Il Tirreno, Cronaca di Grosseto
Cinque anni fa, nel pieno della bufera Clean City, si insediò il direttore Di Prima. Che va in pensione e traccia un bilancio
L’Ato cambia vertice «Dal 2017 a oggi servizio rafforzato» E si farà biometano
Francesca Ferri
Un nuovo piano di gestione dei servizi da 150 milioni di euro, un cambio di passo nel trattamento dei rifiuti organici che passa dalla produzione di compost alla produzione di biometano, il completamento, da qui a tre anni, dell’installazione dei cassonetti automatizzati in tutto l’Ato e, a cascata, la definizione della tariffa puntuale. E, ancora: un incremento di oltre 10 punti della raccolta differenziata e un ritrovato rapporto con i 104 Comuni dell’ambito. Poteva sembrare un miraggio, cinque anni fa, per l’Ato rifiuti Toscana sud. In quel momento, in pieno scandalo Clean city – l’inchiesta della Procura di Firenze per presunta corruzione e turbativa d’asta circa la maxigara d’appalto da 3 miliardi di euro che l’Ato rifiuti Toscana sud ha affidato nel 2012 a Sei Toscana per i successivi 20 anni – l’allora direttore dell’Ato, Andrea Corti, era agli arresti domiciliari, l’Autorità era commissaria, il gestore Sei Toscana era senza vertici – alcuni dei quali coinvolti anch’essi nell’inchiesta – e 104 Comuni chiedevano di stracciare il contratto con Sei a fronte di un servizio pessimo, testimoniato anche dal fatto che le tre province dell’Ambito, Grosseto, Siena e Arezzo, e i comuni della Val di Cornia, erano all’ultimo posto in Toscana per raccolta differenziata e al primo, nell’Italia centro settentrionale, per costo della bolletta della spazzatura. È in questo clima che il 1° ottobre 2017 arriva da Venezia il nuovo direttore, Paolo Di Prima. Che oggi va in pensione. E per lui è tempo di bilanci.
Dottor Di Prima, partiamo dal servizio di raccolta e trattamento dei rifiuti. Come è cambiato in questi anni?
«Quando sono arrivato, nel 2017, la situazione di Sei Toscana era particolarmente critica: era retta da commissari nominati da Anac, nel pieno della bufera delle indagini che avevano coinvolto l’Ato stessa e c’era una situazione di assoluta incertezza. Molti Comuni spingevano per una risoluzione del contratto. In questi anni si è cercato di stabilizzare la situazione, rafforzando il presidio dell’Autorità, approvando il regolamento per il controllo, definendo il sistema sanzionatorio per gli inadempimenti del gestore. A questo si è accompagnato un rafforzamento della compagine societaria del gestore che, con l’arrivo di Iren, ha rafforzato il sistema finanziario e manageriale di una società fino a quel momento molto debole sotto entrambi i punti di vista».
Oggi qual è la situazione?
«Questa stabilizzazione e questo rafforzamento hanno portato a una migliore collaborazione con l’Ato e con i Comuni, e a nuovo piano di gestione dei servizi, iniziato nel 2021 e che si completerà nel 2025, per complessivi 150 milioni di euro, 30 milioni dei quali finanziati dal Mite (ministero per la Transizione ecologica), ripartiti nelle tre province. Insomma, si è passati da una situazione precaria in cui non c’erano né fiducia né soldi e si viveva alla giornata, a una in cui ci sono importanti investimenti e una nuova collaborazione».
Eppure le criticità ci sono ancora. Le lamentele dei cittadini per il servizio sono ancora all’ordine del giorno.
«Le criticità ci saranno sempre. Ma un conto è una situazione precaria con un interlocutore debole, e un conto è avere un servizio già a regime, investimenti e un interlocutore forte. Ci vuole tempo perché la gente recepisca gli effetti, ma la strada è aperta».
L’incendio divampato a fine gennaio all’impianto di Futura spa alle Strillaie sta interrompendo il ciclo dei rifiuti. Che prospettive ci sono?
