Italia Oggi
Lo stato dell’arte secondo il rapporto del Cen: il tasso di circolarità è sceso dal 9,1 all’8,6%
Il riciclo procede a più velocità
Percentuali italiane tra le migliori in Ue ma si spreca troppo
di Tancredi Cerne
Italia sprecona ma comunque virtuosa in Europa. In tempi di risorse scarse e di difficoltà di
approvvigionamenti, il sistema produttivo continua a sperperare gran parte dei materiali estratti dagli
ecosistemi. Il dato è stato presentato dal Cen (Circular economy network) che ha scattato una fotografia
all’andamento della circolarità delle economie europee. Tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità in Italia è
sceso dal 9,1% all’8,6%. Un segnale preoccupante, risultato di due forze contrastanti. Se è vero, infatti, che
negli ultimi cinque anni i consumi di materie prime sono cresciuti di oltre l’8% (superando i 100 miliardi di
tonnellate all’anno), il tasso di riutilizzo si è mosso al rallentatore fermandosi, nello stesso periodo, al +3%
(da 8,4 a 8,65 miliardi di tonnellate). Nonostante questi dati poco rassicuranti, l’Italia si è distinta in Europa
per essere uno dei Paesi più attenti al ciclo di riutilizzo dei consumi. Infatti, la media europea del consumo
pro-capite di materiali si è attestata a 13 tonnellate, mentre il valore in Italia è sceso a 7,4 tonnellate. Un dato
particolarmente virtuoso se confrontato con le 17,5 tonnellate della Polonia, le 13,4 della Germania o le 10,3
della Spagna. «Il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo, che misura il contributo dei materiali
riciclati alla domanda complessiva di materia è stato del 12,8% nell’Ue nel 2020 (ultimo dato disponibile,
ndr)», si legge nel rapporto del Cen. «Nello stesso anno, in Italia l’indicatore ha raggiunto il 21,6%, secondo
solamente a quello della Francia (22,2%) e di oltre 8 punti percentuali superiore a quello della Germania
(13,4%). Mentre Spagna (11,2%) e Polonia (9,9%) hanno occupato rispettivamente la quarta e la quinta
posizione». Notizie positive per l’Italia anche sul fronte rifiuti: la percentuale di riciclo ha raggiunto quasi il
68%, dato più elevato dell'Unione europea. «Tra le cinque economie osservate, l’Italia è quella che al 2018
ha avviato a riciclo la quota maggiore di rifiuti speciali (provenienti da industrie e aziende) pari a circa il
75%», hanno sottolineato gli esperti del Cen secondo cui un’altra partita vitale si sta giocando sul piano dei
rifiuti urbani (il 10% dei rifiuti totali generati nell’Unione europea) con l’obiettivo di arrivare a riciclarne il 55%
nel 2025, il 60% nel 2030 e il 65% al 2035. «Nel 2020 nell’Ue a 27 è stato riciclato il 47,8% dei rifiuti urbani
mentre l’Italia si è distinta con il 54,4%», si legge nel documento del Cen. Sempre nel 2020 i rifiuti urbani
avviati in discarica in tutta Europa hanno toccato il 22,8%. Dopo la Germania, le migliori prestazioni sono
quelle di Francia (18%) e ancora una volta dell’Italia (20,1%). Ma non è tutto oro quel che luccica. Esistono
infatti alcuni settori in cui l’Italia è in netta difficoltà rispetto agli altri Paesi d’Europa. Uno fra tutti è il consumo
di suolo. Secondo l’analisi del Cen, infatti, nel 2018 il territorio dell’Ue a 27 risultava coperto da superficie
artificiale per il 4,2% del totale. La Polonia era al 3,6%, la Spagna al 3,7%, la Francia al 5,6%, l’Italia al 7,1%,
poco al di sotto della peggiore della classe ovvero la Germania (7,6%). Le cose non sembrano andare
benissimo nemmeno sul versante dell’ecoinnovazione per cui l’Italia si è posizionata tra gli ultimi. Lo scorso
anno, gli investimenti in questo settore sono stati particolarmente esigui tanto da posizionare il Paese al 13°
posto nella classifica comunitaria. Infine, la riparazione dei beni: in Italia nel 2019 oltre 23 mila aziende
lavoravano alla riparazione di beni elettronici e di altri beni personali (vestiario, calzature, orologi, gioielli,
mobili), ben lontani dai numeri della Francia (oltre 33.700 imprese) ma anche della Spagna (poco più di
28.300). Un valore allarmante, frutto della perdita di quasi 5 mila aziende operanti in questo settore (circa il
20%) rispetto al 2010. «L’Italia e la Francia sono i Paesi che hanno fatto registrare le migliori performance di
circolarità, totalizzando 19 punti ciascuno nella nostra classifica», hanno avvertito gli analisti del Cen. «In
seconda posizione, staccata di tre punti, si è posizionata la Spagna con 16 punti». Decisamente più
contenuto l’indice di performance di circolarità della Polonia e della Germania che hanno ottenuto,
rispettivamente 12 e 11 punti. «La crisi climatica e gli eventi drammatici degli ultimi due anni, con l’impennata
dei prezzi di molte materie prime, dimostrano che il tempo dell’attesa è finito», ha avvertito Edo Ronchi,
presidente del Cen. «È arrivato il momento di far decollare senza ulteriori incertezze le politiche europee a
sostegno dell’economia circolare. Le nostre economie sono fragili perché per aspetti strategici dipendono da
materie prime localizzate in larga parte in un ristretto gruppo di Paesi. È un nodo che rischia non solo di
soffocare la ripresa ma di destabilizzare l’intera economia con una spirale inflattiva».