Più della metà dei comuni toscani (143 per l’esattezza) rispetta il limite stabilito dalla normativa europea ed italiana di almeno il 65% di raccolta differenziata (limite che doveva essere raggiunto nel 2012). In questi comuni abitano poco più di 2 milioni di persone. Questi comuni “virtuosi” sono raddoppiati negli ultimi cinque anni.
Però in 77 comuni (pari al 28% del totale), in cui abitano circa 600mila abitanti, non si raggiunge neppure il 45% di raccolta differenziata, un quantitativo davvero minimale e che, per alcuni comuni, si colloca fra le peggiori situazioni a livello nazionale.
Una Toscana quindi dai due volti, con luci ed ombre, con situazioni nelle quali i dati mostrano che se vengono compiute scelte amministrative positive, si raggiungono i risultati. D’altra parte i dati che sono oggettivi, mostrano anche dove il “re è nudo”, ovvero dove evidentemente la gestione dei rifiuti urbani non costituisce una priorità.
L’Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR), una società in house della Regione Toscana, che raccoglie, verifica ed elabora i dati sul ciclo dei rifiuti urbani in Toscana e in particolare su produzione, raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani [a differenza di quanto avviene in quasi tutte le altre regioni italiane, dove questa attività è svolta dalle ARPA], pochi giorni dopo la conferenza stampa dell’Assessora all’Ambiente della Regione Toscana, Monia Monni, ha pubblicato i dati 2020 sui rifiuti urbani in Toscana.
In negli ultimi 10 anni la percentuale di raccolta differenziata è passata complessivamente dal 39 al 62%, con un lento ma continuo incremento che ancora però non permette di rispettare le indicazioni normative. Per quanto riguarda la quantità di rifiuti urbani prodotti pro-capite nel 2020 siamo scesi sotto la soglia dei 600 kg a persona che costituisce un quantitativo fra i più elevati in Italia.
Una Toscana a due velocità che ben emerge dalla mappa interattiva che segue, dove ben chiare sono le zone “verdi” e quelle invece in cui c’è ancora molto da fare. In quella successiva poi si evidenziano le differenze intervenute negli ultimi cinque anni, con alcuni comuni che hanno davvero compiuto dei “balzi in avanti” importanti.
Fra i 25 comuni con più di 25mila abitanti (dove abitano quasi 2 milioni di abitanti della regione) solamente 7 si collocano sotto la media regionale del 62%. Fra i comuni “virtuosi” da segnalare gli incrementi molto significativi registrati nel 2020 rispetto sia al 2019 che al 2016, per Camaiore (+23,7% e +32,1%), Campi Bisenzio (+16,4% e +21,2%) e Sesto Fiorentino (+8,6% e +16,8%), dove l’applicazione della “raccolta porta a porta” ha dato i suoi effetti.
Nelle tabelle interattive che seguono sono presentati i risultati dei due gruppi di comuni rispettivamente “virtuosi” (con più del 65% di RD), fra i quali un nutrito gruppo con percentuali superiori all’ottanta per cento, e “inefficienti” (con meno del 45% di RD), con percentuali in alcuni casi davvero irrisorie.
E’ assolutamente indispensabile intervenire in queste seconde realtà per “smuovere” le amministrazioni che evidentemente non sono interessate a rispettare le norme e a contribuire alla sostenibilità di un ambito così significativo quale quello dei rifiuti urbani.
Con le prossime tabelle interattive, che presentano i dati comunali per provincia, si cerca di evidenziare ancora di più una realtà in chiaro scuro. Considerato che ormai i servizi di raccolta sono gestiti da società di ambito comprensoriale (nelle tre ATO in cui è suddivisa la Toscana), ancora di più stridano i dati di comuni limitrofi e simili come caratteristiche che mostrano risultati molto diversi. Un’ulteriore “prova” della insufficienza di certi amministratori locali.
Nei grafici si evidenzia il dato medio regionale come “spartiacque” fra i comuni della stessa provincia, che evidenziano differenze rilevanti.
In un prossimo articolo effettuerò un’analisi di questi dati in relazione agli ATO ed ai gestori dei servizi di raccolta dei rifiuti urbani.