I nodi vengono al pettine

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I nodi vengono al pettine

Il Tirreno

Si parla di realizzare tecnologie modernissime e sicure: dobbiamo avere coraggio e affrontare anche
la questione dei gessi Tioxide

Si approfitti per il rilancio dell’industria nella Piana
MASSIMILIANO FRASCINO
Dice il saggio che tutti i nodi vengono al pettine. Ieri è stata la volta di quello rimosso ed esorcizzato del
termovalorizzatore di Scarlino. Presto toccherà ai gessi rossi di Venator, scarto di produzione del biossido
di titanio. Due questioni che – con altre come il piano di bonifica delle acque di falda – costituiscono la
metafora perfetta delle incertezze che gravano sullo sviluppo economico nella piana di Scarlino e Follonica.
Allora va detto subito senza giri di parole. Sul termovalorizzatore, ma non solo, è arrivato il momento di
avere coraggio. La società Scarlino Energia ha chiesto l’autorizzazione a ristrutturare l’impianto esistente per
adeguarlo alle prescrizioni definite da Tar e Consiglio di Stato. E ha chiesto di realizzare un forno nuovo di
zecca, di ultima generazione. Non esiste motivo politico per dire no a questo tipo di aggiornamento, perché
apre le porte a nuove opportunità di lavoro qualificato e può in parte contribuire a dare soluzione allo
smaltimento di quella quota di rifiuti urbani (Css) e speciali che non possono essere né recuperati né riciclati.
Col vantaggio doppio di produrre energia elettrica ed energia termica. Aveva un senso opporsi a una
tecnologia obsoleta, e va riconosciuto che aveva ragione chi ha sollevato il problema. Ottenendo
pronunciamenti favorevoli dalla giustizia amministrativa. Ma poiché si trattava di sentenze che hanno
sanzionato le procedure autorizzatorie e le dotazioni tecnologiche, oggi non avrebbe alcun senso opporsi in
modo ideologico a un adeguamento che sanasse la situazione. Fra l’altro l’opposizione politica non avrebbe
alcuna chance di bloccare un’iniziativa imprenditoriale legittima, se perseguita nel rispetto della legge.
L’azienda, fra l’altro, ha chiesto di potersi adeguare alla nuova normativa comunitaria sulle ‘Best available’ (migliori tecnologie disponibili),

pubblicata lo scorso dicembre sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Che, ad esempio, abbattono la diossina di oltre la metà del minimo attuale di legge. Ma c’è anche
dell’altro. Va sciolto il nodo dell’indirizzo da dare alle strategie di sviluppo economico di questa provincia. Se
uno dei deficit da tutti riconosciuto è quello di un settore manifatturiero troppo debole, appena il 9% del
valore aggiunto a fronte della media regionale del 19%, allora bisogna essere conseguenti. E costruire le
condizioni per avere nella piana del Casone un polo industriale moderno ed efficiente, ma anche sostenibile
sotto il profilo ambientale e in armonia con le altre due vocazioni produttive di quel comprensorio: turismo e
agricoltura. Un dipendente di Scarlino Energia, per capirsi, aveva stipendi medi superiori a 1. 600 euro al
mese. La quadratura del cerchio non è impossibile, e questo è il ruolo della politica. Ognuno dei portatori
d’interesse dovrà cedere qualcosa per avere in cambio qualcos’altro. Non in una mera logica compensativa,
ma nella cornice di un disegno coerente ispirato alla ratio dell’economia circolare. Il che significherà fare
investimenti pubblici e privati, non chiacchiere. A partire dal veloce completamento delle bonifiche
ambientali. Rispetto alle quali le imprese della piana nicchiano da troppo tempo. E bisognerà alla svelta
decidere sul nuovo sito di stoccaggio dei gessi rossi, chiedendo a Venator di investire in processi industriali
che ne riducano il volume e possibilmente ne consentano il riutilizzo, anche parziale. Così come andrà
affrontato il tema della ricarica della falda idrica, dalla quale si attinge per far funzionare i cicli produttivi delle
aziende. L’industria ha i numeri per sostenere investimenti e creare nuovi posti di lavoro: il valore aggiunto
medio per addetto del comparto chimico è in Italia di 107mila euro (media dell’industria in generale 59mila).
Quello del turismo è di 23mila (dati Istat 2016). Politica, pubbliche amministrazioni e aziende private non
hanno più alibi. La richiesta di ‘revamping’ dell’impianto di Scarlino Energia, è il pretesto buono per impostare

una nuova politica industriale che potrebbe portare bene all’intera provincia di Grosseto. Ma il
tempo a disposizione è poco, e le cose vanno fatte per bene.

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