Corriere Fiorentino
Ambiente e energia
I rifiuti e la svolta di Roma
Zeffiro Ciuffoletti
Da più parti, ma poco, in verità, dalla classe politica, si è capito che con la crisi e la guerra bisognerà gestire al meglio le risorse di cui disponiamo. Il governatore della Toscana, Eugenio Giani, sostenuto in questo anche dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, respinge la ricorrente incertezza su tutto ciò che viene da anni messo in discussione dai movimenti del no. Dalla nuova pista dell’aeroporto di Peretola al rigassificatore di Piombino, dalla geotermia ai termovalorizzatori e alle energie rinnovabili. Ma sui termovalorizzatori il governatore è stato un po’ evasivo, parlando di «impianti di economia circolare». Un problema terribilmente serio su cui occorre chiarezza e capacità di decidere. Oggi, non domani si vedrà.
Basti riflettere su alcuni dati riguardo al trattamento dei rifiuti che vedono l’Italia fanalino di coda in Europa. Si pensi che il tema è così urgente che il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, sfidando il M5S, ha deciso di costruire un grande termovalorizzatore nella capitale, violando il no pronunciato dall’allora sindaco Ignazio Marino e ripetuto poi da Virginia Raggi, insieme con il no della giunta regionale del governatore Pd Nicola Zingaretti. Gualtieri ha spiegato di aver fatto questa scelta per «ridurre le emissioni del 45%, producendo l’energia consumata da 150 mila famiglie ed infine riducendo del 90% l’attuale fabbisogno di discariche», la forma più inquinante per il territorio.
Che il problema dei termovalorizzatori sia molto serio lo dimostra anche il raffronto con l’Europa. In Italia si contano in tutto 37 impianti contro i 96 della Germania e i 126 della Francia. La dislocazione dei termovalorizzatori vede in testa la Lombardia con 13 impianti, poi l’Emilia Romagna con 7 e la Toscana con 4 (Montale, Arezzo, Livorno, Poggibonsi). Il Sud ne ha pochissimi. La cosa che più dovrebbe far riflettere i sostenitori del no riguarda proprio i «viaggi dei rifiuti» da una regione ad un’altra e molto spesso verso l’estero, con costi sempre più gravosi e tasse crescenti per i cittadini. Si parla di 108 mila viaggi l’anno di camion o navi. E i camion inquinano, ma i sostenitori del no non ci pensano. Così come non pensano che il portar fuori i rifiuti grava per 75 milioni in più sulla Tari, che cresce e crescerà. Infine il ricorso alle discariche, già oggetto di richiami severi da parte della Ue, è del 21% contro il 10% raccomandato dall’Europa. Per rispettare le direttive comunitarie bisognerebbe per prima cosa legare lo smaltimento dei rifiuti al territorio. Per fare questo non occorre solo differenziare i rifiuti e riciclare, ma utilizzare i termovalorizzatori anche per produrre energia di cui avremo sempre più bisogno. La necessità dovrebbe spingere le classi dirigenti nazionali e locali a gestire al meglio le risorse che abbiamo. Per questo servono decisioni rapide, prima che arrivi il peggio. La svolta verso le rinnovabili ha bisogno di tempo, ma, più che altro, di sburocratizzare l’iter delle autorizzazioni, che si può fare anche con il rispetto del paesaggio. In Toscana il problema è più serio, ma non per questo insolubile. Occorrerà, anche in questo caso, fare di necessità virtù.