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Italo Calvino, la spazzatura gradita e i cassonetti (troppo?) intelligenti

Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

Il grande scrittore raccontò la funzione sociale della raccolta dei rifiuti

«Fondata su una preparazione preventiva che qui si vede poco»

Stefano Adami& Beppe Corlito

Facendo due passi ci siamo imbattuti in una fila dei nuovi cassonetti “intelligenti” con intorno una montagnola di sacchetti di spazzatura; poi in due signore dallo sguardo smarrito che armeggiavano con le tesserine per aprire i cassonetti. Ci è venuta in mente una prosa di Calvino, “La poubelle agréée”: tradotta suona “la pattumiera gradita” e riguarda il periodo parigino dell’autore. L’operazione di mettere fuori la spazzatura è l’unica che egli dice di disimpegnare «con qualche competenza». Ne nascono una serie di divagazioni interessanti, che mitigano la sorpresa di vedere un grande scrittore alle prese con il pattume. La prosa fa parte di cinque testi, che costituiscono la raccolta “La strada di San Giovanni” (1990), pubblicati separatamente e dopo la morte raccolti dalla moglie in base a un appunto dell’autore sotto il titolo di “passaggi obbligati”.Per la pattumiera Calvino si sottopone da padre di famiglia al rito, che esprime un obbligo sociale verso la famiglia e verso la collettività. «Nel momento in cui svuoto la pattumiera. . . , pur agendo come umile rotella del meccanismo domestico, già mi investo d’un ruolo sociale, mi costituisco primo ingranaggio d’una catena di operazioni decisive per la convivenza collettiva, sancisco la mia dipendenza dalle istituzioni senza le quali morrei sepolto dai miei stessi rifiuti».Calvino utilizza lo spunto per trarre una “morale” collettiva, un significato secondo. Non ci meraviglia: era un intellettuale impegnato, prima un partigiano. La “poubelle” – apprendiamo – prende il nome da una persona: “Monsieur Poubelle, prefetto della Senna che primo prescrisse (1884) l’uso di questi recipienti nelle fin allora infette vie di Parigi», un nome che indica la missione civilizzatrice della cultura. La poubelle è “agréée” , «come a dire pattumiera gradita, approvata, bene accetta (sottinteso: dai regolamenti prefettizi e dall’autorità che in essi s’esteriorizza e che s’interiorizza nelle coscienze dei singoli a fondamento del contratto sociale…)» . L’impressione è di sottile ironia. Calvino la usa per portarci a una conclusione. Richiama l’inglese “agreement” , cioè “un patto concordato per mutuo consenso delle parti”. Aggiungo l’uso internazionale del “gentlemen agreement”, il patto tra gentiluomini, non scritto perché basta la parola data. Un’operazione nobilitata dalla cultura. Poi nel richiamare la funzione sociale degli spazzini ricorda che in francese vengono chiamati “ébouers”, cioè sfangatori, in ricordo delle vie dell’antica Parigi, dove il fango si impastava allo sterco dei cavalli. Non dimentica neppure la funzione inclusiva che il ruolo aveva alla sua epoca, quando s’impiegava manodopera nordafricana. «L’essere assunto come spazzino è il primo gradino d’una ascesa sociale che farà anche del paria di oggi un appartenente alla massa consumatrice e a sua volta produttrice di rifiuti».Anche qui Calvino dice la verità con ironia senza dimenticare «due strade divergenti: una storia d’integrazione soddisfatta del paria che muove alla conquista di Parigi… oppure una storia di rivoluzione e capovolgimento di quel meccanismo».Diranno i nazionalisti del “prima gli italiani”: qui vogliono arrivare gli intellettuali impegnati alla Calvino, aprendo ai migranti: alla rivoluzione sociale. Lasciamo a loro la considerazione retriva e vi invitiamo a leggere tutto l’excursus colmo di risvolti preziosi. Ci limitiamo a trarre una morale circoscritta alla piccola “rivoluzione” elettronica della raccolta differenziata dei rifiuti avviata dall’amministrazione locale: senza una adeguata preparazione culturale (e una politica seria di incentivi) i nuovi cassonetti rimarranno assediati dai sacchi di rifiuti dei furbetti che vanno per le spicce, risparmiando tempo e denaro, abbandonando i rifiuti senza conferirli e senza pagare.Calvino ci ricorda che per partecipare a una operazione sociale come lo smaltimento dei rifiuti, il singolo deve essere preparato e responsabilizzato. Ciò che non è stato fatto nella nostra città, dove i cassonetti con tessera sono stati messi senza alcuna operazione di preparazione preventiva. Per Calvino la cosa principale per partecipare allo smaltimento dei rifiuti come operazione culturale è una motivazione sociale che si ritrova negli strumenti culturali proposti dalla comunità, senza i quali l’eliminazione dei rifiuti si svolge senza regole. La descrizione di Calvino dello smaltimento dei rifiuti è una operazione di inclusione sociale. Attraverso certe procedure il soggetto diviene cittadino, parte attiva e consapevole di una comunità a cui presta la propria collaborazione. Calvino si pone come soggetto primo di un percorso di cittadinanza, che deve essere attivato dalla comunità stessa attraverso la formazione alla produzione della spazzatura gradita. È proprio il percorso formativo che manca in città. 

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