali dismesse, sia per 18 il relativo utilizzo in settori hard-to-abate; l’aggiudicazione di una prima tranche di risorse per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica elettrica; l’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per le reti fognarie e la depurazione, per 600 milioni di euro entro la fine del 2023. C’è tanto da fare per il PNRR, un’occasione unica per il nostro Paese , che richiede il massimo contributo di tutti per il successo delle numerose iniziative avviate.
Sicurezza energetica
Vorrei dedicare la seconda parte del mio intervento all’altra grande area di competenza del mio Dicastero, quella relativa alla sicurezza energetica del Paese, priorità fondamentale nell’azione di Governo, tanto da determinare il cambio di denominazione del ministero. Mi dispiace che, molto spesso, le politiche relative alla sicurezza energetica vengano poste quasi in contrasto con la tutela ambientale. In realtà sono due facce della stessa medaglia, che se analizzate senza pregiudizi ideologici, e con il pragmatismo del decisore pubblico lungimirante, puntano entrambe a garantire dinamiche e processi ecosostenibili nel mondo di domani. La fotografia di oggi ci dice che l’Italia produce solo il 25% dell’energia di cui necessita, il restante 75% viene importato da Paesi esteri, sotto forma di gas, di prodotti petroliferi e di carbone. 19 Nelle scelte fatte nell’ultimo ventennio, da una parte, è stato dato un forte impulso alle rinnovabili, raggiungendo dei livelli apprezzabili ma ancora assolutamente non sufficienti; dall’altra abbiamo ridotto drasticamente la produzione nazionale di idrocarburi, ma non il consumo, aumentando di conseguenza l’importazione dall’estero. Inoltre, il conflitto russo ucraino ha mostrato con brutale evidenza che, per quanto riguarda il gas, la scelta di dipendere prevalentemente da un unico Paese fornitore –nel corso del 2021 il 40% del nostro fabbisogno di gas è stato soddisfatto da import russo – espone il sistema a forti rischi per l’approvvigionamento, acuiti da dinamiche estremamente instabili dei prezzi non determinate esclusivamente da logiche di mercato e soggette a fenomeni speculativi. È evidente che per raggiungere elevati livelli di indipendenza energetica nazionale è necessario un percorso di crescita esponenziale delle fonti rinnovabili. Per sviluppare tutti gli impianti di cui abbiano necessità occorrerà però del tempo, e in questa fase di “transizione”, non possiamo non ricorrere al vettore energetico fossile più pulito, ovvero il gas metano. 20 L’Italia ha saputo reagire velocemente alla riduzione dei flussi di gas russo, diversificando la provenienza del gas importato. Ha infatti stipulato nuovi accordi di approvvigionamento di GNL, per oltre 10 miliardi di mc, per i quali è fondamentale l’installazione di almeno 2 nuovi terminali, nei porti di Piombino e Ravenna, oltre i tre già operativi al massimo della capacità. Per i nuovi rigassificatori la scelta è ricaduta su strutture galleggianti, dai più rapidi tempi di realizzazione, e da una più semplice amovibilità, in linea con la politica di decarbonizzazione del sistema energetico, che rimane il target prioritario della politica di diversificazione. L’entrata in esercizio dei rigassificatori di Piombino e Ravenna è un passo fondamentale per poter affrontare con maggiore serenità l’inverno 2023–2024, considerato l’uso massiccio degli stoccaggi nell’attuale stagione invernale e la successiva necessità di ricostituzione delle riserve. Dobbiamo programmare il futuro come abbiamo fatto per il presente. Se possiamo affrontare con maggiore serenità l’attuale inverno lo dobbiamo all’adozione di misure di controllo della domanda, con un equilibrato contributo di tutti i settori, e alla messa in campo di un piano pubblico di riempimento degli stoccaggi di gas, supportato dal contributo di GSE e di Snam. 21 L’insieme di tutte queste misure consentirà di sostituire entro il 2025 circa 25 miliardi di mc di gas russo e di garantire un risparmio di circa 5 miliardi di mc grazie alle fonti rinnovabili e alle misure di efficientamento energetico. L’opera di resilienza energetica del nostro Paese passa in ogni caso dall’opera di rafforzamento delle infrastrutture esistenti.
