Irpet, in Toscana i “rifiuti da rifiuti” sono un terzo del totale

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Irpet, in Toscana i “rifiuti da rifiuti” sono un terzo del totale

Greenreport

Irpet, in Toscana i “rifiuti da rifiuti” sono un terzo del totale

La quota di rifiuti prodotta da impianti di gestione rifiuti, trattamento reflui e potabilizzazione acque arriva al 32,7%

di Luca Aterini 

Nel 2019 in Toscana sono stati prodotti rifiuti urbani per un totale di 2,28 milioni di tonnellate, cui si aggiungono i meno noti ma ben più corposi rifiuti speciali – approssimativamente, quelli generati dalle attività economiche – per oltre 10 milioni di tonnellate. 

Nella nota Litterally living in waste: una prima analisi della produzione e gestione dei rifiuti in Toscana, l’Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) ha analizzato questi due gruppi, che compongono il flusso primario di rifiuti, indagando sia le dinamiche che sottendono la loro generazione sia i quantitativi di nuovi rifiuti legati al loro trattamento. 

Per quanto riguarda i rifiuti urbani, ad esempio, Irpet osserva come l’ammontare sia funzione di determinanti come il reddito, l’ampiezza della popolazione, l’afflusso turistico, le scelte nell’assimilazione ai rifiuti urbani di alcuni rifiuti speciali non pericolosi (scelte che però dipendono ormai dalla legge nazionale); al contempo la quantità e la composizione dei rifiuti speciali sono legate al volume di beni e servizi prodotti e alla struttura della propria economia in termini di specializzazioni produttive. 

Più nel dettaglio, in Toscana dai primi tre settori per produzione di rifiuti speciali dipende l’80% del totale: si tratta del settore edile, che produce rifiuti ingombranti ma perlopiù non pericolosi, del settore di gestione dei rifiuti e della rete fognaria e del settore chimico, che invece presentano sia un’elevata intensità di produzione di rifiuti sia una maggiore pericolosità; seguono, poi, settori fortemente caratterizzanti la struttura produttiva toscana, ovvero il settore cartario e quello tessile, dell’abbigliamento e della pelle. Un quadro comunque parziale, in quanto per comprendere effettivamente quantità e caratteristiche dei rifiuti speciali generati dall’economia toscana, la generazione di rifiuti andrebbe seguita lungo l’intera filiera produttiva e non per singoli settori locali. 

Per quanto riguarda invece i rifiuti da trattamento dei rifiuti – chiamato da Irpet “flusso secondario di rifiuti” –, è interessante notare le dimensioni di primo piano: «I rifiuti prodotti dagli impianti di trattamento in Toscana sono oltre un terzo del totale. La media italiana da questo punto di vista è leggermente più bassa, ma se si confronta la Toscana con le regioni del nord, la distanza aumenta in misura considerevole e la situazione della Toscana è simile a quella del Lazio o della Campania». 

Perché tutti questi “rifiuti da rifiuti”, se puntiamo ad un’economia circolare? Già negli anni Settanta, l’economista Georgescu-Roegen riportò l’economia alle leggi della fisica: mentre secondo la prima legge della termodinamica l’energia e la materia non si distruggono ma si trasformano, la seconda legge della termodinamica afferma che questa trasformazione determina una progressiva degradazione delle risorse, che ne riduce la possibilità di utilizzo. Questo è un processo irreversibile, con cui tutti dobbiamo fare i conti, anche in Toscana. Dove però li facciamo con non poche difficoltà. 

Dove intervenire, dunque, per perseguire un modello virtuoso di produzione e consumo di rifiuti? Secondo Irpet «la sfida, da un lato, è quella di ridurre per quanto possibile la produzione di rifiuti urbani ma, soprattutto, di aumentare la capacità di differenziazione dei rifiuti nella Toscana della costa e del sud. Inoltre, il confronto con le altre regioni mette in evidenza che in Toscana il flusso di rifiuti secondari, cioè, di quelli prodotti dal trattamento dei rifiuti stessi e dalla depurazione dell’acqua, è molto rilevante e che la capacità di gestione in-house (ovvero all’interno dei confini regionali, ndr) di questi rifiuti speciali è complessa». 

Una consapevolezza che adesso l’Irpet si propone di indagare più a fondo. I risultati dell’analisi saranno infatti funzionali a una successiva analisi integrata dei rifiuti (tramite il modello Litter-Irpet) che, oltre ad analizzare in maniera sistematica i flussi di rifiuti urbani e speciali della Toscana, sarà utile nella valutazione dell’impatto economico e ambientale dei flussi stessi; in particolare, l’estensione del modello dalla dimensione regionale a quella nazionale, comprensiva anche degli scambi con l’estero, consentirà di valutare complessivamente la propria footprint in termini di rifiuti prodotti, al di là dei confini regionali.

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