Corriere della Sera
Il valore della «bioplastica» per l’economia circolare (e l’ambiente che cambia)
Domani il libro gratis in edicola con il Corriere della Sera
Hanno la stessa funzione dei sacchetti in plastica, ma devono essere smaltiti nell’umido, assieme alle bucce di mela e ai fondi di caffè. E una volta giunti al loro fine vita possono essere utilizzati per fertilizzare i terreni. I sacchetti in bioplastica, quelli che si trovano nel reparto frutta al supermercato, ma anche gli imballaggi, i piatti o i bicchieri monouso hanno il valore aggiunto di essere biodegradabili e compostabili. Due aggettivi che devono necessariamente essere affiancati affinché questo valore non vada sprecato. Se con biodegradabile si intende infatti che un oggetto ha la capacità di essere convertito in acqua, anidride carbonica e sali minerali sotto l’azione di agenti biologici, come piante e batteri, non si può pensare che questo autorizzi a disperderlo nell’ambiente.
Quando si parla di bioplastica, ci si riferisce a un prodotto alternativo alla plastica tradizionale, con un basso impatto e un’alta performance. Ma non c’è solo questo: sono moltissimi i dettagli che riguardano questo materiale che valgono la pena di essere approfonditi, dalla loro nascita al concetto di economia circolare che contengono, dalla produzione degli imballaggi fino al loro riciclo organico. Per questo domani, gratis, insieme al Corriere della Sera, uscirà il libro: «La sfida verde delle bioplastiche – Cosa sono, perché stanno cambiando il mercato. Con l’Italia in prima fila».
Ma quanti tipi di bioplastiche esistono? Come si riconoscono? Un intero capitolo è dedicato a rispondere a queste domande. Così scopriamo che non per forza un sacchetto bio-based, di origine biologica, come quelli derivati da frutti o alghe, è compostabile, e che attualmente è in vigore una normativa europea stringente sui requisiti da soddisfare per il rilascio della certificazione. Ma il discorso non può prescindere dall’approfondimento sulla raccolta differenziata, in particolare di quella dell’umido, utile per la produzione del compost usato per fertilizzare i terreni. A questo tema sono dedicati diversi capitoli del volume, con un focus sul caso di Milano, che raccoglie attualmente oltre il doppio degli scarti organici di qualsiasi altra città europea con il sistema porta a porta. Ma se i singoli cittadini sono invitati a dare il loro contributo facendo una raccolta differenziata corretta, anche gli imprenditori e i produttori di imballaggi devono essere artefici del cambiamento a monte della catena di produzione, un tema fondamentale trattato nel capitolo dedicato alla filiera industriale. Anche per questo, il libro racconta la nascita di Biorepack, proprio in Italia (all’interno del sistema Conai), il primo consorzio europeo che si occupa degli imballaggi biodegradabili e compostabili certificati e ne garantisce il ritiro, la raccolta, il recupero e il riciclo.