Le infrastrutture gas
A partire dalle infrastrutture gas, il cui potenziamento e sviluppo consentirà all’Italia, grazie alla sua centralità nel Mediterraneo, di divenire un Hub europeo del gas, con evidenti vantaggi per i consumatori finali e per la competitività del nostro sistema industriale. In questa ottica oltre ai già citati rigassificatori di Piombino e Ravenna, va sostenuto l’incremento della capacità dei rigassificatori esistenti (Panigaglia-La Spezia, Livorno e Porto Viro_Rovigo), il raddoppio del TAP e il mantenimento, ammodernamento e ampliamento degli impianti nazionali di stoccaggio di gas. I benefici di questi investimenti, così come quelli derivanti da ulteriori due rigassificatori sui quali si stanno facendo delle riflessioni – Gioia Tauro e Porto Empedocle – saranno nulli se non verrà completata la c.d. “Linea Adriatica”, al fine di decongestionare la rete di trasporto nazionale del gas. 22 Infine, il programma di aumento della produzione di gas nazionale. Su un consumo di circa 75 miliardi di mc/anno, la produzione nazionale, oggi pari a poco più di 3 mld di mc/anno, offre un limitato ma prezioso apporto. Con il dl aiuti quater sono state adottate misure che potranno far aumentare nell’immediato la produzione nazionale di gas di 2 miliardi di mc annui, solo attraverso lo sfruttamento di giacimenti di una certa consistenza e previa verifica di assenza di fenomeni di subsidenza e di impatti ambientali avversi. Tali volumi aggiuntivi di gas saranno messi a disposizione del settore industriale, a prezzi più equi rispetto a quelli di mercato, tramite procedure di approvvigionamento di lungo termine gestite dal GSE.
Le infrastrutture elettriche
Le reti elettriche devono essere pronte ad “accogliere” il cambiamento di marcia che intendiamo promuovere nella crescita delle energie rinnovabili, al fine di raggiungere, anche prima del 2030, gli obiettivi del Green New Deal. Accanto allo sviluppo di nuovi elettrodotti e al potenziamento degli esistenti per garantire l’eliminazione delle strozzature nella rete, è fondamentale, come confermato da Terna, un forte investimento sui sistemi di accumulo (idrico ed elettrochimico), che renderanno possibile lo sfruttamento dell’energia prodotta dagli 23 impianti fotovoltaici, eolici on-shore, le tecnologie con il più basso costo specifico, nonché dell’eolico off-shore e delle altre fonti rinnovabili.
Le infrastrutture oil
Al fine di favorire la transizione verde, è indispensabile, in questo contesto, favorire la riconversione delle raffinerie petrolifere e dei relativi depositi in bioraffinerie, incentivando, grazie all’importante patrimonio tecnologico e umano del nostro paese, lo sviluppo dei nuovi biocarburanti, che potranno dare un contributo fondamentale al processo di decarbonizzazione del settore dei trasporti.
Politiche e misure per accelerare la decarbonizzazione
Il processo di decarbonizzazione intrapreso si dovrà basare su una doppia strategia. La prima prevede l’adozione di politiche attive di riduzione della domanda di energia, basato sullo sviluppo dell’efficienza energetica. Su questo versante, la semplificazione delle procedure di accesso ai “Certificati bianchi”, l’ampliamento della platea dei beneficiari e degli interventi del “Conto Termico”, la possibilità di incentivi sulla Cogenerazione ad alto rendimento per gli interventi di rifacimento e potenziamenti degli impianti esistenti e la promozione di incentivi specifici per l’efficienza energetica nel settore terziario, potrebbero essere degli strumenti 24 utili al raggiungimento degli obiettivi finali di riduzione del consumo. La seconda strategia, invece, si basa sulla differenziazione delle fonti energetiche, privilegiando, anche attraverso specifiche politiche di incentivazione, lo sviluppo delle rinnovabili, dei biocombustibili, del biometano e dell’idrogeno.
