Greenreport
L’allarme lanciato da De Girolamo (Cispel) e Scappini (Alia)
Stimato un mancato gettito da 77,5 a 155 milioni di euro: «Se si trasferisse in una riduzione anche parziale dei corrispettivi verso le aziende toscane si rischia la crisi. Occorre definire un fondo specifico nel decreto Rilancio»
di Luca Aterini
Anche nel pieno della crisi sanitaria da Covid-19 i lavoratori dell’igiene urbana hanno continuato ad erogare i servizi essenziali per la gestione dei rifiuti prodotti dai cittadini, ma i soldi adesso stanno finendo. Gli introiti della Tari, la tassa che per legge deve finanziare integralmente i costi dei servizi di raccolta e smaltimento rifiuti urbani – ogni anno in Toscana ne vengono prodotte oltre 2,2 milioni di tonnellate – sono diminuiti bruscamente a causa del lockdown, e l’emergenza non è certo finita.
«La crisi Covid-19 sta riducendo e rallentando il gettito della Tari in tutti i comuni italiani. Molte utenze non domestiche hanno chiuso le attività in queste settimane di lockdown (ristoranti, bar, negozi, uffici, artigiani, industrie, servizi), mentre quelle domestiche faticano a corrispondere il pagamento della tariffa. In Toscana stimiamo un mancato gettito pari a 77,5 milioni di euro per tre mesi di sospensione e di 155 milioni per sei mesi, oltre il 20% su un totale di ricavi annuali dei gestori di circa 750 milioni di euro. Se questo mancato gettito si trasferisse in una riduzione, anche parziale, dei corrispettivi verso le aziende, in Toscana si rischia l’emergenza rifiuti».
È questo l’allarme lanciato dal presidente di Confservizi Cispel Toscana, Alfredo De Girolamo, e dalla coordinatrice regionale del settore – 33 aziende che impiegano circa 5.500 addetti, con un fatturato annuo di 756 milioni di euro e circa 50 milioni all’anno di investimenti – Alessia Scappini, in un incontro con la stampa tenutosi questa mattina a Firenze.
«Solo nei tre Comuni capoluogo gestiti da Alia – specifica Scappini, che è anche ad di Alia – il mancato gettito su tre mesi è calcolato in 25,7 milioni di euro: 12,8 milioni a Firenze, 7,6 milioni a Prato, 5,3 milioni a Pistoia». Ma l’emergenza coinvolge tutto il territorio.
In un appello rivolto al premier Conte, i sindaci di tutta Italia all’inizio di questa settimana avvertivano: «Non vorremmo ritrovarci a gestire “pericolosi assembramenti” di rifiuti lungo le strade delle nostre città». Lo stesso allarme era stato lanciato dalle tre Ato toscane – ovvero le Autorità d’ambito costituite dai Comuni presenti sul territorio di riferimento – già a fine aprile. Ora l’emergenza è alle porte, se non verranno prese contromisure.
Il Dl Rilancio appena varato prevede un Fondo per gli enti locali scarso (3,5 miliardi di euro) visto che deve coprire le riduzioni di gettito di tutti i tributi locali. A livello nazionale, Utilitalia – l’associazione nazionale delle imprese di gestione dei servizi di igiene urbana – ha stimato gli effetti della riduzione del pagamento della Tari dalle utenze non domestiche che sono rimaste chiuse nei mesi di emergenza Covid-19, ottenendo una stima di mancato gettito in 3 mesi di circa 1,25 miliardi di euro, e di 2,5 in sei mesi: un valore molto distante dalla stima fatta di Arera sul mancato gettito di Tari (400 milioni di euro) e che da solo assorbirebbe due terzi del fondo previsto dal decreto Rilancio per i Comuni, Province e Città metropolitane.
Il rischio quindi è che il mancato gettito si trasformi in una riduzione dei corrispettivi verso le aziende di gestione dei rifiuti urbani pubbliche e private, con gravi ripercussioni. «Occorre definire – spiegano De Girolamo e Scappini – un fondo specifico per la gestione dei rifiuti urbani nel decreto a copertura del minor gettito Tari per i Comuni, che sia sganciato dal fondo generico di sostegno alla fiscalità locale degli enti locali e definito da Arera, l’Autorità di regolazione, utilizzando anche il fondo che Arera stessa ha costituito presso la Cassa conguagli elettrica, oggi utilizzabile solo per servizi energetici ed idrici».