«Il problema è temporaneo. Salvo questo contrattempo, in provincia di Grosseto l’impianto di Strillaie è perfettamente in grado di soddisfare il fabbisogno di trattamento ed è in fase di potenziamento con l’impianto di biodigestione anaerobica il cui output è il biometano, che sposta verso un’altra forma di commercializzazione il risultato dei trattamenti dei rifiuti urbani».
In altre parole, sta dicendo che i rifiuti organici, da cui finora Futura ricavava solo compost, saranno utilizzati anche per produrre biometano in un nuovo impianto sempre alle Strillaie?
«Esattamente. È stato completato il lungo iter autorizzativo di due anni per ottenere l’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) e ora si è pronti per realizzare una centrale di biometano. Anche questo impianto, di circa 30 milioni di euro, è stato presentato per attingere dai fondi europei del Mite. L’impianto dovrebbe consentire di trattare tutti i rifiuti organici di Grosseto e della Val di Cornia, anche in una prospettiva di raddoppio dell’attuale produzione, dalle 25mila tonnellate di umido attuali trattate, a 50 mila. E questo grazie al fatto che ora le tecnologie si sono evolute e la biodigestione anaerobica ha trovato applicazioni concrete. Insomma, non è più nel libro dei sogni».
Che tipo di impianto sarà?
«Non molto impattante. Questa è una tecnologia che richiede piccoli impianti». Quanto ai rifiuti indifferenziati, invece, una volta trattati e diventati Css l’unica via è l’incenerimento. Con la chiusura dell’impianto di Scarlino, questo è uno degli anelli deboli della catena del ciclo dei rifiuti nel Grossetano. «La Regione Toscana ha detto chiaramente che non vuole altri inceneritori e l’Ato non può che rispettare la volontà della Regione. Al momento nel nostro Ato l’unico impianto di incenerimento oggetto di potenziamento è quello di Arezzo. C’è poi l’impianto di Poggibonsi. Sono due impianti capaci di trattare 70mila tonnellate di Css l’uno, ma ciascuno potrà trattare solo il Css della propria provincia».
Grosseto continuerà a incenerire il proprio Css nel nord Italia e all’estero?
«Ad oggi sì, con tutti i costi in più che ciò comporta rispetto a farlo “in casa”».
Un’altra debolezza è la raccolta differenziata: la provincia di Grosseto continua a essere fanalino di coda in Toscana con il 45,86% di differenziata nel 2020, ultimo dato disponibile.
«È vero, ma rispetto al 2017 l’incremento nell’Ato sud è stato maggiore che in tutto il resto della regione (nel 2017 la differenziata era al 34,18%). E nel 2020 non era in funzione il piano di riorganizzazione dei servizi che punta al 70% di differenziata».
Avremo finalmente un abbassamento della tariffa?
«Si badi bene: la raccolta differenziata di per sé non porta automaticamente alla riduzione della tariffa, anzi. Il porta a porta, ad esempio, è molto costoso. Solo la tariffazione puntuale può abbassare la tariffa».
È quanto si prevede coi cassonetti intelligenti. Ma quando entrerà in vigore questo nuovo metodo di calcolo?
«Nel 2025 avremo cassonetti intelligenti in tutto l’Ato, a parte alcune aree in porta a porta nell’Aretino, che lo manterranno. A quel punto si avrà una tariffazione puntuale. Ma i costi potrebbero calare ulteriormente se nel Grossetano ci fosse un inceneritore. E ora, con la crisi energetica, un termovalorizzatore che copre i costi diventa un business. Capisco però che quando si ha avuto un’esperienza negativa, come in questa Ato, si genera diffidenza tra i cittadini».
Ora che si avvia a godersi la pensione, Lei adesso saluterà la Toscana e la Maremma. Al di là del lavoro, che ricordo ne porterà con sé?
«Una delle cose belle della mia esperienza qua è che, con mia moglie, abbiamo girato tutto il sud della Toscana, perché per conoscere il territorio bisogna girarlo. Porterò con me il ricordo di questa terra bellissima».