Fonti rinnovabili
In primo luogo, è intenzione del Governo dare rapida e compiuta attuazione al d.lgs. 8 novembre 2021, n. 199, che ha recepito la Direttiva europea sull’uso dell’energia da fonti rinnovabili, attraverso la definizione dei criteri per l’individuazione da parte delle Regioni e delle Province Autonome delle aree idonee all’installazione di impianti. È necessario garantire un quadro autorizzativo omogeneo e rapido che consenta lo sviluppo dei progetti in un arco temporale ben definito. Nel frattempo, abbiamo già potenziato le Commissioni VIA/VAS e PNRR/PNIEC per l’analisi dei progetti, in modo da dare le risposte – positive o negative – nel minor tempo possibile. Questa azione di semplificazione e velocizzazione procedurale si innesta nel solco delle decisioni prese a livello europeo. Nell’ultima riunione dei ministri dell’Energia dell’UE si è raggiunto 25 un accordo sul contenuto di un regolamento del Consiglio che istituisce un quadro temporaneo per accelerare la procedura autorizzativa e la diffusione di progetti di energia rinnovabile. A livello nazionale, è prioritario concludere il lavoro sul Decreto c.d. FER2 che disciplina gli incentivi alle fonti e alle tecnologie non ancora pienamente mature o con costi elevati di esercizio come la geotermia, il solare termodinamico e il biogas. In questo stesso ambito, è intenzione affiancare un nuovo decreto FER per continuare l’incentivazione delle tecnologie più mature e con costi fissi bassi o comunque suscettibili di sensibile riduzione, come eolico e solare. A tal proposito l’attuazione della delega conferita al Governo dall’articolo 26 dell’ultima legge annuale per la concorrenza offre un’opportunità importante per il riordino e la semplificazione normativa in materia di rinnovabili. Il Governo ha anche intenzione di sostenere la tecnologia dall’agrivoltaico, che come gli impianti di produzione di biometano, può costituire una importante alternativa al gas naturale, nel mix energetico nazionale. Infine, per le comunità energetiche, il cui sviluppo a livello locale sarà favorito anche grazie a importanti risorse del PNRR (2,2 miliardi €), è stata avviata nella mattinata di ieri, la consultazione pubblica sul contenuto del decreto di incentivazione.
Mobilità sostenibile
La politica di decarbonizzazione avrà un impulso importante a livello europeo e nazionale attraverso lo sviluppo della mobilità sostenibile. Il settore dei trasporti dovrà contribuire in modo importante al raggiungimento dei target del “Fit for 55%”, attraverso l’uso di tutte le soluzioni tecnologiche che la ricerca e il mercato metterà a disposizione, dall’elettrico, con le relative stazioni di ricarica da rendere capillari sul territorio nazionale, all’idrogeno, ai biocarburanti. Nel prossimo anno rivestirà grande importanza la revisione dei principali documenti programmatici in materia di energia, quali il Piano nazionale integrato per l’energia e il Clima (PNIEC) e la Long Term Strategy. Gli interessi pubblici della decarbonizzazione e della sicurezza energetica sono adesso ancora più evidenti e prioritari e l’Italia, come l’Europa, deve rivedere le politiche e gli obiettivi precedentemente delineati, alla luce del nuovo contesto geopolitico e delle sfide poste dal green new deal e dal repower eu, nonché alla luce delle diverse strategie messe in capo dalla Commissione europea. Il nuovo Piano, che l’Italia dovrà presentare alla Commissione, entro il prossimo 30 giugno, continuerà a svilupparsi sulle 5 27 dimensioni dell’Unione dell’energia: decarbonizzazione (riduzione emissioni e rinnovabili); efficienza energetica; sicurezza energetica; mercato interno dell’energia; ricerca, innovazione e competitività. In ogni caso, il Piano dovrà prevedere efficaci sistemi di protezione per i consumatori e le imprese, in grado di ridurre l’impatto dei prezzi in modo coordinato a livello europeo: questo si pone in continuità con le politiche nazionali in tema di povertà energetica e di equa transizione che hanno già visto il rafforzamento dei bonus energetici e l’adozione di misure tariffarie ad hoc per gli utenti in condizioni di vulnerabilità. In merito alle dinamiche del mercato, e alla formazione dei prezzi dell’energia, mi auguro che l’Europa avvii concretamente le riforme che da tempo, come Paese, stiamo chiedendo, definendo un cap al prezzo del gas. L’ultimo Consiglio Energia del 24 novembre, dalle trattative molto complicate, ha lasciato qualche spiraglio positivo, perché se è vero che molti Paesi, Italia compresa, hanno ritenuto insufficiente la proposta della Commissione, è vero altresì che sono iniziati subito i negoziati per modificarla, in vista del prossimo incontro europeo. L’Italia è stata protagonista del percorso che ha portato un numero considerevole di Paesi a chiedere di più rispetto a quanto la Commissione, che pur dobbiamo 28 ringraziare per il difficile ruolo di mediazione fra le varie istanze, era riuscita a fare. Inoltre, si dovrà giungere, anche grazie al contributo che arriverà da ARERA e dall’Antitrust, ad un processo di revisione della formazione del prezzo dell’energia elettrica prodotta da fonti diverse dal gas, che deve essere sganciato dal prezzo di quest’ultimo, al fine di evitare eccessive fluttuazioni.
