Ispra, in Toscana tornano a crescere i rifiuti speciali generati (e quelli esportati)

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Ispra, in Toscana tornano a crescere i rifiuti speciali generati (e quelli esportati)

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Ispra, in Toscana tornano a crescere i rifiuti speciali generati (e quelli esportati)

Nel 2019 generate 10,1 milioni di tonnellate, per il 32,7% derivanti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue

Di Luca Aterini

Il Lazio ha scalzato la Toscana in qualità di prima regione dell’Italia centrale per quantità di rifiuti speciali generati, ma nonostante ciò il Rapporto Ispra 2021 mostra dati in crescita per la nostra regione: nel 2019 sono 10,1 milioni le tonnellate prodotte, il 95,6% delle quali costituite da rifiuti speciali non pericolosi cui si aggiungono 445mila ton di pericolosi.

Si tratta appunto di un dato in crescita, dopo un 2017 e un 2018 di flessione, mentre le fonti di provenienza restano in linea con quelle nazionali: le principali tipologie di rifiuti speciali generate arrivano infatti dalle operazioni di costruzione e demolizione (42,5%) e quelli derivanti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue (32,7%), a testimonianza che anche dalla migliore delle economie circolari restano scarti da saper gestire. Scarti che invece l’Italia spedisce in larga parte all’estero, e la Toscana non è da meno.

La regione infatti importa 24mila ton di rifiuti speciali, ma ne esporta ben 180mila: un dato in continua crescita, rispetto alle 129mila ton del 2018 e soprattutto dalle 77mila del 2016. Più nel dettaglio, si tratta di cui 95.874 ton di rifiuti non pericolosi e 84.446 ton di pericolosi.

A testimonianza di forti difficoltà in termini di dotazione impiantistica, nel 2019 crescono anche gli stoccaggi con 886mila ton messe in riserva (il 9% di tutti i rifiuti speciali gestiti) e altre 42mila ton (0,4%) in deposito preliminare prima dello smaltimento.

Andando oltre queste frazioni particolarmente critiche, il quadro complessivo per la gestione dei rifiuti speciali in Toscana sembra comunque incoraggiante: dai dati Ispra il 62,2% risulta avviato a recupero di materia, anche se solo lo 0,4% va a recupero energetico e resiste un ampio ricorso alle operazioni di smaltimento (29,7%), con oltre 2 mln ton sottoposte ad operazioni quali trattamento chimico-fisico, trattamento biologico e ricondizionamento preliminare, cui si aggiungono 721mila ton (il 7,3% del totale gestito) smaltite in discarica e oltre 24mila ton (0,2%) avviate a incenerimento.

Guardando però al di là dell’orizzonte tracciato dal report Ispra, la cronaca mostra purtroppo che le difficoltà di gestione rifiuti in Toscana restano critiche, con almeno cinque inchieste aperte solo nell’ultimo anno e i molteplici appelli delle associazioni imprenditoriali che chiedono alla Regione di porre rimedio individuando – e soprattutto autorizzando – gli impianti di prossimità necessari a chiudere il ciclo dell’economia circolare sul territorio:  è pur vero che “solo” i rifiuti urbani ricadono nell’ambito della privativa comunale e dunque la loro gestione è (su base diretta o tramite affidamento) in capo alla mano pubblica i rifiuti speciali sono di norma affidati al mercato. Ma è evidente che tutta l’infrastruttura impiantistica per la loro gestione, dal riciclo al recupero energetico allo smaltimento, è soggetta e dunque dipende dalle autorizzazioni pubbliche, che in questo caso arrivano (o meno) dalla Regione. Che ha dunque una responsabilità indiretta fondamentale nella gestione (o meno) degli speciali.

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