La Nazione, Cronaca Toscana
Giani s’arrabbia e frena sulla svolta
FIRENZE
«Se avevamo deciso di presentare il piano rifiuti dopo l’estate un motivo ci sarà stato oppure no» dice ai suoi collaboratori Eugenio Giani di prima mattina. «In autunno presenteremo ufficialmente il piano, al momento è tutto da approfondire intorno ad una cornice di idee che stiamo costruendo» specifica di ritorno dall’Isola d’Elba dove ha presentato l’iniziativa «Uffizi diffusi».
Il piano rifiuti è fondamentale. Lo ha richiesto anche il Pd.
«Il piano è un obiettivo primario di mandato e lo porteremo fino in fondo, questo è certo. Vogliamo introdurre anche un’impostazione nuova che non sia per forza dirigistica, dall’alto che impone le scelte. In questo senso va l’apertura ai privati affinchè propongano, in un ambito di caratteristiche ben delineate dalla Regione con un bando ad hoc, dove localizzare gli impianti».
Che tipo di impianti? Non più i termovalorizzatori di cui però aveva parlato in campagna elettorale come soluzione praticabile.
«Si trappa di impianti produttori di idrogeno e metanolo».
Quanti saranno non si sa.
«Quattro, ma anche meno, dipende…».
E i territori che devono fare? Aspettare di sapere se i privati propongono un sito vicino casa?
«Il consenso dei territori è fondamentale, l’ho sempre detto. Quindi se ci saranno comunità che vorranno cogliere l’occasione di un impianto moderno che potrà avere anche ripercussioni positive sulla tariffazione bene, altrimenti non se ne farà di nulla in quel luogo».
Dove c’è necessità di impianti?
«Nella zona sud c’è meno urgenza se penso alla zona di Arezzo, a Poggibonsi, a Scarlino. La zona centro Toscana dopo che è stato archiviato il progetto di Case Passerini ha evidentemente più problemi».
Soddisfazione a metà da Confartigianato Firenze: «Siamo felici che la Regione Toscana abbia individuato delle proposte per risolvere l’annoso problema dello smaltimento dei rifiuti che spesso va a gravare sulle aziende- spiega il presidente dell’associazione, Alessandro Sorani dall’altra parte, però, riteniamo che la scelta di non decidere dove localizzare gli impianti sia un altro esempio di equilibrismo politico che rischia di portarci in un nuovo vicolo cieco».
L.C