Ricerca ed innovazione nel settore energetico
Il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 necessita di forti investimenti nella ricerca e sviluppo, al fine di arricchire il già importante know-how a disposizione. Sarà data priorità allo sviluppo di tecnologie per l’elettrificazione dei consumi, per l’efficienza energetica dei processi e dei prodotti industriali, per la riqualificazione energetica degli edifici, anche grazie al supporto della ricerca svolta dall’RSE (Ricerca Sistema energetico) e dall’ENEA. Sempre nell’ottica di accrescere la sicurezza energetica del Paese, particolare attenzione sarà rivolta allo sviluppo dell’idrogeno verde e al biometano. Per quanto riguarda l’idrogeno, si dovrà procedere alla creazione di una filiera industriale, ad un efficientamento delle prestazioni e alla riduzione dei costi di 29 produzione, soprattutto con riferimento ai settori industriali cosiddetti hard to abate (dove occorre sostituire gas naturale per ridurre le emissioni di CO2). Punto di partenza, in tal senso, è il progetto Hydrogen Valley”, finanziato con i fondi del Pnrr, e il supporto fornito dal Mase alla ricerca e sviluppo dell’intera filiera (produzione-distribuzione-stoccaggio-utilizzo). Ricordo come il nostro Paese abbia consolidate competenze scientifiche ed industriali in alcuni ambiti, quali i sistemi di accumulo, le “reti elettriche intelligenti” (smart grids), i materiali avanzati. Dobbiamo mantenere queste posizioni di leadership e anzi ampliarle, sfruttando l’onda lunga della transizione energetica. Proseguirà, inoltre, la partecipazione dell’Italia con ruolo da protagonista nello sviluppo delle tecnologie per la fusione nucleare nell’ambito del Programma internazionale ITER e del Programma europeo Eurofusion, così come sarà rafforzato il presidio scientifico nel campo degli impianti nucleari di quarta generazione e dei reattori modulari SMR (Small Modular Reactors). Senza naturalmente dimenticare di dare soluzioni efficienti e sicure ai temi dei rifiuti radioattivi, ancora aperto in Italia nonostante siano trascorsi decenni dalla cessazione della produzione elettronucleare. Per il raggiungimento di questo 30 obiettivo sarà fondamentale il contributo della Società Gestione Impianti Nucleari (SOGIN). Allo stesso tempo, per quanto riguarda la ricerca, è necessario porre attenzione alle ricadute dei programmi di competenza del MASE quali il Piano della ricerca di sistema elettrico nazionale 2022-2024 e il programma Mission Innovation. Infine, maggiore impegno sarà dedicato a sostenere l’innovazione e il trasferimento tecnologico verso le imprese dei risultati della ricerca affinché si sviluppino e si rafforzino ulteriormente quelle filiere industriali nazionali del settore green capaci di competere sui mercati internazionali. Un esempio è la Gigafactory di Catania, per la produzione di moduli fotovoltaici fino ad una capacità nominale di 3 GW/anno, che l’investitore sta pensando di raddoppiare. Svolgeranno un ruolo importante i corsi di formazione degli Istituti tecnici specializzati che forniranno alle imprese le professionalità tecniche necessarie all’accelerazione dei processi della transizione ecologica.
