La Repubblica – Firenze
L’economia
La multiutility prende il via partono le prime 4 società
Intanto si parte con chi ci sta, l’area fiorentina e pratese, l’empolese e il pistoiese. Già tra maggio e giugno i cda o gli amministratori unici delle società promotrici approveranno la fusione. Poi qualche mese, forse 4 o 5, per allargare l’operazione e tentare di convincere i dubbiosi, da Pisa al senese, da Massa all’aretino. E se tutto filasse liscio, debutto nel 2024.
Dopo un anno e mezzo di trattative e bozze, polemiche e studi, la multiutility toscana accelera. La decisione presa dal “ board” delle spa che stanno trainando la partita, da Alia a Consiag, da Acqua Toscana (la parte pubblica di Publiacqua, che ha dentro l’ostile Acea) a Publiservizi, è partire. Dare la prima scossa. Far capire che si fa sul serio. Senza chiudere le porte. Senza dare l’impressione di un esperimento autarchico, legato alla sola area fiorentina e della toscana centrale ma, all’opposto, di un progetto che, mettendo gambe, possa offrire sicurezze pure a chi nicchia. « Nelle prossime settimane le nostre società voteranno l’adesione alla multiutility » , ha annunciato qualche sera fa il sindaco Dario Nardella citando l’assessore nominato vicerè dell’operazione sul campo, Federico Gianassi, e svelando di fatto quella che è già una road map ufficiale: tra maggio e giugno i cda delle 4 società voteranno la fusione in un unico, nuovo soggetto societario con la missione di gestire i servizi ai cittadini toscani. Acqua, rifiuti, gas, anche luce e ambiente. Dopo i cda la palla passa ai Consigli comunali. Poi servirà l’ok delle assemblee delle spa. E a quel punto è fatta. Quattro società in una sola newco, secondo quanto prevede il progetto alla cui attuazione collabora Boston Consulting Group, multinazionale statunitense della consulenza strategica. Sarà già un piccolo colosso: proprietario di impianti, gestirà le reti e venderà servizi nei settori idrici e dei rifiuti, per cominciare. Giro d’affari iniziale 1,5 miliardi di euro e 4 mila dipendenti. Con l’obiettivo di crescere però: è il motivo per cui subito si aprirà ad un aumento di capitale per consentire a nuovi soci di entrare conferendo beni e capitali. È qui che si spera di imbarcare Estra e le spa della costa e del nord Toscana per creare un soggetto pienamente regionale e consentire una quotazione in Borsa di successo. In Emilia Romagna lo fanno già con Hera. E tutto il mercato dei servizi pubblici locali italiani ormai spinge le grandi holding e non i pesci piccoli. Sarà la volta buona per la Toscana degli eterni campanili?
L’idea è nata tra Firenze e Prato. Nardella, il sindaco pratese Matteo Biffoni, l’empolese Brenda Barnini e la Piana fiorentina sono stati i primi sponsor, con il governatore Eugenio Giani garante e il supporto del Pd toscano. Eppure una valutazione di opportunità economica e strategica ha già convinto anche amministratori di centrodestra a stare nel percorso, come il sindaco di Siena Luigi De Mossi. Paradossalmente è la provincia senese a trazione dem ad aver alzato più il ciglio. Come del resto Livorno e Lucca, governati dal Pd. Mentre invece il viareggino Giorgio DelGhingaro ha già detto sì. Pisa e Massa, guidata dai sindaci leghisti Conti e Persiani, hanno fin qui espresso i dubbi più forti. Arezzo, guidata dal forzista Ghinelli, più disponibile a dialogare. Nemmeno Grosseto, guidata dal centrodestra di Vivarelli Colonna, è ostile a prescindere. A Pistoia il sindaco di Fratelli d’Italia Tomasi non ha detto no ma Publiservizi, la spa che copre anche l’area pistoiese, ci sta. Un quadro complicato, di diffidenze territoriali e politiche. Dopo il primo passo ufficiale anche gli scettici saliranno sul carro? — e.f.