Il ricercatore del Cnr «Ora una stretta sulle biomasse»

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Il ricercatore del Cnr «Ora una stretta sulle biomasse»

La Nazione

ROMA «Va bene intervenire sui trasporti, ma non dimentichiamo che è il riscaldamento la fonte principale delle emissioni di pm10 primarie. È ora di affrontare la questione delle emissioni da biomassa e da biocombustibili solidi, come il pellet». Così Nicola Pirrone, per 10 anni direttore e oggi primo ricercatore dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr.

Quanto pesa oggi il riscaldamento domestico nelle emissioni di Pm10?

«Dipende, me nella larga maggioranza delle città, dove conta un pò di più il traffico, è sopra il 50% e a livello nazionale è sul 60%. E il dato peggiora. Le emissioni da riscaldamento erano di 14.400 tonnellate nel 2005 e sono cresciute fino alle 21.762 tonnellate del 2015, seguendo una traiettoria inversa a quella del settore industriale e dei trasporti, dove sono inettamente scese».

Perchè questo aumento in termini assoluti?

«Un ruolo decisivo lo sta giocando il maggiore uso di biomassa: legno e pellet. A differenza delle caldaie a gas, viene bruciata in impianti non soggetti a controlli su emissioni ed efficienza energetica. Dato il boom delle stufe a pellet, una tipologia di riscaldamento che prima era sostanzialmente marginale e ora riveste un ruolo importante, con effetti negativi in termini di emissioni».

Servirebbero limitazioni più stringenti e controlli sulle emissioni di impianti domestici a biomassa?

«Lo dico da anni. Si faccia un controllo attento degli impianti residenziali a biomassa. Si valuti se limitarne l’uso quando le concentrazioni superano certe soglie. Affrontiamo il problema. Naturalmente, questo non significa non intervenire sul traffico, che gioca un ruolo importante, specialmente delle grandi città. Dal traffico vengono anche molti altri inquinanti, che tra l’altro concorrono alla formazione delle cosiddette pm10 secondarie, che si formano in atmosfera proprio da SO2, NOx, NH3 e COV».

Quindi senza intervenire sul riscaldamento domestico il problema non si può risolvere.

«Esatto. Serve un mix. Servono interventi strutturali, un piano integrato. Per i trasporti è necessario un grosso investimento a favore dei mezzi elettrici, sia pubblici che privati, mentre per il riscaldamento servono più caldaie a condensazione ma anche spostare un quota crescente verso gli impianti a pompa di calore, o di teleriscaldamento, o geotermici a bassa entalpia (a bassa temperatura NDR). E nel frattempo ridurre alla fonte la necessità di riscaldamento attraverso un massiccio utilizzo di cappotti termici agli edifici, che riducono in maniera significativa la necessità di riscaldamento e che peraltro la normativa attuale incentiva con un credito fiscale del 65%».

Alessandro Farruggia

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