La Nazione, Cronaca di Grosseto
«Inceneritore, pronti alla battaglia»
Monciatti (Comitato per il No): «Tragicomica rappresentazione: quell’impianto è pericoloso per tutti»
GROSSETO E’ iniziato in questi giorni il procedimento da parte della Regione per l’autorizzazione alla ripartenza dell’inceneritore di Scarlino Energia. La Regione ha infatti chiesto agli altri soggetti coinvolti nella procedura di inviare entro 30 giorni il parere o il contributo tecnico istruttorio relativo alla documentazione integrativa depositata dall’azienda. Per la sesta volta, dunque, l’azienda tenterà di riaccendere i forni dell’impianto ormai fermo da tre anni. Bloccato da sentenze e tribunali. «Una triste e tragicomica rappresentazione. Che se non fosse anche drammatica sarebbe anche divertente». E’ il quadro che ha dipinto Mario Monciatti, presidente del Comitato per il No all’inceneritore di Scarlino. Da 25 anni combatte questa battaglia che sembra non finire mai. «Sembra un copione che va avanti immutato – aggiunge Monciatti – a prescindere dalla compagnia finanziaria che guida l’azienda: si presenta un progetto, rispettoso per la salute, all’avanguardia e vantaggioso. E la pubblica amministrazione ci crede. Puntualmente, poi, i tribunali smentiscono tutto, annullando l’autorizzazione. Questa cosa ha due certezze: l’impianto e l’azienda hanno perso credibilità, così come ha perso credibilità chi dà autorizzazioni poi annullate». Monciatti prosegue: «Il sesto fantomatico e mirabolante progetto è lo stesso inganno di sempre: al di là del revamping, che significa ripartenza, non può funzionare con i forni che non sono a norma con la promessa poi di costruire la quarta linea, effettivamente moderna, disattivando il primo forno. Esiste poi anche un’altra cosa: una nuova linea di trattamento per i liquidi ad alto contenuto organico, che non è altro che una grandissima minaccia per ecosistema marino che apporterebbe grave inquinamento al canale Solmine, ormai compromesso da depositati pericolosi di arsenico e diossine. Nelle sentenze si parla chiaramente di deposito di diossine in un tessuto permeabile, facilmente dispersivo per l’ambiente». Poi chiude: «Noi come comitato siamo dunque pronti a continuare ad opporci ad un tentativo di scempio per l’economia, il territorio e la nostra salute. Le popolazioni si sono dimostrate combattive e determinate nei termini che la legge ci mette a disposizione. Siamo dunque al fianco delle amministrazioni e per la valorizzazione di un territorio che non può vedere incrementata la sua attività industriale. La coabitazione va bene, ma diciamo no ad una sua espansione con attività di grosso impatto che sarebbe nociva. Il territorio è già altamente inquinato, le persone che abitano nella zona ‘galleggiano’ sull’arsenico, e il loro stato di salute che deve essere attenzionato in modo preciso e serio».
BAROCCI
«Sito inquinato Tutto è già scritto»
L’esperto contesta la nuova autorizzazione rilasciata dalla Regione
«La Regione Toscana nella richiesta di integrazioni alla Scarlino Energia ha chiesto «al proponente di prendere visione delle osservazioni e di fornire le proprie eventuali controdeduzioni». Roberto Barocci, leader del movimento ambientalista maremmano, è pronto ad una nuova battaglia sull’inceneritore. «In una di queste osservazioni – dice – si documenta l’inquinamento con concentrazioni decine e centinaia di volte superiori ai limiti di legge per arsenico, cancerogeno certo per l’uomo secondo lo Iarc, sia nelle acque di falda in transito, che sui terreni in cui sorge l’impianto». Barocci cita anche anche le fonti: «Si parla di ‘Indecorosa elusione della legge regionale’, perchè la piana del Casone, «è un sito oggetto di Via certificato come inquinato da 34 anni«. Per Barocci dunque c’è poco di cui sperare: «Come prevedibile, i prestigiosi consulenti della Scarlino Energia non hanno ritenuto di scrivere le proprie controdeduzioni su tale realtà».