Greenreport
Inceneritori in Toscana, Arpat: emissioni «in genere ampiamente inferiori ai limiti previsti»
L’Agenzia regionale per la protezione ambientale anticipa i dati dell’Annuario 2021
Di Luca Aterini
In attesa che – questo venerdì – venga pubblicato l’Annuario 2021 sui dati ambientali della Toscana, l’Arpat anticipa oggi un focus dedicato gli inceneritori presenti sul territorio regionale.
«I valori rilevati sono in genere ampiamente inferiori ai limiti previsti», spiega l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, che ha presentato la sintesi degli esiti dei controlli analitici effettuati dalla stessa Arpat sui principali impianti di incenerimento di rifiuti urbani, di rifiuti speciali e di combustibile solido secondario (Css).
«Il rispetto del limite per le diossine rappresenta la sfida più impegnativa per i gestori degli impianti. Trattandosi di un inquinante di natura organica e persistente nell’ambiente, la norma impone un limite molto restrittivo, basato sull’applicazione delle migliori tecniche disponibili (Bat) e che persegue l’obiettivo di contenere al minimo nel lungo periodo l’immissione nell’ambiente di tali sostanze. Per periodi limitati di tempo il superamento dei valori fissati dalla normativa non necessariamente rappresenta un pericolo per la salute», precisa l’Agenzia.
Più in generale, sono ormai molteplici gli studi scientifici condotti sia all’estero sia in Italia che mostrano come le emissioni dei moderni inceneritori non comportino «un rischio reale e sostanziale» per la salute umana. Anzi, in un contesto come quello italiano secondo la Direzione investigativa antimafia (Dia) la «perdurante emergenza che in alcune aree del Paese condiziona ed ostacola una corretta ed efficace gestione del ciclo dei rifiuti vede tra le sue cause certamente l’assenza di idonei impianti di smaltimento che dovrebbe consentire l’autosufficienza a livello regionale». In particolare, sotto questo profilo la Dia giudica «significativa, ad esempio, la mancata realizzazione di termovalorizzatori».
Il nuovo Piano regionale rifiuti in fase d’elaborazione, dopo che il vecchio non ha centrato nessuno dei principali obiettivi che si era prefissato, non prevede però la realizzazione di altri inceneritori in Toscana nonostante il loro numero sia in declino da anni (e prossimamente sia prevista la chiusura degli impianti di Livorno e Montale).
Specularmente, resta in crescendo la necessità di una dotazione impiantistica in grado di valorizzare anche le frazioni di rifiuti non riciclabili; nuove tecnologie si stanno affacciando sul mercato per risolvere il problema garantendo al contempo migliori performance nel recupero di questi materiali, in primis grazie al riciclo chimico.
Nel merito il presidente di Legambiente Toscana, Fausto Ferruzza, è recentemente intervenuto parlando di «innovazione incredibile» ma da «spiegare bene», mentre l’assessora Monia Monni sottolinea che la Toscana «non vuole più ricorrere a nuovi termovalorizzatori. Guardiamo con interesse agli impianti waste to chemicals, perché credo che la tecnologia ci venga incontro in questo senso e credo che possa essere una strada interessante. Vediamo che proposte verranno presentate».
Il riferimento implicito è alla grande novità del Piano rifiuti in fase di stesura, ovvero la scelta di puntare su un avviso pubblico per chiedere alle imprese che hanno soluzioni tecnologiche innovative sulla gestione rifiuti di farsi avanti, e il waste to chemicals sembra ormai un candidato naturale.