Corriere Fiorentino
La ripartenza in Toscana è più lenta Due famiglie su 10 si sono impoverite
M.B.
A un anno dall’inizio della pandemia la Toscana fa i conti con il prezzo economico della crisi anche se vede i primi segnali di una timida ripresa. Una fotografia in chiaro scuro emersa dal rapporto di Irpet «La Toscana un anno dopo l’epidemia. Bilancio e prospettive» presentato on line con un confronto tra Regione e associazioni di categoria. E la nostra regione di scopre più povera — il 20% dei toscani ha perso posizioni sociali e reddito —, con una ripartenza che sarà più lenta di quella delle regioni del Nord.
L’esame della lunga crisi evidenzia i tanti posti di lavoro persi e quelli «congelati» che cioè con lo sblocco dei licenziamenti sono ad alto rischio — sono 23 mila i dipendenti persi e 94 mila i congelati — e la profondità del colpo all’economia nel suo complesso. Nel 2020 sono stati bruciati 14 miliardi di euro, con una caduta del Pil del 12%, che riporta il prodotto interno lordo regionale ai livelli di venticinque anni fa, è arretrata la produzione industriale (-14,7%), sono crollati i servizi (-11,3%). Ogni famiglia ha perso in media 1.650, ma sarebbero stati 3.400 senza le misure di sostegno al reddito, e 17 famiglie ogni 100 e 21 individui ogni 100 sono scesi di posizione nella società, mentre solo il 2% sta meglio del pre Covid. «Le previsioni per il Pil sono +3% nel 2021 (contro il 4,2% delle regioni del Centro Nord, ndr), +3,6% nel 2022, +2,2% nel 2023 — ha spiegato il vicedirettore di Irpet Nicola Sciclone — C’è stato tanto risparmio e questo potrebbe essere un vantaggio per la Toscana, ben posizionata nei servizi legati a tempo libero e turismo. Inoltre avremo un tesoretto dai fondi del Next generation Europe, 12 miliardi da qui al 2026». Per la Regione, l’assessore all’economi Leonardo Marras ha insistito sul nuovo ruolo che avrà Fidi Toscana come finanziaria operativa regionale, «non come Iri che entra nell’azionariato o nel capitale delle imprese», mentre l’assessora al lavoro, Alessandra Nardini, punta «su competenze, su un nuovo rapporto scuola-lavoro, sugli istituti tecnici speciali che danno lavoro ai giovani, capitolo dolente come il lavoro femminile, aggravato dalla crisi».
Varie le visioni del post crisi da parte di associazioni di categoria e sindacati, ma il filo conduttore è che tutti hanno sofferto e che per ripartenza servono politiche ed azioni straordinarie e rapide. «L’economia toscana avrà più difficoltà a recuperare rispetto alle altre regioni, occorre un cambio di passo — ha detto Luca Giusti, pr esidente di Confartigianato Imprese — Se vogliamo salvaguardare la tenuta sociale ed economica dobbiamo aiutare a salvarsi più imprese possibile, anche per l’occupazione». Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Firenze e Toscana ha puntato sul dopo: «Ci dobbiamo pensare ora, anche se l’emergenza non è finita e un nuovo lockdown sarebbe fatale. Possiamo farcela e servono digitale, economia green, formazione e capitale umano e più credito e liquidità alle imprese. E siamo pronti per un nuovo patto per lo sviluppo, mentre la Regione deve sostenere di più le imprese». Per Dalida Angelini (Cgil) «ora serve un nuovo modello di sviluppo, più sostenibile, per questo va aggiornato il Patto per lo sviluppo che abbiamo siglato in Regione» e per Nico Gronchi (Confesercenti) la ricetta è «investimenti, strumenti e risorse straordinarie da parte della Regione, bene la nuova Fidi Toscana, e non aiuti a pioggia ». Mentre Giuseppe Salvini, direttore Camera di Commercio di Firenze, ha evidenziato i segnali di ripresa in atto nel manifatturiero e nel settore edile. E alla fine Stefano Casini Benvenuti, «storico» direttore di Irpet ha salutato tutti, spiegando che tra due giorni lascerà .