Greenreport
De Girolamo (Cispel): «Serve un’industria dei rifiuti solida, in una dimensione regionale»
La Toscana è a un punto di svolta sulla gestione rifiuti: ecco perché
L’affidamento a Retiambiente, l’arrivo di Iren e dei piani di ripresa post-Covid rappresentano opportunità che per essere colte hanno bisogno di un salto di qualità
di Alfredo De Girolamo
L’affidamento della gestione dei rifiuti urbani a Retiambiente da parte dell’Ato costa è una buona notizia per la Toscana. Finalmente, dopo anni di rinvii, anche il terzo ambito territoriale ottimale toscano arriva ad una gestione unitaria, come previsto dalla legge nazionale del 1996 e regionale del 2007.
Oggi abbiamo dunque tre operatori di area vasta: Alia nell’Ato centro, Sei Toscana nell’Ato sud e Retiambiente nell’Ato costa. Il cammino di quest’ultima sarà progressivo, con un’estensione territoriale che si concluderà nel 2029, ma ormai il percorso di applicazione delle scelte regionali, di oltre 13 anni fa, può dirsi concluso, e siamo una delle poche regioni ad averlo fatto.
Si tratta di un punto di arrivo, quindi, ma soprattutto di un punto di partenza per una nuova fase della gestione di questo importante servizio in Toscana.
La delibera di affidamento a Retiambiente arriva infatti in un momento particolarmente importante per il settore rifiuti in Toscana, denso di opportunità e di sfide. In questi giorni si è concluso il “closing” della procedura di acquisto di Unieco da parte del gruppo Iren. Gli assetti proprietari di molti operatori del sud della Toscana cambieranno quindi con l’ingresso della multiutility leader italiana della multicircle economy. Un fatto positivo che potrà dare solidità e certezza all’operato e alle strategie sia di Sei Toscana che delle aziende di gestione degli impianti. La stessa Alia è interessata, sempre in questi giorni, a decisioni in merito alla strategia aziendale, in una logica di rafforzamento del principale operatore di settore a livello regionale, con una strategia di integrazione con altri soggetti toscani, come dimostra la decisione di alcuni giorni fa di acquisire una quota di Scapigliato srl di Rosignano.
Il modello di Retiambiente, società in house, è diverso da quello di Alia e Sei Toscana, che sono aziende pubbliche o miste che hanno vinto una gara, ma è possibile a questo punto immaginare forme di integrazione operativa e strategica fra i tre gestori di ambito regionali. Una opportunità non solo per esplorare nuovi livelli di efficacia ed efficienza, ma anche per affrontare con spalle solide le sfide dei prossimi 5/10 anni.
Sempre in queste settimane infatti è entrata in vigore in Italia la legge di recepimento delle nuove direttive europee sui rifiuti, il cosiddetto “pacchetto economia circolare”.
Le sfide contenute nella nuova policy sono grandi: riciclaggio al 65%, discarica massimo al 10%, spazio per il recupero energetico in tutte le sue forme per il 25%. Occorrerà uno sforzo organizzativo e gestionale nuovo, sia nelle fasi di raccolta che in quelle di gestione e realizzazione degli impianti di recupero e smaltimento necessari. Occorrerà una aumentata capacità di gestire in modo industriale filiere di recupero e riciclo sempre più complesse, su mercati globali e quindi instabili per natura.
La Toscana ha anticipato questa scelta industriale con la costruzione del gruppo Revet e può guardare quindi con ottimismo ad una prospettiva di consolidamento anche delle filiere della carta, del vetro, dell’organico, dei Raee.
Sempre in questo periodo verranno varati il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e i Piani di spesa dei Fondi strutturali e la Regione Toscana, di intesa con i gestori, ha proposto al Governo un pacchetto di investimenti per circa 600 milioni di euro: digestori anaerobici, piattaforme di valorizzazione, centri di raccolta, il tutto da realizzare entro il 2026.
Per fare tutte queste cose e cogliere davvero queste opportunità, serve un’industria dei rifiuti solida, che integri la gestione dei rifiuti urbani con i rifiuti speciali e diventi sempre di più un’industria verde, perno dell’economia circolare. Un cambiamento grande.
Per questo è augurabile una dimensione regionale di questa industria, ed ora che gli operatori sono tre, ben dimensionati, è possibile un salto di qualità ulteriore dopo quelli fatti in questi anni. Un salto che dovrà riguardare anche i gestori dei singoli impianti, ancora numerosi, in una logica integrata. Un salto organizzativo, gestionale e finanziario, di capacità di innovazione e ricerca, già avviato con la costruzione del “contratto di rete” fra i principali operatori toscani.
Si tratta di scelte industriali che soci e management dovranno valutare e definire, nel rispetto dei contratti di concessione di lungo periodo esistenti.
Ma anche il nuovo governo regionale può svolgere un ruolo importante. Prima di tutto occorrerà ottenere dal Governo le risorse del Pnrr e del Fondo di coesione per gli impianti in Toscana, cosa non ancora del tutto definita. Poi si dovranno sfruttare al meglio le risorse dei Fondi strutturali 2021/27, con la prossima approvazione del Piano operativo regionale che avrà come tema centrale l’economia circolare e digitale. Ci sono poi scelte più politiche da fare: l’approvazione del nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti con l’indicazione del fabbisogno impiantistico, specie in materia di recupero energetico, di cui la Toscana è deficitaria come la recente crisi Covid-19 ha ulteriormente dimostrato. C’è poi da definire l’Ato unico regionale, scelta a questo punto non più rimandabile per garantire un quadro di certezza dei flussi di recupero e smaltimento all’interno della regione in una logica di prossimità. C’è infine da semplificare norme e procedure autorizzative, vero collo di bottiglia per la crescita del settore.
Insomma c’è molto da lavorare, a partire dalla migliore gestione possibile di questa drammatica seconda fase della pandemia. Terminata questa emergenza ci aspettano sfide grandi, e il settore rifiuti è chiamato ad essere uno dei volani della ripresa dopo la crisi. Gli operatori industriali toscani sono pronti.