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Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

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Ammonta a tre milioni e mezzo di euro

Enrico Pizzi, Grosseto. Una cifra che si aggira intorno a tre milioni e mezzo di euro, poco meno. Potrebbe essere questo l’oggetto del contendere dell’azione giudiziaria che il comune di Grosseto ha deciso di promuovere nei confronti di Futura, la società che gestisce l’impianto di trattamento dei rifiuti delle Strillaie, per cercare di recuperare il canone che, secondo l’amministrazione comunale, l’ente avrebbe dovuto incassare dal 2013 a oggi, per il terreno occupato dall’impianto in diritto di superficie. Il Comune chiamerà in causa tutti i soggetti a vario titolo coinvolti in questa vicenda, dall’Ato Toscana Sud a Sei Toscana, e chiederà al giudice di accertare il loro inadempimento e di condannare ciascuna delle società, in via esclusiva e/o solidale tra loro, al pagamento di quanto sarà dovuto all’ente. La cifra non è stata quantificata, quella che riportiamo è frutto di un calcolo approssimativo, basato sul fatto che il Comune lamenta il mancato pagamento di sette euro a tonnellata di rifiuti conferiti all’impianto per sette anni, a partire dal 2013. Facendo una media prudente di circa 100mila tonnellate di rifiuti annue e sottraendo un 30 per cento di rifiuti conferiti dal Comune capoluogo, le dimensioni del problema emergono abbastanza chiaramente. Quantomeno dal punto di vista del comune di Grosseto. Sarà da vedere cosa ne diranno gli altri protagonisti e, soprattutto, cosa deciderà il giudice. Ma come nasce la pretesa del comune di Grosseto? La vicenda affonda le radici nella convenzione, stipulata il 18 aprile del 2005, per la concessione della costruzione e gestione dell’impianto delle Strillaie per 28 anni dalla data del collaudo, tra l’Ato e Futura. Il comune di Grosseto avrebbe dovuto costituire un diritto di superficie sul terreno, di sua proprietà, su cui sarebbe sorto l’impianto e Futura avrebbe dovuto pagare al Comune 12 euro a tonnellata di rifiuti conferiti, a titolo di indennità di localizzazione e di canone per il diritto di superficie. Come da convenzione del 2005, nel 2008 viene costituito il diritto di superficie, i lavori di realizzazione dell’impianto partono e si concludono nel 2011. L’impianto viene inaugurato nell’ottobre del 2012 e, dal 2013, inizia a funzionare a pieno ritmo. Nel frattempo, però, l’Ato, nel 2010, aveva stabilito che l’Ida, l’indennità di disagio ambientale, dovuta ai Comuni che ospitano impianti di trattamento dei rifiuti, di vario genere, fosse, per il tipo di impianto come quello delle Strillaie, pari a cinque euro a tonnellata di rifiuto conferito. Si parla solo di Ida, non di diritto di superficie, perché il provvedimento dell’Ato riguardava tutti gli impianti, anche quelli che erano stati realizzati in terreni di proprietà. Quando, nel 2013, alle Strillaie si inizia a lavorare a pieno regime, nelle casse del comune di Grosseto iniziano a entrare solo ed esclusivamente i cinque euro a tonnellata relativi all’Ida che – a quanto pare – è solo una delle due componenti dell’importo complessivo che, stando alla convenzione del 2005, sarebbe dovuto al comune di Grosseto per il conferimento dei rifiuti alle Strillaie. Mancano, dunque, sette euro a tonnellata per sette anni. Dal 2013 al 2016 – fine del secondo mandato dell’amministrazione Bonifazi – tutto procede nel silenzio più assoluto: nessuno protesta, nessuno rivendica alcunché. A fine primavera ci sono le elezioni, cambia la giunta e l’amministrazione Vivarelli Colonna, con Simona Petrucci alla guida dell’assessorato all’ambiente e il preciso scopo di abbattere le tariffe del servizio dei rifiuti, mette le mani sui conti. Qualcosa non torna, si ricostruiscono i passaggi e si comincia a chiedere a Futura e all’Ato, che avrebbe dovuto fare in modo che i Comuni che conferiscono i rifiuti alle Strillaie pagassero 12 euro e non cinque per ogni tonnellata, il pagamento di quanto dovuto. Evidentemente tutto ciò non è avvenuto, Futura, Ato e Sei avranno le loro buone ragioni per non aver accolto le richieste del Comune capoluogo, ma, a questo punto, dovranno spiegarle al giudice. Il Comune, mentre si avvicina la fine del mandato e l’appuntamento con il voto, ha deciso di dichiarare guerra.

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