La Nazione, Cronaca di Grosseto
Il mistero delle 24 balle scomparse
Conclusa ufficialmente la missione di recupero. Tolte dal mare 32, ma ne mancano all’appello altre
PIOMBINO «Ragionevolmente si può escludere la presenza di ulteriori balle nelle acque del Golfo di Follonica, ed è stato così deciso di chiudere la gestione della fase emergenziale». Con questa motivazione al termine della riunione del Comitato di Indirizzo si è stabilito di considerare ufficialmente conclusa la missione di recupero delle ecoballe disperse in mare tra Piombino e Follonica. Sono 24 le ecoballe che mancano all’appello, mentre 32 sono state recuperate dai fondali. La decisione di interrompere le ricerche è arrivata nel corso del Comitato di Indirizzo, convocato lunedì pomeriggio dal Capo del Dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli, coordinatore degli interventi. Insieme al coordinatore del gruppo tecnico, ammiraglio Aurelio Caligiore della Guardia Costiera, è stato fatto il punto delle attività con una mappatura di un’area di 295 kmq dei fondali (con i sofisticati sonar dei cacciamine della Marina Militare), in cui non sono state rilevate ulteriori ecoballe L’intervento, iniziato il 6 agosto, ha permesso il recupero di 15 ecoballe dai fondali, che insieme alle 17 spiaggiate o recuperate incidentalmente da pescatori. In tutto circa 19 tonnellate di plastica pressata e sminuzzata. Per quanto riguarda le altre ecoballe, bisogna aggiungere che la stima di quelle mancanti è stata fatta sulla differenza tra il numero dei pezzi imbarcati a Piombino (1888) e quelli sbarcati in Bulgaria quando ci si è resi conto che mancavano 56 colli. Ma vista la reticenza del comandante turco della motonave Ivy, che nel 2015 non denunciò la perdita accidentale di parte del carico, poco dopo l’uscita dal porto di Piombino, non si può escludere che una parte delle ecoballe mancanti sia caduta in altre occasioni, durante la navigazione dall’Italia al Mar Nero. La prima fase delle attività, dal 6 al 26 agosto scorso, ha visto la Marina Militare impegnata, assetti navali del Comando delle forze di contromisure e mine (Maricodrag) e del Comando subacquei e incursori (Comsubin), sotto il controllo operativo del Comando in Capo della Squadra Navale (Cincnav), nelle fasi di ricerca, localizzazione, identificazione e recupero e hanno portato al ripescaggio di 12 ecoballe, oltre all’individuazione, sui fondali ad est dell’isola di Cerboli, di un’ulteriore ecoballa su cui i palombari del Gruppo Operativo Subacquei (Gos) hanno effettuato diverse immersioni, nel tentativo di disancorarla dal materiale fangoso. La seconda fase operativa, dal 18 al 30 settembre scorso, è stato l’inizio della campagna per la mappatura dei fondali del Golfo, – tramite prospezioni geofisiche con ecoscandaglio multifasce – con l’obiettivo di verificare l’eventuale presenza di ulteriori balle di combustibile solido secondario. Operazioni condotte con l’ausilio di due imbarcazioni messe a disposizione da Ispra, nave Astrea e nave Lighea, che hanno ospitato a bordo, anche ricercatori e tecnici del Cnr – con compiti di analisi ed elaborazione dei dati rilevati – e di Arpa Toscana, con il supporto dei sommozzatori della Guardia Costiera.
Benini e Ferrari uniti nella richiesta di risarcimento
Usano parole di ringraziamento nei confronti di tutti i soggetti che hanno lavorato per rimuovere dai fondali marini le ecoballe, però, secondo Andrea Benini, sindaco di Follonica e Francesco Ferrari, sindaco di Piombino, la storia non finisce qui. I due primi cittadini, pur appartenenti a due schieramenti politici diversi, sono d’accordo nel valutare un’azione legale comune per il risarcimento dei danni, ambientali e di immagine determinati dallo sversamento in mare delle ecoballe. «Il risultato è senz’altro positivo – spiega Benini – sono state tolte molte tonnellate di plastica, ora si tratta di continuare a monitorare l’ambiente e capire dove sono le ecoballe mancanti». Anche Francesco Ferrari ribadisce il grazie a tutti gli operatori che per mesi hanno fatto base al porto di Piombino, ma sottolinea i ritardi accumulati nel tempo: «Per mesi abbiamo denunciato il rischio e non si è fatto nulla e comunque chi ha inquinato deve pagare i danni».