Conclusioni
A conclusione di questo intervento vorrei sottolineare il ruolo fondamentale di ciascun cittadino per il raggiungimento degli obiettivi del Green new deal. 31 Un approccio politico compiuto e deciso è importante ma non basta se non si basa sulle buone pratiche delle persone. I comportamenti sono infatti guidati dalla consapevolezza, ovvero dalla conoscenza di ognuno di noi. La possibilità di raggiungere lo sviluppo sostenibile e la conseguente neutralità climatica risiedono nella capacità di ciascuno di agire in questa direzione: dei singoli cittadini, degli attori istituzionali, dei decisori politici, degli organi di governo centrali e periferici e delle imprese. Non meno importante sarà il contributo delle scuole, incaricate di formare gli adulti di domani. Il futuro si costruisce tutti assieme. Dal Parlamento, il luogo più alto della rappresentanza democratica, mi aspetto, come ho detto, proposte, critiche pure aspre, ma anche la volontà e l’impegno a contribuire a sostenere una sfida: quella ambientale che l’Italia, l’Europa, l’umanità intera non può permettersi di perdere.
Greenreport
La relazione è stata adottata dalla commissione Ambiente
L’Europarlamento vota a favore di norme più stringenti per l’export di rifiuti
Gli Stati europei commerciano 32,7 mln di ton l’anno di rifiuti entro i confini Ue, e più del doppio al di fuori: fino a un terzo di questi flussi è illegale
Con 76 voti a favore, nessun contrario e 5 astensioni, la commissione Ambiente dell’Europarlamento ha approvato una relazione in merito alla riforma di procedure e controlli sull’esportazione di rifiuti.
La relazione dovrebbe essere adottata a gennaio anche in seduta plenaria, andando così a costituire la posizione negoziale dell’Europarlamento nella negoziazione con gli Stati membri: tutto nasce dalla proposta avanzata un anno fa dalla Commissione Ue per rivedere la normativa di settore, dopo aver constatato che fino a un terzo dell’export europeo di rifiuti si muove al di fuori del perimetro della legalità.
Si tratta di un ammontare più che rilevante: nel 2020, le esportazioni di rifiuti verso paesi extra-Ue hanno raggiunto le 32,7 mln di ton – ovvero il 16% circa del commercio mondiale di rifiuti – e al contempo ogni anno vengono spediti tra i Paesi Ue circa 67 mln di ton di rifiuti. E la proposta di modifica legislativa va a impattare su entrambi questi flussi.
Ad esempio, gli eurodeputati sostengono la proposta della Commissione di vietare l’export intra-Ue di tutti i rifiuti destinati allo smaltimento, tranne in casi ben giustificati e appositamente autorizzati. Al contempo, la Commissione sarebbe chiamata a sviluppare criteri uniformi per la classificazione dei rifiuti, al fine di garantire che le norme non vengano eluse. Questo comporterebbe anche la digitalizzazione dello scambio di informazioni e documenti all’interno del mercato interno europeo, tramite un sistema elettronico centrale.
Al contempo, gli eurodeputati concordano sul fatto che le esportazioni Ue di rifiuti pericolosi verso i Paesi non-Ocse dovrebbero essere vietate, mentre quelle di rifiuti non pericolosi (destinati al recupero) sarebbero consentite solo verso i Paesi non-Ocse nel caso in cui questi diano il loro consenso e dimostrino la propria capacità di gestire tali rifiuti in modo sostenibile: anche in questo caso sarebbe la Commissione a stilare un elenco (da aggiornare almeno annualmente) dei Paesi dove consentire le spedizioni di rifiuti.
La Commissione monitorerebbe al contempo anche le esportazioni di rifiuti verso i paesi Ocse, per garantire che questi gestiscano i rifiuti in modo rispettoso dell’ambiente, come richiesto dalle norme, e che l’export non incidano negativamente sulla gestione dei rifiuti generati nel Paese di destinazione.
Più in generale, l’obiettivo della proposta è quello di rendere più rigorosi i requisiti per dimostrare che i rifiuti esportati sono gestiti in modo ecologicamente corretto, partendo comunque dall’assunto che una gestione di prossimità sia la migliore per l’ambiente. In quest’ambito rientra anche la proposta di escludere l’export di rifiuti plastici verso i Paesi non-Ocse, eliminando gradualmente (entro 4 anni) anche l’export di tali rifiuti verso i Paesi Ocse.
La relatrice dell’Europarlamento, la danese Pernille Weiss (Ppe) parla di «un approccio equilibrato all’export di rifiuti: garantisce salvaguardie per la salute umana e ambientale, fornendo al contempo il quadro necessario affinché l’industria possa realizzare le nostre ambizioni».