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Monni: «Il trend è davvero apprezzabile, ma non è abbastanza»
In Toscana la raccolta differenziata è cresciuta del 4% nell’ultimo anno
Giani: «Studieremo adesso da un punto di vista legislativo come introdurre un meccanismo premiale
per i comuni più virtuosi»
di Luca Aterini
Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e l’assessore all’Ambiente Monia Monni hanno
presentato oggi ufficialmente i sulle raccolte differenziate in Toscana riferiti al 2019, già certificati
dall’Agenzia regionale recupero risorse (Arrr) nelle scorse settimane.
Nel 2019 i cittadini toscani hanno prodotto 2,28 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (nel 2018 erano 2,29):
1,37 milioni di tonnellate sono state differenziate, 908mila tonnellate rappresentano invece la frazione
indifferenziata. La percentuale di raccolta differenziata è dunque salita al 60,15% rispetto al 56,14%
conseguito l’anno precedente, con una crescita pari al 4% nell’arco dei dodici mesi.
«L’incremento di 4 punti percentuali rispetto al 2018 è un risultato fortemente positivo – commenta Giani –
che testimonia il salto culturale, fatto in modo particolare grazie ai comportamenti delle giovani generazioni,
quelle che poi condizionano maggiormente le famiglie. Indice di una maggiore maturità della popolazione
toscana verso la creazione di forme di economia circolare. Un grazie particolare va a Monia Monni per
l’impegno in questo periodo, per l’opera di sensibilizzazione nei confronti di sindaci e associazioni».
Secondo l’assessore il dato «più importante» è che «tutti e tre gli Ato hanno visto un incremento. Sono dati
che parlano chiaro: il trend è davvero apprezzabile. Ma non è abbastanza. Quando si parla di rifiuti, in
particolare di raccolta differenziata, è importante far sempre meglio, anno dopo anno».
Anche quella che «era considerata l’area più debole sotto questo profilo – aggiunge Giani – ovvero l’Ato
Toscana sud, ha fatto registrare un incremento importante proprio a dimostrare che la cultura della raccolta
differenziata sta cambiando. Studieremo adesso da un punto di vista legislativo come introdurre un
meccanismo premiale per i comuni più virtuosi. Sia dal punto di vista economico che di supporto. Puntiamo
fortemente sulla differenziata perché sarà la condizione per evitare quella corsa alla costruzione di nuovi
impianti, un virtuoso processo di economia circolare che potrà accompagnare sia raccolta che smaltimento».
Al proposito è utile ricordare che, di per sé, la raccolta differenziata non è un fine ma solo uno strumento –
se in quantità e qualità adeguate – a servizio del riciclo: questo significa che a valle dello sforzo fatto dai
cittadini è necessaria una filiera industriale sul territorio, fatta di impianti di selezione e avvio a riciclo, di
recupero energetico per le frazioni non riciclabili, e di smaltimento per quelle dalle quali non è possibile
recuperare neanche energia (ma che necessitano comunque di essere gestite in sicurezza per non
danneggiare l’ambiente).
Anche dalla migliore delle economie circolari, come da ogni filiera industriale, continueranno a esitare nuovi
scarti: basti pensare che le operazioni di risanamento e trattamento rifiuti rappresentano la seconda voce di
produzione di rifiuti speciali, come testimonia l’Ispra. Per questo è necessario affrontare il problema da un
punto di vista molto ampio.
«In questa legislatura punteremo a realizzare un piano di economia circolare – sottolinea nel merito Monni –
che conterrà indicazioni e obiettivi ambiziosi per quanto riguarda la raccolta differenziata, ma che avrà come
elemento centrale il riciclo». Il riferimento implicito è al Piano regionale rifiuti e bonifiche (Prb), per il quale
sarà necessario attendere almeno un anno.